N on riesce a prendere sonno, il professor Caudano. Cerca un modo. Ha attraversato una giornata di paura, perché lui una semifinale europea, in casa, l’ha già perduta, mille anni fa. La madre di tutte le partite, quell’Atalanta-Malines che pareva irripetibile. Al mattino, ha incontrato Enzo, un mugellano che vive in paese e commercia olio e prodotti tipici toscani in tutto il basso Piemonte. Tifoso viola, estroverso e cordiale. Si è complimentato con lui per la finale raggiunta, ed era sincero. Ma, allontanandosi, lo ha invidiato. Perché lui la semifinale sua l’aveva già attraversata, e con successo. Temeva, il povero Elio. La beffa di chi ancora una volta arriva a un passo e poi non ce la fa. C’era poi il problema di come gestirsi: vederla da solo? No, non poteva rifare l’antipatico, né pretendere di tornare al bar di Claudio: doveva ospitare. Perciò, è tornato da Enzo una mezz’oretta dopo e gli ha chiesto una mano. Enzo ha fama di abile cuoco. E lui ha osato: “Se prendo tutto da te e ci aggiungo una cospicua mancia, mi prepari una cena toscana, a casa mia? Per le venti, poi guardiamo l’Atalanta alle ventuno, se vuoi. Se mi dici di sì, quanti saremo te lo faccio sapere verso mezzogiorno. Il tempo di scrivere a Claudio e di invitare lui e i suoi amici”.