Atalanta-Genoa 2-0, match analysis. La pazienza di scardinare le linee ha vinto (ma attenti a qualche errore di troppo)

scheda. L’analisi di Gianluca Besana

Lettura 5 min.

D opo lo stop imposti ai campionati dalle gare di qualificazione ai prossimi campionati europei per nazioni, l’Atalanta è tornata in campo contro il Genoa per dare il via ad un nuovo miniciclo. La squadra di Gasperini giocherà difatti sei partite (tra Serie A ed Europa League) ravvicinate nelle prossime settimane, e dopo questo nuovo “tour de force” avremo le idee più chiare circa la reale forza dei nerazzurri, ma soprattutto sulle ambizioni dei ragazzi di Gasperini. Si è cominciato dunque con l’affrontare il Genoa allenato da Gilardino, che domenica sera è stato protagonista assieme ai nerazzurri della sfida di A valevole per la nona giornata di campionato. La squadra rossoblù si è presentata a Bergamo forte degli 8 punti (2 vinte, 2 pareggiate e 4 perse) che la vedeva occupare la quindicesima posizione in classifica, e con lo scalpo delle due romane, sconfitte entrambe dal Genoa nelle prime giornate di campionato. Per i rossoblù prima della sfida contro l’Atalanta erano 10 le reti realizzate e 12 quelle subite.

Il tecnico biellese aveva sin qui schierato il suo Genoa alternando una linea di difesa a tre a una linea a quattro, e aveva utilizzato diversi moduli, come potete vedere riprodotto nella grafica qua sopra. I dati ci presentavano una squadra che prima della sfida del Gewiss aveva incassato più gol rispetto agli xG concessi (1.5 reti di media contro 1.09 xGc), ed aveva sovra performato per quanto riguardava i gol segnati (1.25 ogni 90 minuti) rispetto alle occasioni create (0.82 xG per 90 minuti).