S ulla panchina dell’Empoli si sono seduti allenatori come Luciano Spalletti, Gigi Simoni, Francesco Guidolin, Marco Giampaolo, Davide Nicola, Beppe Iachini, Gigi Cagni, Paolo Zanetti e Maurizio Sarri, per fare qualche nome. Per quanto sia una provinciale a tutti gli effetti (ora anche la sola città non capoluogo di provincia presente nella massima serie) c’è una certa qual tradizione e anche una discreta capacità nello scovare profili magari non di primissimo piano ma in grado di rivelarsi tagliati su misura per la dimensione calcistica locale. Un posto decisamente tranquillo, al netto dell’atavico campanilismo toscano che rende rivale anche chi abita sull’altro lato del marciapiede, con un clima ben diverso rispetto a Firenze, Pisa o Livorno, dove una vittoria o una sconfitta lasciano comunque il segno. Ovvio che ci sia una certa qual acrimonia verso i viola (anche se i rapporti di forza sono quello che sono), così come con i pisani e soprattutto i vicini pistoiesi e senesi che comunque dopo vicende alterne se ne stanno dalle parti della serie D, quindi di incroci non ce ne sono. Tutto comunque in una prospettiva tranquilla, qui si può salire e scendere dalla A senza che scoppino rivoluzioni o contestazioni di popolo. Nello scorso campionato la salvezza è arrivata all’ultimo secondo nella partita con la Roma, rete di Niang, uno che doveva spaccare il mondo con la maglia del Milan una decina d’anni orsono e che poi si è ritrovato a peregrinare di qua e di là. Ora se ne sta in quel di Casablanca, Marocco, a giocare con il Wydad. Ma il vero artefice del miracolo è il nostranissimo Davide Nicola, il signor Wolf della panchina, uno che risolve davvero i problemi, altro che “Pulp fiction”: subentrato in corsa ad Aurelio Andreazzoli ha portato i toscani alla salvezza, come già fatto in passato con Genoa, Salernitana, Crotone e Torino. Poi ha salutato tutti e se n’è andato a Cagliari, lasciando come dote comunque il terzo campionato di serie A di fila per l’Empoli, qualcosa di mai visto.