N o, non sarà mai una partita come tutte le altre. La rivalità tra Atalanta e Torino è clamorosamente esplosa sotto gli occhi di tutti in quella freddissima domenica del 15 gennaio 1978 quando in curva Sud si scatena l’inferno e gli scontri tra ultrà granata e tifosi bergamaschi conquistano anche un posto di rilievo nel Tg della sera. Altri tempi, non esistevano settori ospiti né tantomeno scorte ai tifosi: uno entrava e si piazzava dove voleva, generalmente creando problemi in serie con quelli di casa. In realtà i rapporti tra i granata e i nerazzurri sono stati poco più che pessimi praticamente da subito, dalla nascita del primo gruppo organizzato, i mitici Atalanta Commandos, che a Torino ci lasciano il loro primo striscione. E’ l’11 marzo 1973, il campionato della retrocessione impossibile: i tifosi nerazzurri occupano la Filadelfia, settore juventino del vecchio Comunale (ora Olimpico Grande Torino), e cominciano a partire cori, sfottò e accidenti vari. Gli ultrà granata sono però decisamente scafati e dalla Maratona partono a caccia dello striscione dei Commandos che riescono a rubare complice qualche disattenzione di troppo. Tempo pochi minuti e riappare nella Maratona, il bello è che qualcuno decide di provare ad andarselo a riprendere: “Lucio, Mamo, Carlo, Jolly, Claudio, Geo e Dario” racconta Daniele Belotti nel primo volume di “Atalanta folle amore nostro”, imprescindibile come i tre successivi. “Eravamo decisi a riprendercelo e allora finì che quei sette Commandos partirono decisi a tutto. E successe di tutto. I carabinieri ci negarono il loro aiuto (proprio altri tempi – ndr), ma non ci demmo per vinti, fu facile raggiungere la curva granata e lì iniziò una furibonda rissa. Che botte! Ma tutto fu vano, lo striscione non venne recuperato”. Anzi, in segno di sfregio, viene bruciato.