S i risciacquano in panni in Arno prima di rituffarsi nell’avventura europea. E il discorso vale per l’Atalanta che torna in pista in Europa League dopo solo un anno di assenza dal palcoscenico internazionale, ma anche per la Fiorentina che prova a riannodare i nodi di quell’avventura in Conference League finita a Praga la scorsa edizione a tanto così dal traguardo. Dopo i preliminari superati con un attimo di fiatone a discapito del Rapid Vienna (nell’ultima stagione regolare del campionato austriaco finito una quindicina di punti sotto quello Sturm Graz che incontrerà i nerazzurri, distacco persino aumentato nel girone dei playoff) la viola è attesa in Belgio in quel di Genk. Squadra che ha perso il titolo nazionale all’ultimo tiro in porta dell’ultima partita della scorsa stagione per mano dell’Anversa, anzi per un tiraccio dell’immarcescibile Alderweireld, tornato a svernare all’età di 34 anni nella squadra di casa dopo i trascorsi gloriosi nel Tottenham e nell’Atletico Madrid. Genk è una località nota agli uomini di mercato dell’Atalanta che qui hanno pescato nell’ordine Castagne, Malinovskyi e Maehle: ora la squadra appare un attimo in disarmo lì a metà classifica, ma è sempre pericolosa. Aria d’Europa per due, insomma, e forse non tutti sanno che nella storia del calcio continentale c’è stata solo una squadra capace di arrivare in finale in tutte le coppe principali. Ma proprio tutte, dalla Coppa Campioni (ora Champions) alla Coppa Uefa (ora Europa League), passando per la fu Coppa delle Coppe che nel 1988 aveva fatto sognare Bergamo e l’Atalanta fino alla neonata Conference League, la coppetta come la chiama qualcuno. Ecco, questa squadra non è una big, ma proprio la Fiorentina. Che al tirar delle somme in bacheca ne ha messo solo uno di trofeo, ma come cantava il grande Fabrizio De André “io mi dico è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”.