Il «no» del prof. Caudano alla dittatura delle tv: Atalanta-Arsenal l’ha «vista» alla radio. E ne è orgoglioso

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

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L a vita riprende , o continua. Mutata, al professor Caudano, senza troppi rimpianti e con qualche curiosità. Il vescovo gli ha mandato un primo lavoro: appunti cui dare forma, farli diventare un discorso omogeneo e organico in vista dell’inaugurazione dell’anno pastorale. Il buon Elvio non ha solida preparazione teologica, ma i pensieri di sua eccellenza sono chiari, e lui è sempre stato uomo di fede, anche se tormentata, marginale, da messa ascoltata in fondo alla chiesa e non proprio tutte le domeniche: capisce perfettamente, conosce il gergo, e ha dato forma agevolmente. Senza nemmeno metterci troppo tempo. Con qualcuno ha chiacchierato della sua volontà di proporre letture di testi della nostra tradizione. E ha ricevuto buoni consigli e un nome: verrà a trovarlo un giovane attore che potrebbe accompagnarlo, mentre potrebbe anche essere che le letture venissero richieste o proposte in vari paesi. Caudano è timido, ma ha anche voglia di mettersi in gioco, e insegnare è sempre stato il suo mestiere. Se ha smesso di svolgerlo, non è perché non fosse più in grado, né perché avesse perduto la passione; è perché il mestiere gli è stato snaturato, stravolto, soffocato da mille corollari, più d’uno insensato. “Colpa dei tempi”, mormora fra sé. E, a proposito dei tempi e della voglia di ribellarvisi, quando arriva il momento di Atalanta-Arsenal il professore in esilio dalla scuola paga le conseguenze della decisione estiva di opporsi anche alla dittatura televisiva. Era metà agosto, quando ha scoperto che per vedere la Champions sarebbe servito un secondo abbonamento rispetto a quello richiesto per seguire il campionato. E non ci ha pensato un attimo. Si è detto che no, non avrebbe ceduto al ricatto.