Assunta, la festa di piena umanità

15 AGOSTO. Una data, due significati. Il Ferragosto, usanza del mondo romano, e «solennità di Maria Assunta al Cielo»: festa solenne, festa «di precetto».

Ogni nome racchiude un significato, un contenuto, spesso un appuntamento. Alcuni nomi in particolare sono capaci di suscitare, al solo sentirli o leggerli, una serie di suggestioni, di scenari, di ricordi. Quindici agosto: la stessa data è chiamata con due nomi diversi, ambedue antichi, ambedue significativi eppure, di primo acchito, completamente diversi. Il 15 agosto è chiamato «il Ferragosto», attingendo all’antica usanza del mondo romano di alcuni giorni di vacanza - di giochi, di gare, di anfiteatro, di pane donato - concessi dall’imperatore Augusto, le «feriae Augisti». E per il calendario liturgico è la «solennità di Maria Assunta al Cielo»: festa solenne, festa «di precetto». Ciascuno dei due nomi suscita nell’immaginario diverse «ritualità». Le città vuote con i negozi chiusi per ferie; le località di villeggiatura gremite; assalite le città d’arte; interminabili le code di automobili per chi all’ultimo momento desidera passare anche solo un giorno in montagna.

Eppure, anche se l’immaginazione non ospita tali eventi nel proprio repertorio, anche a Ferragosto gli ospedali sono pieni di malati, le guerre non cessano, e anche se i tribunali sono chiusi per un necessario mese di riposo, le cause riprenderanno appena possibile ad essere istruite, le sentenze ad essere pronunciate, i ricorsi ad essere inoltrati. Dunque Ferragosto come «evasione collettiva», dimenticando almeno per un giorno che «doman tristezza e gioia recheran l’ore?». Tutto ciò fa parte dell’esistenza umana: la fatica del «quotidiano», il bisogno di staccarsene anche solo per qualche ora, l’uscire celebrando la festa, per dare spazio in noi al profondo senso e bisogno di gioia. Ha un suo rituale la festa dell’Assunta? Certamente lo ha avuto in modo splendido, se consideriamo anche solo le cattedrali e le basiliche dedicate all’ Assunzione di Maria. La Cattedrale di Chartres in Francia basta da sola a celebrare il mistero di Maria Assunta al Cielo, plasmando una solenne e armonica costruzione, grande nelle dimensioni, delicata nelle sculture, suggestiva nelle vetrate medievali che conferiscono all’interno una luce particolare, filtrando colori dal rosso al blu, che plasmano in modo unico lo spazio interno alla basilica. Materia e lievità; peso della pietra grigia e trasparenza del vetro - anch’esso alla fine materia che si lascia tuttavia trapassare dalla luce, ospitandola ed esaltandola - , il tutto per innalzare, elevare, dare volto alla bellezza che si comunica e plasma in noi qualcosa di sé.

Basta pensare alla tela dell’Assunta nella basilica dei Frari a Venezia, dipinta da Tiziano nel 1516. Collocata nella delicata luminosità dell’abside, essa comunica la Pienezza di Vita che è in Maria, staccata dagli apostoli da una lieve fascia di cielo, eppure estremamente unita ad essi per l’invocazione delle loro mani che si protendono al Cielo, e dei loro sguardi completamente assorti in una contemplazione che è desiderio di Vita e promessa di incontro. Certamente la ricca componente artistica ha celebrato e comunicato quanto la fede cristiana crede ed insegna celebrando Maria, Madre di Cristo, Assunta con Lui al Cielo con il suo corpo. Solo la bellezza dell’arte può dare volto e comunicare la profonda verità dell’uomo: tutto concretezza e storia, tutto apertura ad un compimento che lo rende partecipe della vita stessa di Dio nella Risurrezione di Cristo. Il Ferragosto e l’ Assunta, termini che evocano immaginari e suggestioni tanto diversificati, dialogano in profondità fra loro. Se non riduciamo il Ferragosto a pura e banale evasione; se non releghiamo in un mondo evanescente di spiritualismo, o di dimensione semplicemente artistica l’Assunta, ci accorgiamo che il mistero cristiano, ponendo Cristo come uomo autentico, ci fa incontrare in Lui la pienezza dell’umanità, con il sui desiderio di gioia, che ritrova nella Vita del Padre la sua verità.

Alcune righe della nota poesia di Paul Claudel «La Vergine a mezzogiorno» ci aiutano a ritrovare in noi stessi l’unità, nella ricerca della verità sull’uomo, che è ciascuno di noi: «È mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare. Madre di Gesù Cristo, non vengo a pregare. Non ho niente da offrire e niente da domandare. Vengo solamente, Madre, a vederti. Vederti, piangere di felicità, sapere questo, Che sono tuo figlio e tu sei qui. Solamente per un momento mentre tutto si ferma. Mezzogiorno! Stare con te, Maria, in questo luogo dove tu stai. (…)Perché sei bella, perché sei immacolata. La donna finalmente ristabilita nella Grazia, La creatura nel suo onore primo e nella sua fioritura ultima, Com’ è uscita da Dio nel mattino del suo splendore originale. (…) Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata».

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