Appropriatezza prescrittiva: 3 ricette su dieci non servono

IL DIBATTITO. Tema rilevante: chiama in causa l’assunzione di responsabilità di medici, infermieri e professionisti e ha a che fare col rapporto coi pazienti.

Un confronto tra medici di medicina generale e specialisti ospedalieri, per mettere al centro un tema complesso ma decisivo: l’appropriatezza delle prescrizioni. Vale per i farmaci, tema d’attualità più che mai soprattutto quando si parla di antibiotici e quindi dell’antibiotico-resistenza, e vale per gli esami e le visite specialistiche, con inevitabili riflessi sul delicatissimo ambito della gestione delle liste d’attesa, una delle priorità più sentite da cittadini e pazienti.

Se n’è parlato sabato 29 marzo all’Auditorium Parenzan dell’ospedale «Papa Giovanni», in occasione del secondo dei 4 incontri del programma di formazione obbligatoria per i medici di assistenza primaria della Bergamasca, iniziativa condivisa tra le tre Asst bergamasche e l’Ats Bergamo. «È dimostrato che circa il 30% delle prescrizioni, e vale per esami e farmaci, spesso non è necessaria o non è appropriata, e anzi in una certa percentuale può provocare un danno al paziente – spiega Sandra Vernero, anestesista rianimatore, già presidente di Slow Medicine e coordinatrice della campagna Choosing Wisely Italy dedicata proprio a ridurre l’inappropriatezza prescrittiva -. È tema molto rilevante sotto più aspetti: chiama in causa l’assunzione di responsabilità di medici, infermieri e professionisti e ha a che fare con il rapporto con i pazienti. Il dialogo tra medici di base e specialisti ospedalieri è fondamentale per raggiungere questo obiettivo».

Ma qual è la strada da percorrere? «Bisogna mettere al centro due aspetti – ragiona Vernero -: da un lato l’assunzione di responsabilità da parte dei professionisti, dall’altro il dialogo con i pazienti, attraverso una capacità d’ascolto e di confronto che porti a decisioni condivise».

«Bisogna mettere al centro due aspetti – ragiona Vernero -: da un lato l’assunzione di responsabilità da parte dei professionisti, dall’altro il dialogo con i pazienti, attraverso una capacità d’ascolto e di confronto che porti a decisioni condivise»

Se ci si concentra sulle prescrizioni di esami e visite, ecco che si entra nel vivo di uno dei temi più sentiti dai cittadini: «Il 30% di prescrizioni inappropriate – riflette Antonio Bonaldi, esperto di sanità pubblica, già direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni e fondatore di Slow Medicine – ha una ricaduta sul governo delle liste d’attesa, creando un paradosso evidente: ci sono persone che si sottopongono a prestazioni non necessarie, mentre altre non trovano posto pur a fronte di necessità effettive. È un paradosso che porta alcune persone ad avere più di quanto sia necessario e altre che non riescono a risolvere problemi importanti. Peraltro, sottoporsi ad alcuni esami non necessari può essere controproducente, se non dannoso, per il paziente stesso».

La questione è sfaccettata e chiama in causa anche le responsabilità del medico: «L’eccessivo numero di prescrizioni a volte è determinato da scelte di medicina difensiva – osserva Bonaldi -, perché prescrivere ulteriori accertamenti, seppur davvero non necessari, dà l’idea di mettere il professionista al riparo da possibili contenziosi medico-legali. Ma c’è anche una spunta consumistica verso alcuni farmaci o verso prestazioni: è un tema delicato, per questo è necessario affinare il dialogo tra tutte le componenti del sistema sanitario».

È lo spirito del ciclo di seminari ospitati all’Auditorium Parenzan. «Questi incontri – sottolinea Francesco Locati, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni – rappresentano un’opportunità concreta per rafforzare la sinergia tra medici specialisti ospedalieri, medici di assistenza primaria e infermieri di famiglia e comunità, migliorando l’appropriatezza diagnostica e ottimizzando le risorse disponibili. Il confronto diretto e il lavoro di squadra ci permettono di definire percorsi condivisi e di mettere a sistema buone pratiche, con l’obiettivo di offrire ai pazienti un’assistenza sempre più efficace e integrata. La creazione di gruppi di lavoro per la stesura di Percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (Pdta, ndr) specifici è un passo fondamentale per consolidare le conoscenze acquisite e tradurle in soluzioni operative. Si tratta di un’iniziativa congiunta, fortemente voluta dalle tre Asst (Papa Giovanni, Bergamo Est e Bergamo Ovest, ndr) e dall’Ats Bergamo nell’ambito della formazione continua dei professionisti sanitari».

Per Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, «garantire l’appropriatezza delle prescrizioni è un dovere sancito anche dal codice deontologico. Per giudicare l’appropriatezza ci sono delle linee guida emanate dall’Istituto superiore di sanità e linee guida internazionali che fanno riferimento alle buone pratiche cliniche». Troppi esami, paradossalmente, diventano dunque nocivi: «Molto spesso – rileva Marinoni – accertamenti eccessivi o inappropriati possono creare false diagnosi e situazioni di dubbio che portano stress e ansia nel paziente, con danni diretti».

I prossimi appuntamenti

I prossimi incontri saranno dedicati alla gestione del paziente diabetico (17 maggio) e alla «deprescrizione» dei pazienti in terapia farmacologica (27 settembre).

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