Ansia e disagio, 1.000 ragazzi l’anno si rivolgono allo psicologo a scuola

I DATI. Il report dell’Ats: nel 2023/24 il servizio ha coinvolto 27 istituti tra licei, professionali e tecnici. Problemi di rendimento, ma anche casi di aggressività e autolesionismo. Biffi: «Fare rete».

Il rendimento scolastico, con le sue pressioni e le sue ansie. Oppure un più diffuso disagio interiore, difficile da esprimere ma capace di condizionare la vita di tutti i giorni. E poi: i problemi in famiglia o con i coetanei, fino a fenomeni meno diffusi ma preoccupanti, come l’autolesionismo, l’uso di sostanze, il bullismo. Nella loro attività quotidiana nelle scuole superiori della Bergamasca, gli psicologi raccolgono soprattutto queste problematiche tra gli adolescenti. Lo fanno con un lavoro di incontro, di ascolto, di intervento che ha l’obiettivo di intercettare precocemente i segnali del disagio. Così, nel 2023/2024 quasi mille studenti delle superiori bergamasche si sono rivolti agli psicologi messi a disposizione dalle scuole.

Coinvolti 27 istituti

Lo racconta il bilancio della rete «Scuole che promuovono salute» (Rete Sps), con 27 istituti – tra licei, tecnici, professionali e centri di formazione professionale – coinvolti nell’anno scolastico 2023/2024 in percorsi di ascolto psicologico. In cabina di regia c’è l’Ats di Bergamo, che attraverso la struttura complessa Promozione della salute e Prevenzione dei fattori di rischio comportamentale ha analizzato la mole emersa dagli incontri tra gli studenti e gli psicologi. «L’attività degli sportelli di ascolto – sottolinea Luca Biffi, direttore della struttura complessa – è fondamentale da tanti punti di vista: supporta la scuola, consente di trattare precocemente le situazioni di difficoltà tipiche dell’adolescenza, riducendo il rischio di una loro patologizzazione, e favorisce l’intercettazione di molte situazioni più serie che necessitano di un invio ai Servizi specialistici».

Le problematiche

Giunto al quarto anno (il primo con numeri più bassi, gli ultimi tre sempre con circa un migliaio di giovani coinvolti), nel 2023/2024 il progetto ha coinvolto 925 studenti per un totale di 2.860 colloqui, pari a 3,09 incontri in media per studente: se da un lato si coglie una flessione nella platea che ha scelto il servizio (gli studenti erano stati 1.059 nel 2022/2023 e 1.274 nel 2021/2022), aumenta però il numero medio di colloqui (nel 2022/2023 era a quota 2,91, nel 2021/2022 a 2,76), il segnale che in diversi casi si è dato vita a percorsi più duraturi. I 925 ragazzi che hanno incontrato gli psicologi rappresentano circa il 4% della popolazione studentesca dei 27 istituti coinvolti: un alunno su 25, in altri termini, ha scelto di avvicinarsi a questa opportunità.

Il 18,27% è spinto da problemi scolastici: una sfera ampia, che comprende le preoccupazioni connesse all’adeguatezza dell’indirizzo di studi scelto e quelle più legate al rendimento

Ma quali sono le motivazioni principali che portano uno studente a rivolgersi agli sportelli e agli psicologi? Il 18,27% di questi adolescenti è spinto da problemi scolastici: una sfera ampia, che comprende – a seconda dell’età – le preoccupazioni connesse all’adeguatezza dell’indirizzo di studi scelto e quelle più legate al rendimento, con manifestazioni che vanno dall’ansia agli attacchi di panico, dalla difficoltà di concentrazione alla perdita di motivazione. Altre motivazioni sono diffuse e presentano punti di contatto: il 17,19% segnala un «disagio interiore», il 12,54% parla di disturbi d’ansia, il 4% di disturbi dell’umore; nella sfera delle relazioni, il 13,73% racconta di problemi in famiglia, il 13,62% problemi relazionali con i coetanei. Confrontando il report del 2023/2024 con quello dell’anno precedente, aumentano in particolare gli accessi legati ai problemi relazionali con i coetanei. Emergono poi quelle che l’Ats definisce come le «richieste d’aiuto relative a problematiche di maggiore gravità»: il 2,59% presenta disturbi legati al controllo dell’aggressività, un altro 2,59% degli accessi è legato ad agiti autolesionistici o a fughe, l’1,73% ai disturbi del comportamento alimentare, lo 0,76% ad abusi o dipendenze, lo 0,43% porta episodi di bullismo, un altro 0,43% di maltrattamenti.

Il genere, l’età

Nell’approcciarsi a questi sportelli di supporto resta una evidente forbice di genere, seppur in assottigliamento. Nell’ultimo anno scolastico il 62,81% degli accessi è arrivato da studentesse, il 37,19% da studenti: sta però aumentando la quota dei ragazzi, che nel 2022/2023 erano il 33,14% e nel 2021/22 appena il 28,30%. Quanto all’età, sono soprattutto i 15-16enni a rivolgersi al servizio, seguiti dai 17-18enni e dai 14enni, infine agli over 18 anni; allo stesso tempo, però, gli studenti più grandi, quelli dai 17 anni in su, tendono a chiedere un numero maggiore di colloqui rispetto ai più giovani, con percorsi più duraturi.

«Importante la collaborazione a vari livelli tra le diverse istituzioni coinvolte: Ufficio scolastico, Rete Sps, Ats, Asst e servizi consultoriali»

Di fronte a un mosaico così sfaccettato, è fondamentale fare rete: «Per questo – spiega Luca Biffi –, assumono particolare importanza i rapporti di collaborazione a vari livelli tra le diverse istituzioni coinvolte: Ufficio scolastico, Rete Sps, Ats, Asst e servizi consultoriali. Collaborazione che ha facilitato il rapporto tra psicologi scolastici e servizi territoriali, consentendo non solo di gestire in modo più fluido l’invio degli studenti, laddove necessario, ma anche di monitorare l’evoluzione delle problematiche portate dai ragazzi e dagli adulti agli sportelli, che sono importante punto di osservazione sullo stato di benessere degli studenti del nostro territorio».

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