L'Editoriale
Martedì 31 Dicembre 2024
Anno triste per il mondo e l’Italia naviga a vista
MONDO. Il 2024 volge al termine con un bilancio che, a voler essere generosi, lascia molto a desiderare ed è forse uno dei peggiori della storia recente.
Sessanta Paesi hanno celebrato elezioni politiche, dagli Stati Uniti alla Russia, ma parlare di «bagno di democrazia» sarebbe un eufemismo. In troppi casi le urne non hanno fatto altro che confermare autocrati inossidabili come Putin o potenziare leader assetati di potere, dove la democrazia sembra ormai una parola vuota, priva di quel significato che un tempo le si attribuiva. Oppure portare alla ribalta strani e imprevedibili personaggi come in Argentina Milei.
Le guerre in Ucraina e Medio Oriente
Sul piano internazionale, il mondo ha continuato a girare su assi insanguinati. Ucraina e Medio Oriente restano i teatri di due grandi tragedie umanitarie. Guerre, soprattutto la prima, che sembrano uscite da un manuale di storia ottocentesco, dove i confini si ridisegnano a colpi di cannone e i mercanti d’armi prosperano. In Ucraina, la Russia ha mostrato un cinismo feroce: il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Okhamatdyt ne è solo l’ultimo, tragico esempio. Nel frattempo, a Gaza, le vittime si contano a decine di migliaia, e tra loro troppi, troppi bambini, oltre trentamila.
Il Medio Oriente, poi, non ha mai smesso di ribollire. Il conflitto israelo-palestinese è un vulcano che erutta odio e morte, con l’Iran e lo Yemen a soffiare sul fuoco e la Siria che, a dicembre, ha visto il ritorno dei jihadisti contro Assad facendoci sperare in un quadro meno fosco. Un panorama mondiale che ricorda le polveriere balcaniche del secolo scorso, ma con armi e alleanze di una ferocia ancora maggiore.
L’Europa sempre più fragile
E l’Europa? Sempre più gracile e disorientata, stretta fra la concorrenza cinese e le nuove minacce protezionistiche di Trump, tornato a dettare legge dalla Casa Bianca con nuove facce che non promettono nulla di buono. Francia e Germania, un tempo motori del continente, arrancano sotto il vento gelido della destra. Persino l’elezione di Ursula von der Leyen, riconfermata a capo della Commissione con l’appoggio del centrodestra, non riesce a rassicurare. Al contrario, evidenzia le fragilità di un progetto europeo che sembra essersi smarrito.
L’Italia e i solito problemi
In tutto questo, l’Italia sembra quasi un’oasi - di immobilismo, però. La legge di bilancio appena approvata - una manovruzza senza particolari colpi d’ala - è lo specchio di un Paese che naviga a vista, senza rotta né ambizioni. Colpisce, tra l’altro, che una maggioranza salita al potere a suon di anatemi contro la legge Fornero abbia finito per inasprirla, un paradosso che solo da noi sembra possibile. E intanto il nostro Paese si dibatte nei soliti problemi: gli incidenti sul lavoro, che mietono vittime come in una guerra silenziosa; la crisi di un ceto medio sempre più povero; la fame di occupazione che non trova risposte; e una giustizia che boccia, senza appello, riforme improvvisate.
Mattarella e il Giubileo
Unica figura che continua a illuminare questo panorama desolante è Sergio Mattarella. Con la pazienza di un maestro che ripete la lezione a una classe svogliata, il Presidente non smette di richiamare il Paese ai suoi doveri morali. Ma è come parlare al vento, in una società che sembra aver dimenticato l’importanza del senso civico.
E il 2025? Le premesse non sono certo rassicuranti. Ma, a differenza di altri, l’Italia è capace di risvegli imprevedibili. E poi, l’anno che viene è l’anno del Giubileo, un momento che potrebbe ridare speranza e senso di comunità a un Paese stanco. Papa Francesco lo ha già definito «l’anno della speranza». Sarà sufficiente? Come sempre, dipenderà da noi. Ma non aspettiamoci miracoli all’italiana.
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