
Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 16 Aprile 2025
Anni di dipendenza dall’alcol: «Ora aiuto anche altre famiglie»
LA GIORNATA MONDIALE. La storia di rinascita di Marco: «Bevevo di nascosto, dormivo: necessari dei ricoveri». Sobrio da circa 6 anni, è referente di un Club alcologico.
Quella di Marco Ghisleni, 43 anni, è una storia di rinascita. Di vita riconquistata passo dopo passo, giorno dopo giorno. «E oggi sono sobrio da 2.050 giorni, circa sei anni», ci dice al telefono. Da persona completamente dipendente dall’alcol a referente del Cat (Club alcologico territoriale) di Curno, una delle tante comunità di famiglie che, in un clima di condivisione, vivono un percorso di cambiamento di stile di vita verso la sobrietà. In provincia di Bergamo ce ne sono 37 (rintracciabili sul sito www.arcatlombardia.it), riuniti in nove Acat (Associazione club alcologici territoriali), che fanno riferimento a un coordinamento regionale e nazionale.
Col tempo, l’abitudine si trasforma in vera e propria dipendenza, bere era diventata una necessità, al punto da cominciare a consumare alcol già appena sveglio.
A 23 anni Marco comincia a seguire per l’azienda nella quale lavorava alcune zone fuori provincia e fuori regione. «Ciò comportava passare la settimana in alberghi, da solo. Credo che questo sia stato uno dei primi elementi che ha contribuito all’aumentare del mio consumo di alcol». Le prime volte appaiono innocue: qualche birra in più a cena, un’altra appena finito di mangiare, poi un amaro. «Fino a quando ho cominciato a farmi la “scorta” per la settimana e a passare le serate in camera d’albergo a bere e guardare la tv». Col tempo, l’abitudine si trasforma in vera e propria dipendenza, bere era diventata una necessità, al punto da cominciare a consumare alcol già appena sveglio. «Poi – aggiunge – ho cominciato a nascondere l’alcol e a ritagliarmi una parentesi della giornata in cui cominciavo a bere di nascosto. Credo che quello sia stato il punto di non ritorno». Il primo ricovero in ospedale arriva tra il 2017 e il 2018: il fegato non regge più. Tornato a casa, Marco resiste qualche settimana: «Stavo molto bene, avevo riacquisito l’appetito e l’umore, mi sentivo un’altra persona». Purtroppo, la ricaduta è dietro l’angolo: la fragilità esplode nuovamente, e Marco si ritrova imprigionato nella dipendenza. «Passavo la giornata dormendo, cominciavo a trascurarmi, le persone vicine cercavano di impedirmi di andare a comprare da bere, invano».
«Passavo la giornata dormendo, cominciavo a trascurarmi, le persone vicine cercavano di impedirmi di andare a comprare da bere, invano»
Quando ormai la situazione sembra compromessa definitivamente, «la mia compagna scopre l’esistenza dell’Acat di Curno, il cui fondatore, Ettore Abeni, cominciò a cercare di portarmi alle serate per avviare un percorso. La mia assuefazione all’alcol, però, era così forte che è stato necessario un ulteriore ricovero», che avviene nell’agosto del 2019 nel reparto di Alcologia della clinica «Richiedei» di Palazzolo. «Per me è stata la seconda sala parto, sono effettivamente rinato. Giorno dopo giorno ho riscoperto tutte le funzioni del mio corpo e della mia testa, il mio entusiasmo».
La richiesta di aiuto ad Acat di Curno
Entusiasmo che mette quotidianamente nella sua vita di padre e in quella di referente dell’Acat di Curno, fondato nel 1991. «Il metodo che utilizziamo qui, come in tutti i Cat, viene dallo psichiatra Vladimir Hudolin, che ha capito per primo che per contrastare questo problema bisogna concentrarsi sulla persona che vive la fragilità e sulla sua famiglia. Chiunque può contattarci anche tramite la nostra pagina Facebook, “Acat Curno EA”». Ogni lunedì sera Marco e la sua famiglia, insieme ad altre 21, partecipano alle riunioni del club di Curno. «La cosa fondamentale è non vergognarsi: se pensate di avere un problema con l’alcol chiedete aiuto e troverete tutte le informazioni utili». Il numero verde è 800-974250.
© RIPRODUZIONE RISERVATA