Cronaca / Bergamo Città
Domenica 16 Giugno 2024
Amiche nella fragilità della malattia curano uno spazio sui social per ripartire
ABBI CURA DI TE. Con «Armadio81» Evelina e Alice condividono consigli e racconti, ma anche creazioni piene di colori.
«Abbi cura di te» è il motto scelto da Evelina Rossi e Alice Tabacchi quando hanno aperto la pagina Armadio81, «più che un brand una community per infondere stile e speranza». Sono due amiche di Villongo, entrambe quarantenni, che hanno dovuto affrontare la stessa malattia, un tumore al seno. Si sentono legate soprattutto da coraggio, speranza e creatività: per loro sono queste le armi migliori per resistere e guardare il futuro con speranza.
Che cosa è armadio 81
«Armadio81» è il loro rifugio: uno spazio sui social network, dove hanno convogliato entusiasmo, impegno sociale, energia e leggerezza. Scorrendo le foto si trovano le loro creazioni, piene d’energia e di colori: fasce per i capelli, t-shirt, accessori, accompagnati da tanti racconti di bellezza, lotta e rinascita. È un punto di partenza per creare legami, sostenere persone che devono affrontare la malattia come loro, compiere azioni di sensibilizzazione su temi legati alla prevenzione e alla ricerca.
«Abbiamo tirato fuori i nostri sogni dal cassetto - sorride Evelina - e gli abbiamo dato forma», per coltivare pensieri e sguardi positivi nonostante le difficoltà. «Ci siamo incontrate per caso, tramite amici comuni - continua - e poi, parlando, abbiamo scoperto di aver affrontato l’operazione di asportazione di un tumore nell’ottobre dello stesso anno, il 2021, a pochi giorni di distanza. Abbiamo iniziato a scambiarci opinioni, consigli e confidenze, e ci siamo sentite in sintonia nel coltivare i nostri hobby e nel desiderio di metterci in gioco per inventare un nuovo progetto, un’occasione per esprimerci».Attente all’economia circolare e al riciclo, si sono concentrate sulla realizzazione di accessori: «Mi è sempre piaciuto dipingere - racconta Alice -, cucire e mi sono dedicata al decoupage. Sono andata a caccia di vecchi tessuti per reinventarli con nuove idee».
Racconti di storie personali
Un ingrediente importante delle creazioni di «Armadio81» sono le storie personali: «Non ci è mai interessato produrre in serie - spiega Evelina - ma confezionare oggetti unici e speciali, fatti apposta per chi li indosserà, in base ai gusti e alle esigenze che ci manifestano, e che possano diventare veicolo per un messaggio, un ricordo, un legame». È iniziato come un passatempo, ma Alice ed Evelina ora sognano che diventi qualcosa di più: «Per noi è una possibilità preziosa per rimetterci in gioco, in futuro sarebbe bello trasformare questa attività in un lavoro vero e proprio».
Entrambe in questi ultimi anni si sono scontrate con la difficoltà di conciliare la condizione fisica con le attività quotidiane e con un lavoro a tempo pieno. «Avere nel proprio curriculum una malattia seria e debilitante non aiuta», sottolinea Evelina.
Alice, originaria di Pieve di Cadore, si è trasferita a Bergamo con la sua famiglia poco dopo la scoperta della malattia: «Ho due figlie ancora piccole e quando è arrivata la diagnosi ho pensato subito a loro. All’inizio mi sono disperata, ma poi, con l’appoggio della mia famiglia, ho trovato lo slancio per reagire con coraggio. Dopo l’intervento all’ospedale Papa Giovanni XXIII ho dovuto affrontare anche lunghi cicli di chemioterapia, radioterapia, a cui si è aggiunta la terapia ormonale. Non ho ancora finito».
Un «circolo» virtuale
Nel suo percorso ci sono stati molti ostacoli: «Ho imparato strada facendo ad ascoltare il mio corpo, a tenere a bada gli effetti collaterali delle terapie, a misurare le mie forze. Mi sono resa conto che spesso i medici evitano di soffermarsi sui possibili effetti collaterali. Per me sono stati significativi e hanno inciso sulla mia qualità di vita. Avrei voluto incontrare fin dall’inizio qualcuno disposto a parlarmene apertamente, mi sarebbe stato molto utile. Alcuni movimenti sono diventati difficili, ci sono lavori di casa che non riesco più a svolgere. È un aspetto che nei colloqui con i medici difficilmente emerge, ma quando mi confronto con altre donne che stanno affrontando lo stesso itinerario mi sembra giusto parlarne».
Anche questi argomenti vengono, quindi, affrontati nei post di «Armadio81», come se fosse una specie di «circolo» virtuale. Accanto ad essi anche gli argomenti, delicatissimi, legati all’integrità fisica delle pazienti, che l’intervento chirurgico al seno mette comunque in discussione: «Ci sono stati tanti passi avanti nella ricerca e nelle terapie - sottolinea Evelina -. La ricostruzione con la chirurgia plastica dopo la mastectomia oggi dà ottimi risultati, ma la nostra esperienza ci ha mostrato che c’è ancora molto da fare. Non sempre la sensibilità, le emozioni e l’aspetto estetico vengono tenuti nella giusta considerazione nel percorso di cura».
Evelina, per carattere molto scrupolosa in ogni aspetto che riguarda la salute, si è accorta di alcuni segnali «strani» che l’hanno indotta a sottoporsi a visite ed esami: «Nel mio caso il tumore non si è presentato nelle forme consuete, ma ho notato un cambiamento insolito che mi ha spinto ad approfondire. Ho tre figli di 12, 8 e 4 anni e il più piccolo all’epoca aveva solo pochi mesi». Per quanto i primi accertamenti avessero dato esito negativo, Evelina non era convinta e ha deciso di approfondire, fino a ottenere la conferma della diagnosi da una biopsia: «Quando ho ricevuto l’esito mi è crollato il mondo addosso, mi sentivo smarrita e disperata, poi però ho trovato in me la forza di reagire e fare tutto ciò che era necessario. Alla fine, la prevenzione è stata provvidenziale, mi ha permesso di individuare la malattia a uno stadio precoce. Dopo l’intervento non ho dovuto sottopormi a chemio o radioterapia, ma soltanto alla terapia ormonale».
Le è stato d’aiuto seguire un blog in cui una giovane raccontava il suo percorso di cura di un cancro al seno: «Ho capito così - osserva Evelina - quanto sia importante condividere la propria storia, potersi confrontare con qualcuno, che ha avuto gli stessi problemi. Uno dei miei sogni, adesso, è creare un luogo dove ci si aiuta a vicenda nelle diverse fasi della cura. Da quando abbiamo aperto la pagina “Armadio81” ci hanno contattato in molti. Quando pubblico un post, mi preoccupo di offrire contenuti utili. Mi sembra importante che altre donne possano rispecchiarsi nelle storie che raccontiamo, condividere sintomi, ansie, problemi e trovare un modo per sdrammatizzarli. Per me è stato fondamentale imparare ad accettare le conseguenze dei trattamenti e andare oltre. C’è sempre un gran bisogno di conforto e rassicurazione».
La creatività
«Armadio81», presente su Facebook e Instagram, è una pagina colorata in cui Evelina e Alice esprimono il loro lato più estroso: «Sono sempre stata una persona un po’ bizzarra - scherza Evelina - e mi piacciono tantissimo le fasce per capelli. Ho tante idee e mi diverto a usare i social network, anche se non ho l’abilità pratica che invece possiede Alice. Ognuna di noi ha caratteristiche e talenti diversi, abbiamo deciso di metterli insieme, compensandoci a vicenda, imparando una dall’altra, per far nascere un profilo che stimoli le donne a sentirsi di nuovo belle dopo la chemioterapia. Abbiamo iniziato a realizzare accessori a tema: fasce per capelli e t-shirt dedicati alla sensibilizzazione sui tumori femminili. Il nostro motto “Abbi cura di te” indica un’attenzione, un’attitudine che a volte si smarriscono nella frenesia degli impegni quotidiani».
Le due amiche attraverso questo lavoro comune hanno raccolto pezzi di sé e li hanno ricomposti, sanando le ferite, per darsi una nuova missione, riempiendo di senso anche la fragilità della malattia. Anche gli oggetti che realizzano «hanno una storia di rinascita, perché provengono dai tessuti dei vestiti rimasti sul fondo degli armadi, vecchi foulard, capi di riciclo a cui cerchiamo di dare una seconda possibilità».
Nella storia di ogni famiglia ci sono persone che offrono modelli e ispirazione, «Armadio81» le fa riemergere sia con il lavoro artigianale, sia con narrazioni allegre in cui si sentono profumi, colori, sorrisi e battute.
«Molte donne ci scrivono per avere consigli - commenta Evelina -, per esempio ci chiedono come poter essere belle ed eleganti a una cerimonia nonostante la chemioterapia. In due anni abbiamo creato una piccola rete di contatti alimentata dal passaparola, e forse per qualcuno siamo diventate un punto di riferimento; un risultato che ci ha dato molta gioia e soddisfazione. Ci interessano l’economia sostenibile, il riciclo, la trasformazione dei vecchi abiti. Dedichiamo tempo e cura a ricostruire la storia dei materiali che utilizziamo, un aspetto che li arricchisce di senso e di sentimento. Ci interessiamo alla cura della persona nella sua interezza, anche sotto l’aspetto estetico ed emotivo, spesso trascurato e sottovalutato nell’ambiente sanitario».
Anche il nome è nato dal desiderio di creare uno spazio originale e personalizzato: «Pensavamo da tempo a un posto dove si potessero esprimere fantasia, gioco, intraprendenza personale - spiega Alice -, per una donna l’armadio rappresenta anche tutte queste cose. 81 è il mio anno di nascita. Grazie a questo progetto ho ricominciato a dedicarmi alle mie passioni, a far riaffiorare aspetti di me stessa, che negli ultimi anni temevo di aver perso».
Nato come un gioco, «Armadio81» si è rivelato un salvagente per entrambe. Secondo Alice «ci ha aiutato molto a distoglierci dalle difficoltà quotidiane, a ritrovare entusiasmo e allegria». Una risorsa che è scaturita dal desiderio di guarire, di ritrovarsi, come spiega Evelina: «Ci siamo impegnate a fare qualcosa che ci piaceva, nato da una nostra iniziativa, e questo ci ha donato una scintilla di vita in un momento difficilissimo. Il nostro intento adesso è creare una rete di aiuto, che allontani i pensieri negativi per offrire anche ad altre donne un po’ di leggerezza e intrattenimento, qualcosa che renda le preoccupazioni più lievi, e regali qualche momento giocoso».
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