Addio don Corinno Scotti, visse il dramma di Yara. «Si fece carico del dolore della comunità»

IL LUTTO. L’ex parroco di Brembate Sopra aveva 84 anni, si è spento lunedì alla Fondazione Piccinelli di Scanzorosciate. Il cordoglio della famiglia Gambirasio. Fu missionario in Ecuador. La camera ardente a Levate, i funerali a Morengo.

Si è spento ieri, verso le 15.15, alla Casa di riposo Piccinelli di Scanzorosciate, dove si trovava dal settembre dello scorso anno, don Corinno Scotti (battezzato come Corino). Aveva 84 anni e fu parroco a Brembate Sopra quando il paese visse il dramma dell’omicidio di Yara Gambirasio.

Profondo il cordoglio nelle comunità in cui don Corinno ebbe modo di prestare servizio. Nativo di Morengo, dopo il Ginnasio dai Salesiani di Treviglio, entrò in Seminario. Venne ordinato sacerdote l’8 giugno 1963 dal Vescovo Giuseppe Piazzi, cinque giorni dopo la morte di Papa Giovanni XXIII. Per otto anni fu curato della parrocchia di San Tomaso in città, quindi la partenza per le missioni, nella diocesi di Esmeraldas in Ecuador, retta dal Vescovo Angelo Barbisotti di Osio Sotto, che lo volle con sé. Una missione che segnò profondamente la vita da sacerdote di don Corinno.

Trascorse nel Paese dell’America Latina un primo periodo dal 1971 al 1977, poi fu richiamato a Bergamo: fu economo spirituale di Colere, delegato vescovile di Rovetta e poi nuovamente missionario in Ecuador (1978-82). Rientrato in Diocesi fu vice direttore e poi direttore dell’Ufficio missionario diocesano, parroco di Guzzanica (1982-87) e poi di Paladina (1987-92). Quindi altri dieci anni in Ecuador fino al 2002, quando divenne parroco di Brembate Sopra fino al 2015.

Gli anni da parroco di Brembate dopo la morte di Yara

Furono quelli gli anni cruciali del suo ministero, segnati dalla scomparsa e poi dalla morte di Yara Gambirasio. Con il sindaco di allora Diego Locatelli, don Scotti divenne il punto di riferimento di una comunità travolta dal dramma e assediata dai media. Yara era diventata la «figlia di tutti» e don Corinno incarnò questo sentimento spendendosi per tenere unita la comunità: «Yara è come un piccolissimo seme caduto, che ha dato frutto», scrisse in una lettera ai suoi parrocchiani.

In chiesa per Yara aveva organizzato veglie di preghiera e predisposto quaderni sui quali le persone potevano esprimere un pensiero, un’invocazione, riporre un’intima speranza. Si impegnò fino allo sfinimento perché il dolore per la sorte di Yara non si tramutasse in desiderio di vendetta, invitando a pregare anche per chi si era macchiato di un così atroce delitto e per i suoi familiari. Lunedì la famiglia Gambirasio ha espresso la propria vicinanza ai parenti di don Corinno. «Quando vi fu l’omicidio di Yara si addossò il peso della vicenda – lo ricorda il sindaco di allora, Diego Locatelli –. Fu di sostegno alla comunità in quelle settimane di dolore».

Nel 2015 don Corinno si ritirò per raggiunti limiti di età e divenne collaboratore alla parrocchia di Levate, addetto al santuario della Madonna del Bailino. Si era ammalato circa un anno e mezzo fa, per una forma di leucemia. «Dopo un breve periodo a casa – ricorda il nipote Egidio Scotti – il 16 settembre dello scorso anno è entrato nella Casa di riposo della Fondazione Piccinelli a Scanzorosciate»

La testimonianza della sorella

«Da allora – aggiunge la sorella Maria Assunta – andavamo a trovarlo, non abbiamo mai saltato un giorno. Pian piano aveva iniziato a perdere le forze del fisico ma non le forze della mente, fino a questa mattina. È sempre rimasto lucido». «Le esperienze che gli erano rimaste nel cuore – continua il nipote – sono state sicuramente le missioni in Ecuador, dove è stato impegnato per vent’anni, e poi gli anni del dramma di Yara Gambirasio. È sempre stato molto legato a Brembate Sopra, anche quando aveva lasciato la comunità andando a collaborare al santuario a Levate». «Ancora domenica mattina ha preso la Comunione – prosegue ancora Egidio Scotti –. Poi alle otto si è aggravato e ha perso conoscenza. Lo abbiamo vegliato noi familiari finché si è addormentato per sempre».

«Un sacerdote che ha fatto suo lo spirito missionario, sia nell’esperienza di missione come anche nell’operato in diocesi, al centro missionario e in parrocchia», lo ricorda don Massimo Rizzi, direttore del Centro missionario diocesano. Don Corinno Scotti lascia le sorelle Maria Assunta e Umberta. La camera ardente è stata allestita nel santuario del Bailino a Levate. I funerali saranno celebrati domani alle 10 nella parrocchiale di Morengo.

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