Addio a Carlo Anzon, console onorario in Vietnam: era disperso in montagna

IL DRAMMA. Carlo Anzon era uscito venerdì 2 agosto per una camminata in Val Parina, forse è stato colto da malore. Viveva in Vietnam, lascia la moglie e due figli.

Gli avevano detto di non andare, lo avevano avvertito che il percorso in Val Parina era impervio e pericoloso. Ma lui aveva scelto di seguire la sua passione. Anzi, la passione di quel momento, perché Carlo Anzon di interessi era pieno. «Mio fratello era un po’ come Picasso, aveva le sue fasi. Aveva il periodo in cui amava collezionare libri antichi di cucina, quello in cui si dedicava alla fotografia, e ora era il periodo della randonnée. Faceva ogni giorno 15-20 chilometri a piedi e la sua passione era andare nelle vallate di Bergamo. Le conosceva benissimo e le visitava viaggiando in autobus, di cui conosceva tutte le linee, perché non amava prendere la macchina». A parlare è Edoardo, fratello di Carlo Anzon, l’82enne scomparso venerdì mattina e ritrovato domenica 4 agosto in un torrente a Dossena, in Val Parina. Un uomo pieno di energie e di vitalità, tradito forse da un malore mentre stava camminando in montagna.

Leggi anche
Leggi anche

Si trovava da un paio di giorni a Oltre il Colle, dove come da abitudine per le sue escursioni aveva affittato una stanza in un agriturismo. Alloggiava al B&B «Casa dolce Casa», la base da cui aveva scelto di partire per raggiungere la «valle maledetta», come la definisce il fratello. Le ricerche sono iniziate sabato sera e hanno visto impegnati il Soccorso alpino con la squadra Forra regionale lombarda e le unità cinofile molecolari, il Sagf (Soccorso alpino della Guardia di Finanza), i carabinieri e i Vigili del fuoco di Zogno, l’Ucl di Bergamo e il sistema Dedalo che permette di localizzare i segnali telefonici.

Trovato il suo zaino

Il corpo è stato individuato dopo che i soccorritori hanno trovato sul sentiero il suo zaino: le ricerche si sono concentrate quindi nell’area, che è stata passata al setaccio fino a quando un tecnico del soccorso alpino ha individuato il corpo dell’escursionista nel torrente che scorre circa 400 metri più in basso, sul fondo della valletta. Anzon potrebbe essere caduto nel bosco a seguito di un malore che lo avrebbe colpito mentre percorreva quel tratto e lo avrebbe portato a lasciare a terra lo zaino, per poi accasciarsi e rotolare a valle col bastoncino ancora alla mano. I soccorritori lo hanno trovato riverso nel letto del fiume. La salma è stata ricomposta e recuperata dall’equipaggio dell’elicottero della Guardia di finanza.

Il legame con il Vietnam

Originario di Milano, la storia di Carlo Anzon arriva da un lontano sud-est asiatico e dal «suo» Vietnam. Lì viveva da oltre 30 anni e aveva costruito la sua famiglia. Si era sposato e aveva avuto due figli. E ad Ho Chi Minh City (ex Saigon) era titolare di Pendolasco, ristorante di cucina tipica italiana nato nel 1998. Ne era diventato socio nel 2003 con l’obiettivo di risollevare il locale da alcune difficoltà finanziarie e nelle sue mani Pendolasco era diventato un vero punto di riferimento della ristorazione nel Paese. Un’eccellenza celebrata anche dalla tivù. Aveva partecipato un anno fa alla puntata dedicata al Vietnam di «Little Big Italy», il programma della rete Nove che premia i migliori ristoranti di cucina italiana nel mondo. I suoi saltimbocca e i passatelli ma soprattutto, da buon milanese, il suo ossobuco, gli valsero la vittoria della puntata.

Ma il legame di Carlo con il Vietnam è più profondo e inizia ben prima. È una storia fatta di amore, umanità e opposizione alla guerra. Sono gli anni del conflitto tra il Vietnam e gli Stati Uniti, un conflitto che scuote l’Europa e scuote anche lui. Carlo aderisce al Comitato contro la guerra, supportando le istanze del nord del Vietnam. «Not the Usa, I’m very frank on this» diceva lui stesso in un’intervista sul suo locale e la sua storia. Dopo la sconfitta degli Stati Uniti e la liberazione nel 1975, a poco più di trent’anni, decise di partire per il Paese. Voleva aiutarne la ricostruzione, capire di cosa avesse bisogno la popolazione. Da lì iniziarono una serie di «vacanze di volontariato», come le definiva lui stesso, per portare periodicamente grandi quantità di medicine, libri, vestiti in aiuto ai vietnamiti. Si era innamorato della popolazione vietnamita, «sempre sorridente e sempre ottimista nonostante il Paese fosse devastato dalla guerra», diceva. Pian piano la sua vita si trasferì lì. Il suo amore e la sua conoscenza per quella realtà, così come della lingua vietnamita che parlava perfettamente divennero preziose anche per l’Italia. I politici in visita in Vietnam lo chiamavano per fare da interprete, e nel 1990 iniziò a lavorare come consulente per il ministero per il commercio estero. Fino, poi, al 2004, quando venne nominato Console onorario italiano in Vietnam dal ministero per gli Affari Esteri. «Il mio capitale a quel tempo non erano i soldi, ma la conoscenza di un Paese» raccontava Carlo.

La casa in via Galgario

Il suo rapporto con l’Italia, e con Bergamo, è rimasto stretto per tutta la sua vita. In città non veniva soltanto per le vacanze ma aveva molti amici e anche una casa, in via del Galgario. Un giorno immaginava che la sua famiglia avrebbe potuto spostarsi qui.

Purtroppo il suo ultimo viaggio è stato fatale. Nonostante il dolore per la sua tragica fine, la famiglia, e in particolare il fratello Edoardo, vogliono ringraziare i soccorsi per avere recuperato il corpo di Carlo. «Un ringraziamento sincero va ai carabinieri, al Soccorso alpino, ai Vigili del fuoco, alla Guardia di finanza e anche al sindaco per il lavoro che hanno fatto - conclude -. Per noi sono stati importantissimi». La moglie e i figli arriveranno a Bergamo lunedì 5 agosto. La data dei funerali non è ancora stata stabilita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA