Accoglienza ben gestita, convenienze oltre le leggi

IL COMMENTO. La cattiva gestione delle migrazioni ha ricadute pesanti sui territori. L’Italia non si è ancora dotata di un sistema di accoglienza duraturo ed efficace: del resto si continua a definire «emergenza» un fenomeno che varia nei numeri ma è ormai strutturale. Prese avvio sulle nostre coste oltre trent’anni fa, con gli sbarchi degli albanesi in Puglia, fuggiaschi di un Paese povero e instabile politicamente, devastato da 40 anni di dittatura di Enver Hoxha.

Un ambito particolarmente delicato riguarda i minori stranieri non accompagnati: secondo l’ultimo rapporto del governo, al 30 giugno scorso 20.926 erano presenti in Italia. In maggioranza maschi (86,6%), in prevalenza hanno 17 (44,7%), 16 (24,7%) e 15 anni (12,1%), arrivano soprattutto da Egitto (5.341 minori), Ucraina (4.512), Tunisia (1.781), Guinea (1.174) e Albania (1.137). Le Regioni che ne accolgono di più sono la Sicilia (4.621 minori, il 22,1% del totale), la Lombardia (2.764, il 13,2%), l’Emilia-Romagna (1.727, l’8,3%) e la Calabria (1.669, il 8%). Ai minori che giungono da soli nel nostro Paese, viene concesso il permesso di soggiorno se sono corrisposte una delle due condizioni: per minore età, richiesto direttamente dal migrante o da chi ne esercita la responsabilità genitoriale, anche prima della nomina del tutore; oppure per motivi familiari, rilasciato agli under 14 affidati alla tutela di un cittadino italiano con cui convivono o agli over 14 tutelati da un cittadino italiano o straniero con permesso di soggiorno e con cui abitano.

I sindaci chiedono un cambio deciso di rotta nell’accoglienza perché non riescono più a far fronte agli obblighi di tutela e perché lo Stato centrale non paga i costi di sua competenza. Il primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, nell’agosto scorso ha presentato una diffida e un ricorso al Tar proprio riguardo alle competenze e per mancati rimborsi di 5,5 milioni di euro. A fronte di questa situazione, il governo affronta il fenomeno prendendolo per la coda, modificando con un decreto la legge in vigore: troppi sarebbero i sedicenti minori che approfitterebbero delle tutele e allora un giovane migrante che si dichiara minorenne non dovrà più essere automaticamente considerato tale. In caso di dubbio, avrà l’onere della prova di avere meno di 18 anni. L’autodichiarazione non verrà più accettata ma sarà verificata anche con accertamenti antropometrici. Inoltre in caso di saturazione delle strutture a loro dedicate, i migranti dai 16 anni in su potranno essere ospitati nei centri di accoglienza per adulti, «ma solo fino a 90 giorni», ha precisato il ministro Piantedosi, un termine che non garantisce comunque quell’accoglienza specifica che andrebbe tutelata. L’Italia ha già subito condanne dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non aver rispettato convenzioni internazionali su questo fronte. Va inoltre considerato che spesso i minori non sono realmente in grado di dimostrare l’età con i documenti. Se non sarà accertabile, verranno espulsi. In alcuni Paesi come Afghanistan o Pakistan non esiste il registro delle nascite: a tenere il conto degli anni è il maestro a scuola.

In generale, non solo per i minori, un sistema di accoglienza efficace è garanzia affinché i migranti non finiscano in strada, il luogo dove si viene a contatto con la criminalità. I numeri del ministero della Giustizia dimostrano che i reati sono commessi da irregolari e non da chi è integrato. L’Italia dopo il Giappone è il Paese più anziano al mondo ed ha fame di manodopera che non riesce a reperire: un sistema che garantisse accoglienza e formazione anche ai minori non accompagnati sarebbe un investimento per il nostro futuro, non solo per la sicurezza.

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