Valle Brembana, tutti in coda: i pendolari viaggiano a 29 km all’ora

IL VIAGGIO. Da Dalmine a San Giovanni Bianco in un tardo pomeriggio. Da Mozzo ad Almè anche a 12 chilometri orari. I nodi di Curno e Paladina.

Sempre in coda, tutte le sere. Con pazienza, ormai nessun clacson tranne quello diretto a chi, inopportunamente, tenta un sorpasso azzardato. I pendolari della Dalmine-Villa d’Almè, ci hanno fatto il callo. Perché la rabbia mista a incredulità era montata già nel marzo 2022, all’indomani dell’inaugurazione del secondo lotto della Tangenziale sud, la Mozzo-Treviolo-Paladina. Quei nuovi due chilometri circa di strada - ci si accorse subito nei giorni successivi al taglio del nastro - avevano spostato solo di un po’ il problema. Ancora tutti in coda, prima sulla vecchia statale, ora sulla nuova. Poco era ed è cambiato. Tutti lo fecero notare, e ora è diventato «normale» restare in coda anche sulla nuova strada. Il secondo lotto della Tangenziale sud, di fatto, resta incompleto e poco risolutivo senza l’ultimo tratto, la Paladina-Sedrina (costo 520 milioni di euro). Quindi ancora tutti in fila.

Partenza da Dalmine

Abbiamo provato in un giorno feriale, un giovedì di settembre, con scuole, aziende e uffici già aperti a percorrere la strada di rientro. Una prima «prova» con partenza alle 17,30 dalla rotatoria di Dalmine, appena usciti dall’autostrada e alle 18 eravamo alla rotatoria di Arlecchino, dopo circa 11 chilometri. Lenti, ma non lentissimi. Per tornare da Villa d’Almè a Dalmine sono, però, bastati 15 minuti. Partenza di nuovo dalla rotatoria di Dalmine, questa volta alle 18,15, forse orario più da pendolari: primo tratto della tangenziale scorrevole, ma dopo poco più di due chilometri e mezzo la coda nei pressi dello svincolo per Curno dove si innestano le strade dei centri commerciali e delle Crocette, altra «croce» della viabilità per chi deve immettersi sulla statale 470dir.

Allo svincolo per Curno inizano gli incolonnamenti sull’asse principale, e code sulle strade laterali, quelle che dovrebbero snellire il traffico. Dieci minuti per arrivare finalmente all’incrocio con la Briantea. Si corre un po’ più rapidamente. Quindi eccoci entrare nel tratto di tangenziale inaugurato nel 2022, in trincea (territori di Mozzo e Valbrembo). Si fanno sì e no 200 metri e di nuovo tutto fermo, pressappoco all’altezza del primo sottopasso. Qui l’attesa è lunga: per fare un chilometro e uscire dalla trincea, ovvero alla fine del secondo lotto della tangenziale incompiuta, nei pressi della piana di Sombreno, passano 11 minuti. Ma il tratto «monstre» è quello successivo: circa 200 metri fino al cartello di Paladina: in sei minuti. Si arriva alla rotatoria dove si innesta la strada che arriva dalla Madonna della Castagna. Altro stop e verrebbe voglia di passare per Paladina centro, con la strada secondaria che arriva fino alla provinciale della Valle Imagna. Ma c’è il divieto ai non residenti. Quindi ancora tutti in coda fino ad Almè, dove parte la provinciale 14 della Valle Imagna.

Zogno e San Pellegrino

Poche centinaia di metri ed eccoci alla rotatoria di Arlecchino, mancano 4 minuti alle 19, insolitamente non caotica. Superata quella è come viaggiare in autostrada per gli automobilisti della Valle Brembana: in una manciata di minuti si è a Zogno e alle 19,16 a San Giovanni Bianco, un’ora da quando siamo partiti a Dalmine. Totale 29 chilometri, ma con velocità ben differenti a seconda dei tratti: i nodi critici restano il passaggio da Curno-Mozzo, Valbrembo, Paladina e Villa d’Almè, proprio questi ultimi due i paesi che dovrebbero essere bypassati dall’ultimo lotto della Tangenziale sud. La croce sono proprio quegli 8-9 chilometri prima di arrivare alla rotatoria di Arlecchino: si «corre» a una media di 12-13 chilometri orari. Un discreto corridore può tranquillamente fare meglio.

«Paladina-Sedrina necessaria»

Intanto il presidente della Provincia di Bergamo Pasquale Gandolfi non si dice eccessivamente stupito per le tante voci di dissenso che si sono alzate nei giorni scorsi rispetto al progetto proprio del terzo lotto della tangenziale Sud di Bergamo, la Paladina-Sedrina: dopo la presentazione di lunedì 16 settembre agli amministratori locali della valle (i presenti hanno mostrato tutti apprezzamento verso il progetto, enfatizzandone in particolare il limitato impatto ambientale), sono stati diversi gli interventi di chi invece ha criticato il progetto in quanto «vecchio e superato», «faraonico» per il costo di 520 milioni di euro, e «devastante» per i paesaggi del Parco dei Colli (il sindaco di Sorisole Stefano Vivi, da sempre contrario, ma anche Legambiente, il Comitato per la ferrovia in valle e alcuni privati cittadini).

«Sappiamo che per opere così importanti il partito dei no è sempre presente e sicuramente le critiche andranno ascoltate in modo opportuno», dice Gandolfi, che sottolinea come «alcune perplessità sollevate siano comprensibili, ma va altrettanto compresa la necessità di un’intera valle di risolvere e sbloccare uno snodo viabilistico problematico».

Il presidente, facendo eco alle considerazioni di molti sindaci della valle che hanno definito l’opera «strategica per lo sviluppo», sottolinea come «uno dei principali problemi che porta allo spopolamento delle valli è il tempo impiegato dalle persone per raggiungere i luoghi di lavoro in città o nell’hinterland. Se non si interviene su questo, si rischia che il fenomeno cresca ancora di più».

La palla per la Paladina-Sedrina ora passa al ministero: il costo enorme certamente potrebbe rappresentare un ostacolo. L’iter per la realizzazione, in ogni caso, si profila lungo, «Ma non stiamo fermi nell’attesa - precisa Gandolfi -. Valuteremo se ci sono altre soluzioni, più minimali, che possano ridurre parte delle criticità della viabilità della zona, in particolare l’intersezione alla rotatoria dell’Arlecchino. Si tratta di una zona molto urbanizzata, dove qualsiasi intervento sarebbe complesso, ma, a prescindere dal percorso lungo per la realizzazione della Paladina-Sedrina, dobbiamo considerare una soluzione più rapida e meno costosa qui».

A proposito delle critiche, Gandolfi sottolinea anche come «il progetto definitivo tiene conto del parere del Parco dei colli, l’ente che più di tutti ha a cuore l’interesse di questo territorio: l’aumento del costo del progetto dipende certamente anche dalle attenzioni che sono state inserite per ottemperare alle osservazioni del Parco».

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