Cronaca / Hinterland
Mercoledì 11 Novembre 2020
Orio al Serio, Ryanair rimane a terra
Da 190 a 70 voli alla settimana
Ryanair taglia, in attesa di tempi migliori. Dal 22 novembre al 5 dicembre la compagnia irlandese riduce di oltre il 60% i voli in partenza da Orio al Serio per destinazioni internazionali e (ohibò) nazionali, il solo segmento che in questi mesi difficili sembrava dare segni di ripresa.
La speranza della compagnia e anche di Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, è che terminate le due settimane si torni alla situazione di prima: non a quella pre Covid, ma almeno a quella di luglio-agosto, prima cioè che sul traffico aereo si abbattesse la scure dei vari lockdown e controlli. Nell’attesa i numeri sono impietosi: dal 22 novembre si passa da 190 partenze settimanali dallo scalo bergamasco a una settantina. Basta scorrere il sito Ryanair per avere la conferma.
Mercato italiano al minimo
Praticamente cancellati (a parte qualche isola) i voli da e per la Spagna, Barcellona e Madrid comprese, solo 3 voli alla settimana per Londra, 1 volo al massimo al giorno (e non tutti i giorni) per Catania, Bari, Napoli e Cagliari: sono solo alcuni dei tagli operati dagli irlandesi volanti sul loro terzo scalo del network, il primo dell’Europa continentale. Impossibile ed antieconomico continuare a volare con una certa continuità considerando i lockdown interni, le quarantene e le limitazioni agli spostamenti tra le varie regioni italiane. Con sullo sfondo lo spettro di un blocco totale
Non più tardi del 9 ottobre scorso Ryanair aveva messo sul mercato 12 nuovi voli a settimana: 2 per Bari e Napoli, 4 per Catania e Palermo, portando il numero complessivo rispettivamente a 14, 13, 18 e ancora 18. La risposta ad una domanda di mercato sempre più crescente: basti pensare che normalmente il traffico nazionale rappresentava il 25% dell’offerta complessiva di Orio al Serio: nei mesi scorsi era arrivata al 40 con punte del 45%.
Un ritorno a 15 anni fa
Del resto in sede di approvazione di bilancio il presidente di Sacbo Giovanni Sanga, era stato chiaro: «La situazione del trasporto aereo in Italia e nel mondo è difficile: la pandemia ha bloccato tanti progetti e introdotto tante restrizioni che i vari Paesi hanno adottato». Da qui la richiesta, condivisa e approvata dai soci, di non procedere alla distribuzione dei dividendi.
Orio è ancora il terzo aeroporto del Paese in questo tremendo 2020, ma a fine ottobre il numero di passeggeri è di poco superiore ai 3,5 milioni. Con queste nuove restrizioni l’anno si dovrebbe chiudere sotto quota 4: è come se l’aeroporto fosse tornato indietro di 15 anni, tra il 2004 e il 2005, conclusi rispettivamente a 3,3 e 4,2 milioni di passeggeri con Ryanair che cominciava a prendere il volo. Ora rappresenta l’80% del traffico dello scalo: nel 2019 ha trasportato 11 milioni di passeggeri, quest’anno ad occhio e croce lo chiuderà perdendone quasi 8.
© RIPRODUZIONE RISERVATA