Omicidio Ziliani: Silvia, Paola e Mirto ricorrono in Cassazione

IL PROCESSO. Le sorelle e Milani si giocano l’ultima chance per cancellare l’ergastolo. Il processo potrebbe essere in autunno.

Se avessero atteso ancora qualche ora le loro condanne sarebbero diventate definitive. Fine pena mai per le sorelle Silvia e Paola Zani e per il bergamasco di Roncola San Bernardo Mirto Milani, fidanzato di Silvia, giudicati colpevoli, in primo grado e anche in Appello, dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della mamma delle due ragazze, l’ex vigilessa di Temù, in Valcamonica, Laura Ziliani avvenuto nel maggio del 2021.

Il ricorso in Cassazione

I tre hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione e ora quindi impugnano la sentenza della Corte d’assise d’Appello, come già avevano fatto con quella della corte d’Assise. I ragazzi sono in cella dal settembre del 2021 dopo aver messo in campo una serie di depistaggi e aver tenuto fede al patto del silenzio senza comunque riuscire a mettersi al riparo dai sospetti dei Carabinieri e della Procura. Messi alle strette avevano confessato. I loro avvocati hanno presentato ricorsi separati, ciascuno con propri argomenti.

Le differenti posizioni

L’avvocato Maria Pia Longaretti, difensore di Silvia Zani, tra le altre cose impugna la sentenza per erronea quantificazione della pena, anche per il mancato riconoscimento della continuazione e, utilizzando un tema che ripropongono anche le altre difese, critica la motivazione della sentenza di secondo grado nel punto in cui nega la concessione delle attenuanti generiche sulla base di considerazioni per tutti identiche. L’avvocato Michele Cesari, che assiste Paola, prova a fare dei distinguo sulla posizione della ragazza: porla «sullo stesso livello di quella degli altri due imputati determina uno squilibrio valutativo illogico ed ingiustificato con effetti pregiudizievoli per la stessa. Paola Zani non ha partecipato all’ideazione dell’omicidio della madre e per un periodo riuscì a rimanere estranea».

La perizia psichiatrica

Sulla mancata rinnovazione dell’istruzione dibattimentale chiesta per ripetere la perizia psichiatrica nei confronti del suo assistito insiste invece il ricorso dell’avvocata Simona Prestipino, difensore di Mirto Milani. La motivazione con la quale è stata rigettata è contraddittoria e illogica per la difesa che voleva estendere la valutazione della capacità di intendere e di volere di Mirto Milani al momento del fatto in conseguenza delle dinamiche disfunzionali intrinseche del trio. La questione potrebbe arrivare davanti alla Suprema Corte dopo l’estate.

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