Musica e diritti: «A Rotterdam ho fondato il mio Ensemble»

LA STORIA. Letizia Maulà, clarinettista originaria di Villa d’Almè. Il diploma al Conservatorio di Bergamo, poi il Master: «Mi piace coniugare le note con l’impegno sociale».

Una clarinettista bergamasca capace di affermarsi in Europa e nel mondo, tra musica e impegno sociale. Lei è Letizia Maulà, classe 1989, clarinettista professionista originaria di Villa d’Almè che oggi vive nei Paesi Bassi, dove è riuscita a creare la propria base da cui esplorare il mondo guidata dalla propria musica. Sin da giovane Letizia infatti ha mostrato un talento innato per la musica, perfezionandosi al Conservatorio di Bergamo, dove si è diplomata nel 2011, e successivamente completando un biennio specialistico a Trento. «A 18 anni ho deciso che la musica sarebbe stata la mia professione, e da allora ho lavorato sodo per trasformare questa passione in una carriera», racconta Letizia. Così nel 2014 ha scelto di espandere i suoi orizzonti e si è trasferita nei Paesi Bassi per proseguire gli studi e acquisire nuove esperienze, sia professionali che umane.

Da Amsterdam a Rotterdam

Dopo aver visitato diversi conservatori in Europa, Letizia ha scelto Amsterdam, affascinata dall’ambiente musicale e culturale della città. «Mi sono innamorata di Amsterdam e ho deciso di fare l’esame di ammissione per il master al Conservatorio. Sono stata selezionata e ho vinto l’audizione, iniziando così un nuovo capitolo della mia vita», spiega Letizia. Dopo un anno ad Amsterdam, però, Letizia si è trasferita a Rotterdam per entrare nell’Accademia dell’Orchestra Filarmonica di Rotterdam, una decisione che ha poi segnato, in positivo, la sua carriera. «Rotterdam è una città dinamica, in continua evoluzione, che respira un’aria di libertà e innovazione. Mi sono sentita subito parte di qualcosa di più grande», racconta.

Dal 2015, quindi, Letizia vive a Rotterdam, dove ha terminato il Master nel 2017 e ha iniziato la sua carriera come clarinettista freelance. «Mi definisco cittadina europea, perché il concetto di vivere in un solo posto è limitante per me. Lavoro in quattro stati, e il mio compagno, Jean-Baptiste, vive in Francia, condividendo con me la passione per l’Italia», spiega Letizia, che si definisce anche una musicista democratica e un’artista a 360 gradi. La passione principale di Letizia è la musica da camera, un ambito che l’ha spinta a emigrare per esprimere al meglio il suo talento insieme ad altri musicisti di tutto il mondo. «Purtroppo, in Italia e a Bergamo è stato difficile portare avanti questo tipo di musica, ma alla fine ce l’ho fatta», riflette.

Il New Phoenix Ensemble

Nel 2018, Letizia ha co-fondato il New Phoenix Ensemble con la collega ed amica violoncellista Sylvia Cempini: un collettivo che unisce musiciste e musicisti di diverse nazionalità, focalizzato su esibizioni che uniscono musica classica e tematiche sociali. «Mi definisco una musicista democratica. Porto nei concerti classici temi sociali ed extra musicali, come il femminismo e la Memoria», spiega Letizia. Uno degli aspetti distintivi del suo lavoro è l’inclusione di compositrici che hanno avuto ruoli significativi nella società, oltre che compositrici e compositori coinvolti nella Shoah e nella Resistenza a livello italiano e europeo. «Sono molto attiva nella ricerca di compositrici che hanno vissuto momenti storici cruciali. Per me, essere un’artista significa essere coinvolta a 360 gradi, non solo musicalmente ma anche socialmente», afferma Letizia.

Il ruolo sociale della musica

Tra i suoi progetti futuri bergamaschi, Letizia ha in programma un concerto-conferenza per la Giornata della Memoria 2025, dedicato all’artista Charlotte Salomon, insieme alla storica dell’arte e sociologa Eliana Como il giorno 25 gennaio a Bergamo come prima tappa di una tournée che sarà poi a Nizza e a Rotterdam. Oltre alla musica, Letizia è fortemente impegnata nell’attivismo per i diritti delle donne e diritti civili in generale. È infatti presidente e fondatrice di Rete Donne Paesi Bassi, nonché consigliera di Rete Donne: una rete che coordina le donne professioniste italiane all’estero. «Essere italiana all’estero mi spinge a voler essere ambasciatrice dell’italianità nei Paesi Bassi, ma anche a portare le esperienze vissute qui in Italia», spiega.

Eindhoven, una città multiculturale

Letizia sente profondamente il legame con le sue radici. Rotterdam, però, è una città che ha accolto Letizia con le sue molteplici sfaccettature culturali e sociali. «Mi ricordo quando sono atterrata la prima volta nei Paesi Bassi, ad Eindhoven, e sono rimasta affascinata dalla multiculturalità che si respira qui. È stato incredibile vedere coppie miste anziane, qualcosa che in Italia non avevo mai visto. Questo ha aperto la mia mente e la mia percezione del mondo», racconta Letizia. Il suo quartiere, uno dei più multiculturali della città, rappresenta perfettamente l’essenza di Rotterdam, dove ogni giorno è un arricchimento culturale. «Rotterdam è il secondo porto più grande del mondo e questa sua caratteristica ha sempre attratto persone da ogni angolo del globo. La città è un tempio dell’architettura moderna, con una silhouette che cambia costantemente. Qui tutto è possibile e niente è dato per scontato», spiega Letizia, evidenziando come l’ambiente dinamico della città influenzi anche la sua arte. L’innovazione e l’apertura mentale di Rotterdam si riflettono nel lavoro di Letizia, che continua a trovare ispirazione in questo contesto unico. Nonostante la vita dinamica e ricca di stimoli nei Paesi Bassi, Letizia rimane profondamente legata all’Italia e in particolare a Bergamo. Quando torna a Bergamo, Letizia trova conforto nel constatare che tutto è rimasto uguale: «È bello tornare e vedere che quasi nulla è cambiato, diventa una sorta di ancora, un punto fermo nella mia vita movimentata», riflette.

«Mi manca il nostro dialetto»

«Mi manca anche ascoltare il bergamasco. Quando torno, infatti, mi piace ascoltare la gente parlare la lingua locale della mia terra natia», racconta Letizia, che trova nel suo nido d’infanzia una connessione unica. Letizia torna in Italia per concerti, iniziative sociali e ovviamente in vacanza, approfittando della vicinanza tra i Paesi Bassi e Bergamo: «In un’ora e mezza di volo sono a casa, e questo rende i ritorni frequenti», spiega. Le sue radici italiane quindi rimangono un punto di riferimento, anche se non vede un ritorno definitivo in Italia nel suo immediato futuro. «Il sogno di ritornare in Italia al momento non c’è. Ho pensato di rientrare a volte, ma vedo un esponenziale disinteresse per le giovani donne sotto i 35 anni e una mancanza di welfare che rende tutto più complicato», riflette Letizia. «Il vento sta cambiando, ma molto lentamente. Per ora, i Paesi Bassi e la Francia, col mio compagno e i nostri due gatti, Dino e Ugo, sono le mie case, e poi si vedrà». «Essere musicista non è solo suonare uno strumento, ma portare avanti un messaggio, un’idea. E per me, significa anche essere portatrice della nostra cultura nei Paesi che ci ospitano. Sento forte l’impegno di creare ponti tra i diversi Paesi anche per confrontarci su tante tematiche di carattere politico e sui diritti civili», conclude Letizia.

Bergamo senza confini

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