L’autopsia: Muttoni ancora in vita dopo l’aggressione. Agonizzante per più di un giorno

L’OMICIDIO DI VALBREMBO. Dall’autopsia emerge che il decesso del 58enne non è stato immediato. I due giovani in cella hanno risposto al gip: giovedì la decisione. I funerali sabato in forma privata.

Una raffica di colpi – calci soprattutto – inferti ripetutamente alla testa e lesioni altrettanto fatali al collo. È questa la causa della morte di Luciano Muttoni, l’uomo di 58 anni trovato senza vita nella sua casa di Ossanesga di Valbrembo domenica mattina dalla fidanzata che non riusciva più a contattarlo. Mercoledì mattina 12 marzo è stata eseguita l’autopsia all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII dal dottor Matteo Marchesi. E, dalle prime indiscrezioni, emerge che Muttoni è morto per lo sfondamento della scatola cranica provocato da numerosi calci, pugni e colpi con il calcio della pistola scacciacani inferti quando era già a terra.

Il 58enne non è morto subito

Un altro particolare che potrebbe rendere ancor più agghiacciante la vicenda è che, secondo le prime indicazioni autoptiche, il 58enne non è morto subito. Questo concorderebbe con le dichiarazioni rese dai due fermati nell’immediatezza: «Respirava ancora quando siamo andati via». Al momento non è escluso che il decesso possa essere avvenuto il giorno del ritrovamento del cadavere. Fosse davvero così (servono però approfondimenti e bisognerà attendere le analisi di laboratorio), vuol dire che Muttoni potrebbe aver agonizzato per più di un giorno, e cioè da quando è stato aggredito la sera di venerdì 7 marzo a quando, alle 9,30 della mattina di domenica 9, la fidanzata lo ha trovato senza vita.

I dettagli più precisi sull’orario si potranno comunque avere soltanto dagli esiti finali dell’autopsia, che il dottor Marchesi si è riservato di depositare tra novanta giorni e che saranno comprensivi anche degli esami tossicologici, eseguiti come da routine.

Non ci sono lesioni da difesa

Dall’esame autoptico non sono inoltre risultate ferite da difesa. Questo lascia aperte più ipotesi. E cioè, che il cinquantottenne non si sarebbe neppure difeso, forse perché fisicamente debilitato dai gravi problemi di salute che l’avevano colpito qualche anno fa. Oppure che uno dei due aggressori lo abbia tenuto immobilizzato, mentre il complice colpiva. Infine, può benissimo essere che Muttoni si sia difeso, ma che i colpi ricevuti sugli avambracci e sulle mani (sono le parti del corpo che di solito si utilizzano per proteggersi) non abbiano lasciato il segno diversamente da quanto avviene durante le aggressioni a colpi di coltello.

Le lesioni più gravi sono state riscontrate sul capo, bersagliato ripetutamente con pugni, calci e con colpi portati impugnando la pistola scacciacani. Quanti siano stati l’autopsia non ha potuto accertarlo. Però si può tranquillamente affermare che sono stati molti e molto violenti, in grado, secondo il medico legale, di causare la morte

L’interrogatorio

I due giovani, un bergamasco di 25 anni e un monzese di 24 in carcere con l’accusa di averlo ucciso, avevano raccontato ai carabinieri subito dopo il fermo che il bergamasco si sarebbe scagliato contro Muttoni perché quest’ultimo aveva tentato di difendersi alla loro prima aggressione, colpendolo al capo con il calcio della sua pistola scacciacani e poi prendendolo a calci in pieno volto e alla testa quando era ormai a terra. Non risulterebbero, invece, lesioni in altre parti del corpo compatibili con l’aggressione. Sono stati riscontrati lievi segni, sì, ma probabilmente dovuti alla caduta a terra del 58enne dopo che è stato aggredito dai due.

Le lesioni più gravi sono state riscontrate sul capo, bersagliato ripetutamente con pugni, calci e con colpi portati impugnando la pistola scacciacani. Quanti siano stati l’autopsia non ha potuto accertarlo. Però si può tranquillamente affermare che sono stati molti e molto violenti, in grado, secondo il medico legale, di causare la morte.

Sabato il funerale

Terminata l’autopsia, il sostituto procuratore titolare dell’indagine, Letizia Ruggeri, ha concesso il nullaosta alla restituzione della salma ai familiari. Le intenzioni di questi ultimi è di organizzare un funerale in forma strettamente privata: non a Ossanesga, però, ma nella chiesa di Osnissanti del cimitero di Bergamo, probabilmente – ma la decisione sarà presa stamattina – nella giornata di sabato.

I due hanno risposto al gip

Intanto sono stati anticipati a mercoledì pomeriggio 12 marzo gli interrogatori di convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari Alessia Solombrino, inizialmente previsti per oggi, dei due fermati, in carcere in via Gleno da lunedì pomeriggio con l’accusa di omicidio aggravato dalla minorata difesa della vittima, dal nesso teleologico (ovvero per aver ucciso Muttoni per portare a termine un altro reato, la rapina: aggravante, questa, che prevede una condanna all’ergastolo), dall’aver agito in più persone e dall’utilizzo dell’arma (la pistola scacciacani utilizzata come oggetto contundente per colpire la vittima al capo). Il bergamasco è difeso dall’avvocato Luca Bosisio, che dopo l’interrogatorio si è limitato a dire che il suo assistito «ha risposto» alle domande. No comment, invece, dall’avvocato Giorgio Conti, che assiste il monzese. Il gip ha lasciato il carcere, dove sono avvenuti gli interrogatori, dopo più di tre ore: scioglierà la riserva sulla sua decisione oggi.

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