La morte di Gabbiadini: «Gabriele aveva una marcia in più». Oggi l’autopsia per chiarire le cause di morte

PEDRENGO. Il ricordo di chi l’ha conosciuto bene. Testa: era legato anche a Gorle. Colonna rammenta l’ultimo incontro. Don Angelo Mazzola: passione e disponibilità.

La comunità di Pedrengo e quella dei comuni limitrofi, in particolare Gorle e Scanzorosciate, è ancora scossa per l’improvvisa scomparsa di Gabriele Gabbiadini. L’ex sindaco si è spento lunedì 5 agosto, a 49 anni, a causa di un infarto. I paesi dell’Ambito si stringono attorno al ricordo di un amministratore amato e stimato.

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Gabbiadini, nativo di Pedrengo di cui è stato sindaco dal 2009 al 2019, lascia per molti colleghi e cittadini un esempio di «buona politica». Quella fatta di visione, ascolto, confronto, approfondimento, e poi fermezza nella decisione. Un’eredità importante, perché da Gabbiadini si poteva imparare molto. È stato così per il sindaco di Gorle Giovanni Testa, che con lui ha condiviso il periodo amministrativo dal 2014 al 2019. «Parlando con lui nascevano sempre nuove idee, era un vulcano» dice. «Aveva fame di conoscenza, una cosa non comune. Più passa il tempo più da sindaco si conosce il proprio paese e la macchina amministrativa, ma lui è come se avesse bruciato le tappe. Lo avvertivo in maniera netta nella grande incisività del suo agire amministrativo». Sapeva come muoversi, e questo si traduceva anche nella capacità di intercettare bandi ancora prima dell’arrivo del Pnrr racconta il primo cittadino di Gorle. Con Gorle aveva un legame particolare. «Era legato alla pista di atletica perché da giovane aveva frequentato la società che utilizzava l’impianto. Ci stimolò a sistemarla. Amava Pedrengo ma anche Gorle e in generale i luoghi dove aveva coltivato le sue passioni. Era attento al territorio e ha sempre ragionato in termini di comunità, senza guardare ai centimetri che tracciavano i confini».

Al servizio della comunità

È sentito anche il ricordo di don Angelo Mazzola, già parroco di Pedrengo, che da Gabbiadini era stato accolto al suo arrivo in paese. «Mi ricordo di avergli detto che lui era più grande di me non solo in statura ma anche per il nome: lui Gabriele arcangelo e io soltanto angioletto - dice il sacerdote -. Abbiamo condiviso per 12 anni il nostro cammino, cercando di lavorare per il meglio nel servire la comunità. Lui aveva passione per il suo ruolo di sindaco e ce l’ha messa tutta anche quando le decisioni potevano creare qualche opposizione». Gabbiadini faceva del confronto uno dei suoi pregi migliori. «Il dialogo sui tanti problemi del mondo - annota don Angelo - era molto interessante. Conservo di lui anche alcuni momenti nei quali non eravamo pienamente d’accordo, aveva un carattere forte, ma poi non conservava né distanza né rancore. Una persona che compie il suo dovere fino in fondo».

L’autopsia

È ancora incredulo il sindaco di Scanzorosciate Paolo Colonna. «Non riuscivo a crederci appena mi hanno chiamato per darmi la notizia. Giusto qualche giorno prima, davanti a una birra alla festa del pescatore, parlavamo di vita personale, amministrativa, lavoro, delle nostre comunità, dei progetti presenti e futuri, delle idee e delle visioni. Ci siamo lasciati con un “arrivederci” prima della Festa del Moscato, compatibilmente con i suoi orari di rientro dalle trasferte del nuovo lavoro a Modena di cui era entusiasta, e invece non è stato così. Lo ringrazio per i bei messaggi, i suggerimenti, l’ascolto e per le belle parole nelle nostre chiacchierate che conserverò sempre con me. Ciao Gabriele - conclude -, non è giusto andarsene così». Oggi l’autopsia chiarirà del tutto le cause della morte.

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