Il Tar «boccia» il mega impianto fotovoltaico di Torre Boldone

TORRE BOLDONE. Accolto il ricorso del Parco dei Colli: «Aree tutelate, ci sono mancanze nell’iter autorizzativo». Il sindaco Farnedi: «Decisione dell’amministrazione precedente». L’ex Macario: «È una questione tecnica».

Tutto da rifare. L’autorizzazione per l’impianto fotovoltaico di via Imotorre, a Torre Boldone, non è valida, perché «zoppa». Mancano l’autorizzazione paesaggistica e il parere di competenza della Soprintendenza (non vincolante ma obbligatorio). Lacune che «viziano irrimediabilmente il procedimento amministrativo». Lo si legge nella sentenza del Tar di Brescia, che ha accolto il ricorso del Parco dei Colli contro il Comune. L’ente di Valmarina sollevava più di un dubbio sull’iter autorizzativo, sostenendo che non teneva conto del valore paesaggistico delle aree interessate e mancava di alcuni passaggi obbligatori per legge.

Un caso non solo giudiziario, ma anche politico

A promuovere l’installazione e l’esercizio di un impianto fotovoltaico a terra di potenza elettrica pari a 3.165 Mwp su 48mila metri quadrati, di proprietà privata, tra via Quasimodo e via Martinella, la scorsa amministrazione comunale guidata da Luca Macario. La tegola invece ora cade in testa al nuovo sindaco Simonetta Farnedi. Le elezioni di giugno hanno infatti portato un cambio della guardia in Comune, con Macario passato all’opposizione e Farnedi (che dalle fila della minoranza e durante la campagna elettorale aveva criticato il progetto) premiata alle urne. Nel frattempo si era già mosso il Parco dei Colli, sostenendo che l’autorizzazione fosse «illegittima». «Siamo passati come “rompiscatole” ma in realtà avevamo solo chiesto che venissero rispettati alcuni passaggi previsti dalla legge. Come Parco dei Colli non potevamo tacere. E il Tar ora ci ha dato ragione», Oscar Locatelli, presidente del Parco, commenta così la sentenza. Chiarendo anche la posizione del Parco: «Non siamo contrari al fotovoltaico, ma perché metterlo su aree tutelate, inibendo anche l’agricoltura?».

Le motivazioni accolte dal Tar

In particolare due le motivazioni accolte dal Tribunale amministrativo. Le riassume Locatelli: «Primo: il Piano territoriale di coordinamento del Parco, approvato anche dalla Regione, prevede che il vincolo paesaggistico sussista anche per le aree immediatamente esterne e contigue al Parco. Il Comune, quindi, per concedere l’autorizzazione aveva l’obbligo di sentire prima il parere della sua Commissione Paesaggio e della Soprintendenza. Poi poteva anche disattendere le loro considerazioni, ma sulla scorta di una motivazione approfondita e circostanziata». Secondo: «La norma nazionale stabilisce che se nel raggio di 500 metri dall’intervento insiste un bene tutelato, vada sempre richiesto il parere della Soprintendenza. In questo caso l’area dell’impianto risulta a una distanza inferiore ai 500 metri dalla Villa e Cascina Bajo, in via Bersaglieri a Bergamo, e dalla chiesa convento di Santa Maria Assunta a Torre Boldone, beni sottoposti al vincolo culturale».

Come si diceva ora tocca alla nuova amministrazione gestire la patata bollente. «Ancora una volta una sentenza del Tar ha bocciato le scelte fatte dall’amministrazione Macario-Sessa – interviene il sindaco Farnedi –. Ora tocca a chi aveva ottenuto il permesso di installare il mega impianto fotovoltaico decidere se ricorrere al Consiglio di Stato oppure richiedere una nuova autorizzazione, sottoponendola al vaglio della Soprintendenza. La nostra amministrazione rimane in attesa degli sviluppi della vicenda e solo quando non vi saranno più dubbi, dal punto di vista giuridico, potrà valutare le decisioni da prendere».

Dal canto suo l’ex sindaco Macario continua a sostenere la bontà dell’operazione: «Per noi resta importante il fatto che sia confermato l’alto valore ambientale dell’impianto, innovativo dal punto di vista dell’autonomia energetica, grazie al quale sarà possibile costruire una comunità energetica che garantisca risparmio alle famiglie e importanti benefici sociali». E sulla sentenza dice: «Come abbiamo sempre detto la questione è prettamente tecnica, le autorizzazioni sono state rilasciate dall’ufficio e non sono di competenza della Giunta. Il Tar ha ritenuto che fosse necessario richiedere il parere della Soprintendenza seppur non vincolante. Ne prendiamo atto e vedremo se il Comune e il proprietario faranno opposizione al Consiglio di Stato».

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