Cronaca / Hinterland
Giovedì 14 Maggio 2020
I sogni di Valentina stroncati a soli 33 anni
Neo sposa colta da malore in Brasile
Originaria di Ponteranica si era trasferita in Sudamerica con il marito ingegnere. «Dal Falcone al master in Inghilterra, all’impegno in Burkina Faso e Tunisia, sempre per i diritti delle donne».
Un malore improvviso mentre faceva jogging la mattina di lunedì 11 maggio a Carmo do Cajuru, il paese brasiliano vicino a Belo Horizonte dove si era trasferita a febbraio con il marito, è costato la vita a una bergamasca di 33 anni, Valentina Tartari: nativa di Ponteranica, si era sposata il 30 agosto dell’anno scorso e da anni lavorava in campo umanitario a livello internazionale, attualmente per la «Islamic Relief Tunisia», in passato per altre Ong e per l’associazione «WeWorld Gvc» di Bologna.
Valentina non aveva problemi di salute e anche nelle ultime settimane stava bene: solo per precauzione il marito Carlos, ingegnere brasiliano conosciuto durante un master in Inghilterra, ha ottenuto privatamente di far eseguire il tampone per il Covid-19 sul corpo senza vita della moglie, visto che proprio in questi giorni il Brasile ha registrato il picco dei contagi. L’esito si avrà venerdì 15 maggio.
Per questo, tra l’altro, le autorità locali hanno imposto l’immediata sepoltura di Valentina il giorno stesso del dramma che le è costato la vita, senza funerale – come purtroppo sta avvenendo anche in Italia – e senza camera ardente. Anche i genitori – mamma Madi, farmacista a Campagnola, e papà Chicco, libero professionista nel settore dei macchinari industriali – e la sorella Serena, anche lei farmacista in Borgo Palazzo, non si sono potuti recare in Brasile e stanno vivendo questi giorni tra incredulità e dolore qui a Bergamo, seppure in contatto con Carlos e i suoi familiari in Brasile, con i quali, martedì sera, c’è stato un intenso momento di preghiera e ricordo di Valentina via Skype.
Il dramma ha infatti colpito tutti i familiari in maniera improvvisa e inaspettata. «Avevamo visto Valentina l’ultima volta nelle vacanze di Natale, quando era tornata in Italia col marito per gli auguri – racconta il cugino Andrea Gualazzi –. Dopo il matrimonio e il viaggio di nozze, prima in Italia e poi in Kenya, erano tornati a Birmingham, dove abitavano, e poi a febbraio erano tornati definitivamente in Brasile, in vista del trasferimento a San Paolo, dove il marito ha vinto un concorso per una cattedra universitaria». Quando si è sentita male, Valentina era con il marito, che ha subito chiamato i soccorsi: per un’ora il personale sanitario ha tentato di rianimare la trentatreenne, purtroppo senza esito. Diplomatasi al Falcone nel 2006, si era laureata all’Università di Milano in Mediazione culturale, dopodiché si era recata a Nottingham, in Inghilterra, per un anno di Erasmus. Conseguita la laurea magistrale in Inghilterra in Teorie e pratiche dello sviluppo economico, ha poi lavorato per oltre un anno in Burkina Faso e per quasi tre (uno come volontaria e due come team manager nell’ambito della promozione del lavoro femminile) in Tunisia.
Un settore delicato, perlopiù in un Paese islamico, dove Valentina cercava di rendere autonome le donne, attraverso la realizzazione e il commercio di prodotti artigianali: una intraprendenza, quella che Valentina trasmetteva alle donne tunisine e burkinabé, spesso contrastata dalla parte maschile della popolazione. «Molto solare, non amava vantarsi di quanto otteneva dal punto di vista lavorativo, anche se a noi familiari non nascondeva la sua soddisfazione per i risultati che conseguiva – aggiunge il cugino –: era una donna aperta verso il mondo, con esperienze professionali e umane molto profonde, ma con lo sguardo rivolto sempre alle sue origini bergamasche».
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