I redditi dei Comuni bergamaschi
Gorle in testa, ecco la classifica completa

Continua il dominio dell’hinterland, che anche nel 2018 conferma molti paesi ai primi posti. Le valli sempre fanalino di coda: Blello ancora ultimo.

Nessuno può battere Gorle, sempre e ancora. Nuovo anno, stesso primato per il Comune dell’hinterland che si conferma in testa alla classifica dei redditi della provincia di Bergamo. Anche nelle dichiarazioni presentate nel 2018, quindi riferite ai redditi del 2017, Gorle svetta con 29.476 euro. La sorpresa però è ai piedi del podio: Bergamo infatti deve cedere il terzo posto a Cenate Sotto. La città si deve «accontentare» di 27.227 euro contro i 27.375 dello storico rivale con cui da qualche annata si alterna in terza posizione. Al secondo posto si conferma invece Mozzo con 29.454 euro. In totale il reddito medio di tutta la provincia di Bergamo è di 19 mila 514 euro, in leggera risalita rispetto ai 19.451 dell’anno precedente. I dati aggiornati sono stati pubblicati dal ministero delle Finanze ed elaborati da «L’Eco di Bergamo».

Ecco l’infografica interattiva con la classifica dei redditi dei bergamaschi

Continuando a scorrere l’elenco dei redditi medi più alti si trova Ranica al quinto posto con 27.741 euro, poi Ponteranica con 24.681, Torre de’ Roveri con 23.952, Sarnico con 23.936, Viadanica con 23.831 e chiude la top ten Treviglio con 23.660. Anche le «zone calde» della classifica non cambiano rispetto all’anno scorso, con i paesi delle valli bergamasche sempre in difficoltà. Un dato, quello delle dichiarazioni dei redditi dei Comuni montani, che conferma tutte le difficoltà competitive dei territori dove abbondano i pensionati e i giovani sono costretti a emigrare verso aree della Bergamasca che garantiscono più opportunità. All’ultimo posto della graduatoria c’è ancora Blello, il paese più piccolo della provincia, con 12.121 euro medi. Poi troviamo Vedeseta con 13.404, Fuipiano Valle Imagna 14.187, Ornica 14.375, Valtorta 14.467, Cassiglio 14.489, Locatello 14.815, Averara 14.878, Santa Brigida 15.048 e Foppolo 15.100.

«Non esistono solo disuguaglianze di ceto, ma pesano anche le disuguaglianze geografiche e condizionano stabilmente nel corso degli anni il profilo reddituale della provincia – spiega Orazio Amboni della Cgil –. Se si escludono Bergamo, Seriate e Dalmine, tutti gli altri ambiti territoriali hanno stabilmente un reddito inferiore alla media provinciale. È necessario un ripensamento delle politiche territoriali che non punti sempre sulle medesime aree, già gravate da traffico e inquinamento». Lo stesso divario tra hinterland e valli si può rapportare a livello nazionale tra Nord e Sud, come spiega Aldo Cristadoro, data manager di Twig, che ogni anno analizza nel dettaglio i redditi dei Comuni italiani messi a disposizione dal ministero. «L’analisi del reddito pro capite evidenzia che il Nord è sempre più ricco e il Sud sempre più povero. Focalizzandosi sul reddito imponibile pro capite a livello regionale non si registrano grandi scostamenti rispetto allo scorso anno: si confermano le posizioni delle tre regioni più ricche (Lombardia, Emilia Romagna e Lazio) e delle tre regioni al fondo della classifica (Basilicata, Molise, Calabria). Ai piedi del podio la regione Trentino Alto Adige supera il Piemonte, mentre da segnalare il balzo indietro della Liguria, che in un anno perde tre posizioni a favore di Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Veneto».

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