Da Orio al Serio «spiava» Alex Britti. Indagato un ispettore della Polaria

L’INCHIESTA. L’accusa: accessi abusivi alla banca dati del Viminale, quattro persone sotto la lente. Nell’indagine sul dossieraggio «vittime» anche bergamaschi di Treviglio, Caravaggio e Dalmine.

C’era anche il cantante Alex Britti tra le (almeno) quattro persone finite illecitamente sotto la lente di un ispettore della polizia di Stato in servizio alla polizia di frontiera di Orio al Serio: il poliziotto, bergamasco, 59 anni, residente a Curno – è una delle 51 persone indagate nell’inchiesta della Procura di Milano sul «dossieraggio» nata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo e che ha fatto emergere un presunto network di «spioni», guidati dall’ex super poliziotto Carmine Gallo (ora ai domiciliari), ritenuto il braccio operativo di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera (ente estraneo all’indagine), che si è autosospeso.

Chi è Enrico Pazzali

Pazzali è un altro nome noto a Bergamo, visto che ha ricoperto il ruolo di presidente del comitato Bergamo-Brescia Capitale italiana della Cultura 2023. Pazzali presiedeva anche la «Equalize Srl» di Milano, società di sicurezza e investigazioni i cui hacker avrebbero raccolto informazioni, violando puntualmente le principali banche dati nazionali, su oltre ottocentomila soggetti, arrivando a clonare un account mail del presidente Sergio Mattarella e a «schedare» il presidente del Senato Ignazio La Russa e del presidente di «Italia Viva» Matteo Renzi. Secondo la Dia, per farlo si appoggiavano su finanzieri, poliziotti e carabinieri infedeli, che accedevano alle banche dati utilizzando un software creato dall’hacker Samuele Calamucci e che, riferisce Gallo in un’intercettazione, «abbiamo brevettato... questo algoritmo si collega con 150 database, tra cui anche quello dei giornalisti investigativi, a cui noi siamo associati... a tutti... e ti tira fuori tutto quello che esiste... ma te lo analizza...».

Quali sono le accuse

Dalle indagini è emerso che a procurare alla Equalize di Pazzali i documenti riservati su vip e politici erano in particolare un finanziere in servizio alla Dia di Lecce e un sovrintendente della polizia di Stato che lavorava al commissariato di Rho-Pero: questi due sarebbero stati pagati regolarmente dalla società per accedere alle informazioni riservate richieste. Accanto a questi c’erano altri poliziotti e carabinieri, tra loro appunto l’ispettore di Orio, un carabiniere del nucleo investigativo di Milano e poliziotto dell’ufficio passaporti di Milano. Il poliziotto in servizio a Orio deve rispondere delle accuse, aggravate e in concorso, di rivelazione di segreti d’ufficio e accesso abusivo a un sistema informatico. Agli atti risultano quattro persone

Alex Britti non utilizza l’aereo dal 1991. Motivo in più per cui risulta ancora meno giustificabile un accesso ai suoi dati personali da un ufficio della Polaria

«spiate» dal poliziotto bergamasco ma, avendo lui eseguito migliaia di controlli nelle banche dati, che per gli inquirenti «andranno vagliati uno a uno» potrebbero emergere altri casi. Le interrogazioni allo «Sdi» – così si chiama la banca dati del Viminale – su Alex Britti, indicati come «accertamenti», risalgono al 5 gennaio del 2023 e vennero eseguiti dal pubblico ufficiale al posto di polizia di frontiera degli «arrivi» di Orio, nell’ufficio del capoturno, mentre un altro controllo risale al 24 gennaio di quest’anno. Dalle carte emerge un dettaglio curioso: come riporta un articolo del 2023 e come accertato dagli inquirenti con tutte le compagnie aeree nazionali, Alex Britti non utilizza l’aereo dal 1991 perché ha paura di volare. Motivo in più per cui risulta ancora meno giustificabile un accesso ai suoi dati personali da un ufficio della Polaria.

Nell’indagine entra di striscio anche l’inchiesta sulla pandemia a Bergamo. In una telefonata del 3 febbraio scorso con il suo addetto alla comunicazione, Pazzali racconta di aver riferito a Giorgio Gori (del tutto estraneo all’inchiesta) di alcune rivelazioni uscite sulla stampa, secondo cui l’allora sindaco di Bergamo era stato intercettato in un’inchiesta archiviata: «È un atto di un’inchiesta di cui il sindaco non sapeva nulla, perché ho parlato già con Gori, gli ho mandato io l’articolo perché non sapeva di essere intercettato». Nell’inchiesta compaiono come «spiati» anche altri bergamaschi dai nomi non noti: il titolare di un’impresa con sede in via Galliari a Treviglio, una donna di Caravaggio, un uomo di Dalmine.

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