Coach si sente male alla partita, pallavolista avversaria lo salva

I SOCCORSI. Giulia Bolandrina, di Alzano, studia Scienze infermieristiche. A Pedrengo ha soccorso il tecnico locale con il massaggio cardiaco e il defibrillatore.

«Sento ancora l’adrenalina addosso e ho solo vaghi ricordi di ciò che ho fatto, ma tutti mi dicono che ho salvato la vita ad una persona, ad un uomo, ad un padre di famiglia come il mio». Queste le prime parole di Giulia Bolandrina in merito al suo intervento che ha davvero salvato la vita a Claudio Zanese.

Ma andiamo con ordine. Tutto è accaduto giovedì 24 ottobre nella palestra dell’oratorio di Pedrengo, in cui due squadre di pallavolo, Pedrengo e Alzano Sport White, dopo diverse settimane di preparazione, si ritrovavano finalmente di fronte in occasione della prima giornata del campionato di terza divisione femminile, girone A.

Giulia Bolandrina, 19 anni di Alzano Lombardo, in quel momento in campo come libero della squadra avversaria, non ci ha pensato due volte a mettere in campo le sue competenze

Il malore

Sul punteggio di 17-14 del primo set, Claudio Zanese, 60 anni, coach del Pedrengo, si accascia al suolo e rimane a terra privo di sensi. «L’arbitro ha fermato il gioco, ma io non mi ero resa conto di ciò che era successo – spiega Giulia Bolandrina – poi quando ho visto l’allenatore a terra e intorno a lui un capannello di persone, mi sono resa conto di quanto stava accadendo e sono intervenuta d’istinto, senza pensarci due volte». Giulia Bolandrina, 19 anni di Alzano Lombardo, in quel momento in campo come libero della squadra avversaria, in effetti non ci ha pensato due volte a mettere in campo le sue competenze, ma non pallavolistiche, bensì quelle maturate in anni di volontariato nella Croce Rossa e attualmente come studentessa al primo anno della facoltà di Scienze infermieristiche. Nel suo passato è doveroso citare anche un’esperienza di un mese e mezzo, maturata al termine del quarto anno del Liceo Scientifico, come volontaria in un ospedale in Zambia.

L’intervento

«Come prima cosa ho chiesto a tutti di allontanarsi ed ho permesso di rimanere a fianco del tecnico solo alla moglie e a Riccardo, un addetto del bar, che ha poi procurato il defibrillatore. Ho effettuato le manovre di primo soccorso e il massaggio cardiaco, quindi dopo la prima scossa con il defibrillatore, il tecnico del Pedrengo ha riaperto gli occhi ed ha subito ripreso conoscenza, perché ha riconosciuto tutti e si ricordava perfettamente dove eravamo e che cosa fosse successo. Quindi sono intervenute prima l’automedica e poi l’ambulanza, con cui Claudio Zanese è stato trasportato all’Ospedale di Seriate, dove è ancora ricoverato per accertamenti».

«Ancora oggi però, ripensando all’accaduto, Giulia si stupisce di se stessa. «Sono ancora sorpresa per la freddezza e la lucidità che sono riuscita a mantenere in qui momenti»

«Dopo ho realizzato»

Alla fine Giulia è uscita della palestra tra applausi e complimenti. «In realtà ho passato una notte insonne, perché solo dopo ho realizzato che il tecnico poteva anche morire e a casa c’era mio papà che si limitava a minimizzare sull’accaduto continuando a ripetere che questo sarebbe stato il mio lavoro. Sono rimasta in contatto con la figlia del tecnico, Giada, che gioca nel Pedrengo e che il mattino dopo, oltre a continuare a ringraziarmi, mi ha detto che suo padre aveva superato la notte e che davvero gli avevo salvato la vita». Ancora oggi però, ripensando all’accaduto, Giulia si stupisce di se stessa. «Sono ancora sorpresa per la freddezza e la lucidità che sono riuscita a mantenere in qui momenti. Mi era capitato di partecipare ad altri interventi simili, ma è stata la prima volta che ho operato completamente da sola e che con le mie mani sono riuscita a fare la differenza fra la vita e la morte».

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