Boom di cervi, in strada 73 incidenti l’anno

FAUNA E VIABILITA Erano assenti sulle Orobie, oggi oltre 4.000 capi. Mercoledì l’ennesimo schianto a Villa d’Almè. Motociclista in ospedale. I cacciatori: «Sono un pericolo. Ma il contenimento è difficile»

Se l’è trovato improvvisamente in mezzo alla strada. E nulla ha potuto per evitarlo. Un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze anche più gravi quello accaduto mercoledì 19 marzo, poco prima delle 23,30, sulla statale 470 della Valle Brembana, a Villa d’Almè, all’altezza di via Fonderia, qualche centinaia di metri a nord del centro abitato. Un motociclista diciottenne di Villa d’Almè, che da Zogno stava rincasando, si è scontrato con un cervo sulla strada statale, in un punto non illuminato.

Lo scontro a Villa d’Almè

Il giovane era in sella alla sua moto, 125 cc di cilindrata e proseguiva a velocità moderata. L’impatto con l’ungulato, un giovane maschio di circa due anni ma pesante circa cento chili, è stato violento. Il diciottenne è riuscito a stare comunque i sella alla moto finendo la corsa 25 metri più avanti: è riuscito poi a rialzarsi. Ad avvertire i soccorsi sono stati i carabinieri che erano in pattuglia e si sono imbattuti subito nell’incidente. Il giovane, che ha riportato ferite non gravi, è stato portato con un’ambulanza della Croce Azzurra di Almenno San Salvatore al Policlinico di Ponte San Pietro in codice giallo. È stato dimesso giovedì 20 marzo. Il cervo, a seguito dell’impatto, è morto. Il traffico è stato poi regolato dai carabinieri della Compagnia di Zogno. L’incidente accaduto mercoledì 19 marzo riporta all’attenzione la problematica degli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, in particolare proprio dei cervi, ungulato che negli ultimi anni ha fatto registrare un aumento esponenziale.

La crescita esponenziale

Assente fino agli anni Ottanta è progressivamente tornato (arrivando dalla Valtellina) anche sulle Orobie. L’ultimo censimento della Provincia di Bergamo è di 3.547 capi nel 2024 (stimati oltre 4.000). Solo nel territorio di competenza del Comprensorio venatorio alpino della Valle Brembana (a nord di San Giovanni Bianco) lo scorso anno sono stati censiti 1.075 capi (la stima reale è di 1.400, erano poche decine nel 2014), quasi un terzo di tutti quelli presenti in Bergamasca. «Il cervo, fino agli anni Ottanta, non era presente nella nostra provincia - spiega il presidente del Comprensorio brembano, Alessandro Balestra - poi sono ricomparsi e c’è stato un continuo incremento, con un boom vero e proprio negli ultimi due anni. Questo perché i boschi di latifoglie, che rappresentano il loro habitat naturale, si sono estesi. E ora, sulle strade, costituiscono un pericolo. C’è un piano di prelievo (abbattimento, ndr) ma che difficilmente si riesce a realizzare: il cervo, a differenza di camosci e caprioli - gli altri ungulati diffusi maggiormente sulle nostre montagne - è molto erratico e si muove prevalentemente di notte, quando la caccia, però, è vietata. Proprio perché erratico è difficile anche avere una stima esatta della quantità di capi presenti». Lo scorso anno il piano di prelievo del cervo in Val Brembana prevedeva l’abbattimento di 267 capi. Si è riusciti ad abbatterne 167, il 61%.

I boschi di latifoglie, che rappresentano il loro habitat naturale, si sono estesi. E ora, sulle strade, costituiscono un pericolo

Proprio i cervi, tra gli ungulati, sono coloro che causano più incidenti stradali. Nel 2024 nella nostra provincia gli incidenti stradali in cui sono rimasti coinvolti animali sono stati 99. Di questi 73 hanno visto coinvolti proprio i cervi, 22 quelli con caprioli, 3 con cinghiali e uno con la volpe.

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