Al lavoro nella stalla per dire grazie allo zio

La storia. La riconoscenza di uno studente, un regalo per lo zio malato.

Preferisce non dire nome e cognome, ma raccontare il «regalo» di suo figlio allo zio. Protagonista, un ragazzo di 17 anni che vive in zona Comonte a Seriate e frequenta il 4° anno dell’Istituto superiore Majorana. Da qualche tempo si alza ogni mattina alle 6,15 (anziché come al solito alle 7,15) e va nella vicina stalla dello zio per accudire due mucche e un vitello, qualche coniglio, qualche gallina. Poi torna casa, si mette in ordine veloce, alle 8 è in classe. Nel pomeriggio compiti. E alla sera è ancora nella stalla, riassetta il locale e gli animali fino a tarda sera.

Il diciassettenne lo fa da quando lo zio si è ammalato, è spesso in ospedale e forse non riuscirà più a condurre la stalla come ha fatto per 50 anni. Per il nipote è un modo per ringraziare quello zio che per anni, fin da quando bambino andava alla scuola dell’infanzia e fino alle medie, l’ha accompagnato alla mattina allo scuolabus e l’ha «ripreso» nel pomeriggio per riaccompagnarlo a casa.

Il diciassettenne lo fa da quando lo zio si è ammalato, è spesso in ospedale e forse non riuscirà più a condurre la stalla come ha fatto per 50 anni. Per il nipote è un modo per ringraziare quello che lo zio ha fatto per lui per anni

«Un gesto, quello di mio figlio – racconta il padre – che dimostra umanità e riconoscenza, virtù rare oggi anche negli adulti. Sono fiero di lui che senza alcuna interferenza da parte dei genitori, con senso di umanità, affetto e reciprocità si è imposto di dare una mano allo zio che non sta bene» Il suo percorso di studi più immediato sarebbe stato in una scuola di agraria, ma poi ha scelto un indirizzo tecnico. «Le due realtà non sono in contrasto fra loro – interviene il papà –, anzi si integrano, potendo attendere ai lavori di campagna e di stalla con nozioni e azioni tecniche senza dover chiedere l’intervento di altri lavoratori specializzati».

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