A Sorisole da operaio a produttore di mele. «Per la qualità serve tanto lavoro»

La storia Andrea Ravanelli con l’arrivo della pensione si è dedicato a tempo pieno al suo podere: «Non uso prodotti chimici».

Un lavoro da operaio. E poi, con l’arrivo della pensione, la scelta di cambiare vita, seguire la strada dell’agricoltura biologica e compiere una svolta green, diventando un vero e proprio produttore di mele. È la metamorfosi di Andrea Ravanelli, sorisolese dal pollice verde: 61 anni, originario di Sedrina, vive nella frazione di Azzonica e ora passa le sue giornate nel campo che ha acquistato vicino a casa, lungo via sant’Anna.

Un hobby che lo impegna dal 2018, quando è andato in pensione dalla Abb Sace di Bergamo. «È un bell’impegno perché curo il campo con trattamenti in convenzione biologico: a differenza dell’agricoltura intensiva, qui c’è tanto lavoro quotidiano, ma la passione mi ripaga anche perché spendo il mio tempo per realizzare qualcosa a cui tengo», ha spiegato Ravanelli, marito di Nicoletta Rota e padre di Mattia e Ilenia.

Oltre 300 piante

In totale, nel suo campo, ci sono una decina di filari ed oltre 300 piante. «In fondo al podere ho qualche animale di cui mi occupo: ci sono le galline, i conigli, le capre e pure gli asini, ai quali do da mangiare l’erba che taglio tra le piante, in modo da recuperarla». Ravanelli produce in prevalenza mele. «Ho le qualità commerciali, che poi rivendo sul territorio: le mele Gala, Golden, Pinova, Renette e Stark. L’anno scorso ho raccolto 20 quintali di mele. Giuncando dalla fioritura di questo periodo, per il 2022 prevedo circa 25 quintali. In più ho una ventina di piante di pere, mentre albicocche e ciliegie le tengo ad uso famigliare».

Ravanelli, aiutato ogni tanto dai parenti, usa tecniche bio e insetticidi organici. E si occupa di tutte le fasi, dal diradamento alla potatura, fino alla raccolta delle mele, in programma tra metà settembre e metà ottobre, nel momento in cui espone il cartello delle vendita e le persone vengono, sul campo o in casa, a comprare i frutti. «Su ogni pianta dirado manualmente - ha raccontato Ravanelli, che ha fatto i corsi con l’associazione Frutticultori Valle Brembana di Moio de Calvi -: non lascio tutti i frutti perché altrimenti uscirebbero piccoli e senza zuccheri. Alle persone che hanno un campo mando il messaggio di avvincersi alla natura, ma senza usare robacce perché così partono male: i prodotti chimici sono dannosi per il corpo sul lungo periodo. La mia procedura prevede un trattamento in rame e olio minerale a caduta foglie. Lo riprendo poi sotto Natale. Ad apertura delle gemme uso per l’ultima volta il rame, prima di abbandonarlo. Il trattamento per gli afidi è con l’olio di lino. Nel fiore non uso nulla perché circolano le api. In base al meteo, se piove, entro con il polisolfuro di calcio, uno zolfo cotto». Per Nicola Sala, consigliere comunale di Sorisole con delega alla promozione del territorio, «la storia di Ravanelli è uno stimolo e un incentivo a prendersi cura della natura sia per i suoi coetanei che per le persone più anziane».

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