Zuckerberg, la resa e la pretesa della libertà di menzogna

MONDO. Benvenuti nell’era della post verità e del trionfo della narrazione. La decisione di Mark Zuckerberg di eliminare la verifica dei fatti da Facebook e da Instagram ha creato scompiglio quasi quanto i recenti annunci clamorosi di Donald Trump.

L’attuale sistema, secondo il capo di Meta, suppone un metodo di censura. Appunto che ci si esprima liberamente. Se poi quanto affermato non corrisponda a verità, che importanza ha! La cosa fondamentale è che, nel caso di una informazione, essa piaccia, faccia sognare e, se possibile, guadagnare. Tutto il resto è secondario. Zuckerberg cancella così tutte le pratiche di moderazione che furono imposte dopo il diluvio di fake news e la perdita di fiducia degli utenti a seguito della disinformazione collegata alla pandemia e alla rissa politica dell’ultimo periodo del primo mandato di Donald Trump.

Adesso Zuckerberg si piega davanti al volere del neopresidente Usa e salta sul carro del vincitore. Indirettamente la sua è una mossa contro i media tradizionali che verificano le informazioni che diffondono. Il lavoro dei giornalisti è quindi una fonte di censura che pregiudica la competizione con altre reti prive di pregiudizi

Ci si dimentica che tutto questo ha gravemente concorso a polarizzare la società americana e l’ha portata sull’orlo di una catastrofe – leggasi assalto armato a Capitol Hill, 6 gennaio 2021. Adesso Zuckerberg si piega davanti al volere del neopresidente Usa e salta sul carro del vincitore. Indirettamente la sua è una mossa contro i media tradizionali che verificano le informazioni che diffondono. Il lavoro dei giornalisti è quindi una fonte di censura che pregiudica la competizione con altre reti prive di pregiudizi. In sintesi, come per la medicina - meglio curarsi sbirciando su Internet e assumendo intrugli di un qualche guaritore piuttosto che andare dal dottore. Qui è lo stesso - meglio informarsi gratis ascoltando ciò che si dice al bar o sulla piazza dei social media, piuttosto che spendere qualche euro e apprendere da professionisti del settore.

Che cosa privilegia l’algoritmo

Come ci scrive un collega esperto di nuove tecnologie di informazione di massa: «L’algoritmo non privilegia solo chi paga, ma certi temi!». Facilmente immaginabile di quali temi estremistici si parli. In breve: quello che dovete sapere lo decide l’algoritmo; se vi si può influenzare, state certi che qualcuno lo farà. A questo punto aggiungiamo noi: figurarsi cosa succederà quando, presto, ad imperare sarà l’intelligenza artificiale – con le sue falsificazioni difficili da scovare -. Prepariamoci al sorgere del ministero della «Verità», imposta dai Signori dei social media.

Come difendersi dalla deriva

La prima domanda da farsi è: come ci si può difendere da questa deriva? La risposta è che non è facile farlo. Bisogna, però, comprendere che, purtroppo, in determinati periodi storici le falsificazioni e le mistificazioni colpiscono duramente influenzando le opinioni pubbliche. È stato così da sempre; senza andare troppo lontano basti pensare al caso Dreyfus in Francia e ai Protocolli dei Savi di Sion. Sono solo cambiati gli strumenti, oggi più sofisticati. C’è davvero poco da stare allegri se si pensa che alle porte ci sono elezioni decisive in Germania, Francia e Polonia. Questi Paesi sono entrati nel mirino del populismo e dell’estremismo. Ma in presenza di ampie fasce di popolazione che si informa sui social media non è più possibile fare finta di nulla anche perché sono sorti ora persino rischi per la democrazia e per le istituzioni. Bisogna intervenire.

Regolamenti e censure

In Russia Putin ha vietato alcuni social media occidentali dopo il mezzo fallimento di sostituirli con varianti nazionali. In Europa, invece, ci si è lanciati in regolamenti vari. Su tutti il EU Digital Services Act, ora in vigore. Serve applicarlo e colpire i social media nel loro punto debole, il portafoglio, nel momento in cui essi barano. Le leggi ci sono; che siano applicate con una tempistica immediata.

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