Zelensky, Trump e l’Europa in disparte

MONDO. Il discorso di fine anno del presidente ucraino Zelensky è stato quello che ci si aspettava dall’uomo che abbiamo imparato a conoscere in questi tre anni: orgoglioso, commovente, abile, con la giusta dose di retorica.

Il discorso di fine anno del presidente ucraino Zelensky è stato quello che ci si aspettava dall’uomo che abbiamo imparato a conoscere in questi tre anni: orgoglioso, commovente, abile, con la giusta dose di retorica, formidabile nel mobilitare lo spirito degli ucraini, attento a mettere in risalto non solo i loro enormi sacrifici ma anche, in un momento in cui i sondaggi non parlano a suo favore, i risultati ottenuti dalla dirigenza nel tessere rapporti internazionali. Un gran discorso, insomma, in cui il leader e il politico si sono avvicendati senza fatica né attriti.

La fiducia nel sistema politico Usa

Qual è stata, però, la sostanza politica? Zelensky ha parlato agli ucraini, lanciando però messaggi precisi anche oltre confine. Per esempio, ha enfatizzato il ruolo degli Usa nell’appoggiare la lotta dell’Ucraina contro l’aggressore russo e si è detto convinto che il vecchio-nuovo presidente Trump saprà fermare Putin e ottenere per Kiev una «pace giusta». E qui bisogna fare attenzione: Zelensky, con finezza, fa capire che la sua fiducia è riposta non tanto in Trump quanto nel sistema politico americano, in tutti i personaggi della politica, dell’economia e della cultura che considerano l’Ucraina il primo bastione della lotta per la libertà. Il che non toglie, diciamolo di passaggio, che Zelensky e i suoi non siano pronti a cogliere gli elementi di novità che il cambio alla Casa Bianca potrà comportare: la missione del ministro degli Esteri Sybiga in Siria, e il suo incontro con l’ex terrorista ora statista Al Jolani, dimostra il pragmatismo con cui Zelensky (su cui sia Trump sia Musk hanno ironizzato, trattandolo anche da mendicante o sfruttatore) segue l’evoluzione delle questioni Usa.

Stop al gas russo verso l’Europa

Il peso dato agli Usa è stato tolto alla Ue, citata poco e di sfuggita. Ieri, mentre l’Ucraina interrompeva il passaggio del gas russo verso l’Europa, qualcuno parlava di una insoddisfazione di Kiev per le divisioni interne alla Ue (vedi Ungheria e Slovacchia) e per un sostegno non pari alle attese. Ma da sempre l’Ucraina (come peraltro la Polonia, i Baltici, la Romania e i Paesi del Nord Europa) conta più su Washington che su Bruxelles. Lo faceva già con Petro Poroshenko. Ed è con la presidenza Zelensky che nel 2022 è stato fatto saltare il gasdotto Nord Stream, danneggiando la Russia ma anche l’Europa, di fatto consegnata, dal punto di vista energetico, alla dipendenza dagli Usa.

Ma l’idea, ripetuta nel discorso, è sempre quella della «pace giusta», la cui natura resta da definire. Di recente Zelensky ha detto che l’Ucraina non ha la forza per recuperare con le armi i «territori temporaneamente occupati» (questa la definizione ufficiale), ma che li riotterrà per via diplomatica

E poi ci sono le prospettive. In un passaggio di grande intensità emotiva, Zelensky ha citato la Crimea e le città occupate dai russi, dicendo che le popolazioni locali aspettano il ritorno dell’Ucraina e garantendo loro che l’Ucraina tornerà presto. Ma l’idea, ripetuta nel discorso, è sempre quella della «pace giusta», la cui natura resta da definire. Di recente Zelensky ha detto che l’Ucraina non ha la forza per recuperare con le armi i «territori temporaneamente occupati» (questa la definizione ufficiale), ma che li riotterrà per via diplomatica. Cioè l’esatto contrario di ciò che ormai quasi tutti pensano, vale a dire che il prezzo della pace sia, per Kiev, la rinuncia a una porzione di territorio.

Putin disposto alla trattativa?

Naturalmente è possibile che Zelensky sappia cose che noi non sappiamo. L’unica cosa certa, al momento, è che gli attori di questo dramma, senza eccezione, si aspettano novità dal ritorno di Trump alla Casa Bianca. E considerate le voci che arrivano da Mosca, che parlano di un Putin costretto a mediare tra Elvira Nabiullina, governatrice della Banca Centrale e custode dei complessi equilibri finanziari della Russia, e gli esponenti del complesso militar-industriale, vien da pensare che anche al Cremlino l’idea di una trattativa non sia così sgradita.

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