L'Editoriale
Mercoledì 30 Ottobre 2024
Voto ligure, il precedente non è servito a sinistra
ITALIA. E adesso si tirano le somme. In Liguria, vincitori e vinti alle prese con un risultato politico-amministrativo che ha quasi dell’incredibile tanto era inatteso. E che potrebbe anticiparne altri di eguale segno. Ha vinto Marco Bucci, sindaco di centrodestra di Genova.
È stato sconfitto Andrea Orlando, ex ministro piddi. Fino a poche settimane fa il centrodestra ligure, al potere da quasi dieci anni, spiazzato da un’inchiesta giudiziaria devastante e addirittura dagli arresti domiciliari del governatore Giovanni Toti, era a terra: sconfitta sicura per l’unico candidato possibile alle elezioni regionali, Marco Bucci, il sindaco-manager del nuovo ponte Morandi, forzato a candidarsi da Giorgia Meloni: «Sei la nostra unica possibilità». Il candidato del centrosinistra Orlando, era invece considerato il vincitore arcisicuro (un po’ come Bersani alle elezioni del 2013…): si contavano nei sondaggi almeno dieci punti di distacco dall’avversario. È finita come è finita, ha vinto Bucci: per poco, ma perché quei famosi dieci punti di Orlando sono diventati fumo. Per l’ex «campo largo» un autentico capolavoro tattico: senza dubbio la sanzione definitiva della sua scomparsa dalla scena politica. Vediamo perché.
Il centrosinistra in Liguria è destinato a farsi del male da solo. Ricorderà il lettore quando, era il 2015, l’allora segretario del Pd Matteo Renzi candidò in una regione tradizionalmente «rossa» l’ex diessina Raffaella Paita che aveva battuto Sergio Cofferati alle primarie di partito
Il centrosinistra in Liguria è destinato a farsi del male da solo. Ricorderà il lettore quando, era il 2015, l’allora segretario del Pd Matteo Renzi candidò in una regione tradizionalmente «rossa» l’ex diessina Raffaella Paita che aveva battuto Sergio Cofferati alle primarie di partito. L’ex segretario della Cgil, ligure solo di residenza, se ne andò dal Pd sbattendo furibondo la porta e lanciò una candidatura «di sinistra» destinata a silurare proprio la Paita. E ci riuscì. Risultato: vinse Giovanni Toti e per la prima volta il centrodestra conquistò la Liguria tenendosela stretta fino allo scandalo di quest’anno. Ora il centrosinistra ha fatto il bis: il Pd avrebbe voluto coinvolgere anche i renziani liguri (tra cui ancora la Paita) per fare il pieno delle forze, ma l’alleato Conte non ha voluto saperne minacciando di dare forfait: «O noi o lui». Il Pd se ne è fatta una ragione e Orlando ha perso. Anche perché il M5S, dilaniato dalle lotte fra Conte e Grillo, in queste elezioni è praticamente sparito, dimezzando il già misero risultato delle scorse europee. Conte è serafico: «Ci riprenderemo». Ma nel Movimento cominciano a pensare che anche la sua stagione sia ormai agli sgoccioli.
Ora si guarda all’Emilia Romagna
Si consola Elly Schlein che porta il Pd al 28%, primo partito, quasi il doppio di Fratelli d’Italia, un grande risultato, ma reso amaro dalla sconfitta di Orlando. Se Schlein si fosse opposta agli aut aut di Conte profilandosi come la leader della coalizione, probabilmente Bucci sarebbe stato sconfitto: per poco, ma sconfitto. Ora si guarda con tremore non tanto all’Emilia Romagna ma di sicuro all’Umbria e, più in là, alla Puglia e alla Campania l’anno prossimo.
Si consola Elly Schlein che porta il Pd al 28%, primo partito, quasi il doppio di Fratelli d’Italia, un grande risultato, ma reso amaro dalla sconfitta di Orlando. Se Schlein si fosse opposta agli aut aut di Conte profilandosi come la leader della coalizione, probabilmente Bucci sarebbe stato sconfitto: per poco, ma sconfitto
Nel centrodestra il risultato dà ragione a Giorgia Meloni, leader vera della sua coalizione, che ha imposto Bucci contro tutti (e lo ha rinfacciato agli alleati un minuto dopo la vittoria) cercando di chiudere tra due parentesi la vicenda giudiziaria di Toti. Solo Matteo Salvini in campagna elettorale ha ricordato l’esperienza dell’ex governatore che a lui era molto vicino. Sta di fatto però che la vittoria di Bucci è nei fatti in continuità proprio con la gestione del suo predecessore i cui fedelissimi sono stati in buona parte rieletti. Per il momento nelle regionali del 2024 il centrodestra segna un quattro a uno sul centrosinistra. Come dice Andrea Orlando: «Bisognerebbe decidere una volta per tutte il format». Il format.
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