L'Editoriale
Lunedì 12 Giugno 2023
Vertice di Vilnius, fase decisiva per il futuro
dell’Ucraina
MONDO. Con il lancio della controffensiva di Kiev siamo entrati nella fase decisiva dell’attuale campagna militare.
Se nell’arco di una manciata di settimane le Forze armate ucraine non sfonderanno le linee di difesa russe le speranze di «reconquista» si ridurranno notevolmente.Zelensky avrà comunque tempo fino alla fine di dicembre per raggiungere una situazione sul terreno utile per iniziare un negoziato che abbia un qualche senso. Il 2024 è un anno di elezioni – non solo in Ucraina e in Russia ma anche negli Stati Uniti e non è detto che il prossimo presidente Usa desideri continuare a sostenere il peso di un conflitto così dispendioso.
Il tono delle dichiarazioni, provenienti dagli ambienti politici russi, risente della comprensione di stare vivendo un momento topico.Un deputato è giunto a chiedere la consegna di altre regioni tra cui quelle di Odessa e Kharkov per chiudere la disputa. Anche se ieri era domenica al Cremlino si è lavorato senza sosta. Nessuna trattativa, è stato ribadito, è possibile. «La controffensiva è fallita», ha già sottolineato Putin. I notiziari delle agenzie di stampa assomigliano a bollettini dal fronte.
Se li si leggono con attenzione si scopre che anche le retrovie in Russia sono interessate da azioni diversive. Le ferrovie sono il primo obiettivo, poiché il traffico militare dei mezzi o carichi pesanti avviene proprio su rotaia. Quindi dalla regione occidentale confinante di Belgorod fino alla meridionale Crimea intere linee sono paralizzate.
Per quanto riguarda la controffensiva vera e propria, cosa stia accadendo lo sanno solo le intelligence e i militari dotati di satelliti. Il fronte è lungo migliaia di chilometri e le direzioni d’attacco sono le più diverse.
L’inondazione, provocata dall’esplosione della diga di Kakhovka, ha per il momento chiuso la strada per l’assalto diretto alla Crimea, il vero nocciolo della contesa russo-ucraina. Il suo canale di approvvigionamento idrico – collegato ai bacini del Dniepr – è già a secco, quindi nella penisola contesa si prevede un’estate di sete.
Leggendo i notiziari, si ricava la sensazione che gli ucraini stanno avanzando lentamente, tra non poche difficoltà. Importanti, però, sarebbero le loro perdite. I russi, al contrario, si preparano al peggio: continuano a tentare di reclutare più volontari possibili, offrendo stipendi da sogno, per evitare una nuova mobilitazione che potrebbe mettere il Paese in ginocchio. Da quanto scrivono i blogger nazionalisti, tali sforzi non portano, però, successi.
Sempre loro raccontano come lo scambio di «gentilezze» tra i militari, il capo della compagnia privata Wagner Prigozhin, il leader ceceno Kadyrov e frange patriottiche rimanga intenso.
Che il tempo sia diventato ancor di più prezioso è dovuto anche all’appuntamento del summit dell’Alleanza atlantica di Vilnius, giusto tra un mese. In quella sede, di fatto, si potrebbe definire una nuova architettura di sicurezza continentale per i prossimi decenni. In questo senso stanno premendo i membri orientali della Nato. L’Ucraina, armata fino ai denti, potrebbe essere - a questo punto in una qualche forma - inserita sotto l’ombrello occidentale proprio per garantirle libertà e indipendenza dalla Russia. Adesione forse no, ma quasi.
Del resto nel 1994, con la firma del memorandum di Budapest, Kiev consegnò le sue armi atomiche, ereditate dall’Urss, in cambio di garanzie internazionali (non rispettate dal Cremlino nel 2014 e 2022) sulla sua sovranità e integrità territoriale. Presentarsi a Vilnius da potenziale vincitore per Zelensky potrebbe essere vitale.
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