L'Editoriale / Valle Seriana
Venerdì 12 Marzo 2021
Vaccinazioni
e Aria da cambiare
La verità è che siamo assolutamente d’accordo con la vicepresidente della Regione (e assessore al Welfare e Salute) Letizia Moratti quando dice che «il virus corre e noi dobbiamo essere più veloci di lui». E proprio per questo la gestione della somministrazione dei vaccini ci pare inaccettabile. Semplicemente. Siamo consapevoli che l’operazione è tutt’altro che facile (anzi...), ma in tre settimane dal via della campagna per la vaccinazione degli over 80 ne abbiamo viste davvero di ogni. Il grave è che passano i giorni e il quadro non accenna a migliorare e non basta gonfiare il petto e parlare di eccellenza lombarda (quasi a prescindere) se poi alle parole non seguono i fatti. O peggio ancora la situazione non cambia. Che una campagna del genere avesse bisogno del giusto rodaggio è nelle cose e avremmo trovato ingeneroso puntare il dito nella fase iniziale, ma «la coda degli anziani fuori dal centro vaccinale di Niguarda per gli errori di Aria che manda 900 convocazioni al posto delle 600 previste è una vergogna!». Con tanto di punto esclamativo messo non da noi, ma da Guido Bertolaso, consulente per la campagna vaccinale della Regione.
L’episodio milanese fa il paio con le decine di segnalazioni ricevute in queste tre settimane nella nostra provincia: si va dagli sms di convocazione ricevuti a notte fonda per il mattino dopo, a centri dove c’erano i vaccini ma non le persone da vaccinare. E che dire degli smistamenti tra i vari poli della Bergamasca decisi sulla base di ogni criterio possibile tranne quello geografico? Roba da Google maps, per intenderci. Sullo sfondo, l’aggravante che i destinatari di questa fase vaccinale sono in primis gli over 80, fascia fragile, delicata e non proprio facile da spostare su e giù per la provincia in autonomia e senza un adeguato preavviso. Nulla di personale, comunque, considerando che la situazione si è ripetuta, seppure con minore frequenza, per gli insegnanti: qualcuno ha dovuto scendere dalla cima della Val Brembana per farsi vaccinare a Clusone: 80 km ad andare e altrettanti a tornare, se la situazione non fosse drammatica ci sarebbe pure da sorridere.
Senza tanti giri di parole, la gestione informatica della campagna vaccinale si è rivelata fin qui molto carente, a tratti fallimentare. E lo conferma la stessa decisione della Regione di affidarsi per la fase massiva ai canali delle Poste italiane, sperando che i tempi medi siano migliori di quelli di una raccomandata sennò siamo davvero nei guai. Una bocciatura senza appello per Aria, acronimo di Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti, nata dalla fusione di diverse società che a tratti pare essere riuscita nella non facile impresa di assorbire il peggio di ognuna, quasi moltiplicando i problemi di quel mezzo carrozzone dell’era formigoniana che era Lombardia Informatica.
Ma in generale che ci sia qualche problema non secondario a Palazzo Lombardia lo conferma anche il cambio di assessore alla Sanità nel bel mezzo di una pandemia, percezione suffragata dalla rotazione di ben 3 direttori generali: 2 in 8 mesi e l’ultimo pescato in Veneto. Per tacere di qualche consulenza esterna che ha «dimenticato» 323 mila bergamaschi sui 740 mila nel Piano di vaccinazione massiva: qui, nella provincia più martoriata d’Europa.
Ecco, se questa è l’eccellenza, scusate, ci basterebbe una sana normalità. Quella di cui abbiamo bisogno come l’aria (rigorosamente in minuscolo) soprattutto ora che i vaccini stanno arrivando e non si può più sbagliare. Nemmeno di un chilometro o di una dose. Perché come ha detto il governatore Attilio Fontana «ci sono stati errori sulla parte informatica e sono il primo a innervosirmi». Ecco, si figuri noi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA