Vaccinarsi, scelta
di responsabilità

Il tema del vaccino anti Covid-19 è un tema emotivamente carico. Tutti, anche chi ha scelto di vaccinarsi, hanno almeno una piccola dose di timore. Cosa più che comprensibile. Da questo, però, non è giusto pensare che il vaccino sia dannoso o - peggio - che ci sia in atto un esperimento mondiale per modificare il Dna delle persone e privarle delle loro difese immunitarie. Se questi sospetti fossero minimamente fondati uno non farebbe vaccinare sé stesso, i propri genitori o i propri figli. Tutti i dati scientifici a livello mondiale confermano invece l’efficacia e l’affidabilità dei vaccini. Ma oltre i dati c’è una responsabilità condivisa. Il fatto che vogliamo evitare una malattia pericolosa e proteggere noi stessi, i nostri cari e le persone più fragili. Su questo possiamo essere tutti d’accordo, perché ci teniamo alla salute e alla vita.

Il Covid è una malattia seria, che ha fatto milioni di morti e anche tra noi non c’è chi non ha avuto almeno un parente o amico che ne sia rimasto vittima. Per proteggerci abbiamo a disposizione un’arma in più, oltre al distanziamento, la mascherina e all’igiene delle mani: i vaccini. Un rimedio semplice che ci ha già permesso di toccare con mano i suoi effetti benefici: meno morti, meno contagi, meno persone in terapia intensiva. E soprattutto un ritorno alla quasi normalità che permette alle persone di muoversi, di incontrarsi, di lavorare e ai ragazzi di andare a scuola. Non poco, se pensiamo a come eravamo messi solo un anno fa.

Il tema della vaccinazione rientra poi nel compito della nostra Costituzione che è quello di tutelare la salute come «diritto dell’individuo e interesse della collettività» (art. 32). Proteggere la salute dei cittadini, è soprattutto un dovere delle competenti autorità dello Stato, del Servizio sanitario nazionale e di tutte le istituzioni pubbliche, ma è anche un compito affidato a ciascun cittadino, prima di tutto per senso di solidarietà e fratellanza. Se poi questo non bastasse c’è l’obbligo di «non recare danni certi ad altri» cosa di cui, se accertata, si risponde penalmente. Anche il Comitato nazionale di bioetica basandosi sull’evidenza scientifica che il rischio individuale di ammalarsi è molto superiore alle eventuali complicanze del vaccino, richiama alla responsabilità sociale, esprimendo una preferenza per l’adesione spontanea al vaccino rispetto all’imposizione. Tuttavia se perdura la gravità sia della situazione sanitaria, sia la limitazione a lungo termine delle attività sociali e economiche, sia l’aumento della povertà, il Comitato non esclude la possibilità di introdurne l’obbligatorietà, come norma emergenziale e transitoria.

La Chiesa, dal canto suo, si è espressa chiaramente al riguardo, sia sulla accettabilità morale dei vaccini, con una nota della Congregazione per la Dottrina della Fede (21 dicembre 2020), sia sul dovere di vaccinarsi. «Vaccinarsi è un’opzione etica, perché ti giochi la vita, ma ti giochi anche quella degli altri» ha detto Papa Francesco. «Opzione» vuol dire che la Chiesa esorta, raccomanda, indica ciò che è bene per le persone, ma non obbliga nessuno, perché ha stima della coscienza e libertà di ognuno, beni massimi davanti a Dio. Per questo non chiede il green pass per partecipare alla Santa Messa. Ma chiede un comportamento corretto e senso di responsabilità. Detto questo, rispetta chi la pensa diversamente, ma non ammette chi diffonde timori o contribuisce a spaventare le persone e a mettere in pericolo la loro vita se tardano a vaccinarsi. La Conferenza episcopale italiana ha fatto presente (8 settembre 2021) come «la ripresa delle attività pastorali, invita, nella necessaria prudenza e nel rispetto delle norme vigenti, ad avere un surplus di cura delle relazioni (…) per mettere al centro ancora di più l’incontro tra le persone». I nostri vescovi chiedono pertanto di incentivare l’accesso alle vaccinazioni per i ministri straordinari dell’Eucaristia, i catechisti, i coristi e cantori, i volontari nelle attività ricreative e chi è coinvolto in attività caritative. La pastorale deve poter essere svolta in sicurezza. Un invito alla responsabilità personale per un bene più grande come quello della comunità. Ciò che ci è mancato e che tutti vorremmo poter fare in libertà, è proprio questo poterci incontrare, parlare, sorridere e - speriamo presto - anche darci la mano e abbracciare. Poter recuperare una vita sociale e comunitaria più gioiosa e fraterna. Se oggi dobbiamo adempiere ad alcune cose e stiamo rinunciando ad altre è soltanto perché domani le possiamo fare di nuovo. E riscoprirne tutta la bellezza.

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