Usa soli, l’isola europea non c’è più

MONDO. La Bella addormentata nel bosco si è finalmente svegliata. Non ha trovato però il Principe azzurro pronto a riportarla al castello. Ha trovato invece il ruvido patrigno che in modo assai brusco l’ammonisce che d’ora in poi dovrà badare a se stessa perché non ha nessuna intenzione di continuare a provvedere al suo sostentamento.

Fuor di metafora, l’Europa s’è svegliata dal lungo, felice sonno popolato da generose elargizioni di welfare e ha avuto una brutta sorpresa. S’è sentita dire dal suo vecchio alleato che d’ora in poi non dovrà più far conto su di lui. Fine della copertura militare e pure del trattamento di favore finora goduto nell’interscambio commerciale. L’aspettano nuovi, pesanti dazi. Pesanti le misure annunciate, pesanti i modi usati. Fosse tutto qui, i danni sarebbero limitati per l’Europa. Potremmo considerare questa una bega in famiglia. Sono certo improvvidi i modi, ma sono comprensibili le richieste avanzate da Trump. Dopo la caduta del Muro di Berlino sono venute meno le ragioni di un così massiccio impegno militare dell’America a difesa del fronte orientale dell’Occidente. Pure ammissibile è la richiesta degli Stati Uniti di far rientrare la loro bilancia commerciale con l’Europa dal forte deficit che accusa. Anche in questo caso si potrebbe ripetere che tra alleati si sarebbe comunque potuto ricorrere a modi meno rudi per risolvere la vertenza. Ma tant’è.

Cambiano i rapporti

Ci sono solo competitori, quando non puri nemici

Il grave di tutto questo è che, purtroppo per l’Europa, i modi sono rudi come la sostanza. Ci annunciano che s’è chiusa l’epoca dell’alleanza storica tra Stati Uniti ed Europa. Per Trump non ci sono più alleati. Ci sono solo competitori, quando non puri nemici. Ne abbiamo avuto la riprova sul comportamento adottato dal presidente americano sulla questione Ucraina. Al di là di ogni considerazione di opportunità e di galateo istituzionale, il Capo della Casa Bianca ha puntato dritto al sodo. Non ha riconosciuto alcun ruolo all’Europa in una vicenda in cui, pure, essa avrebbe tutti i titoli (per il contributo finanziario e militare offerto) e l’interesse geopolitico (per la minaccia incombente ai suoi confini) per essere parte in causa di ogni trattativa per la pace con la Russia di Putin. Trump non ha voluto nemmeno sentir parlare di coinvolgimento del Vecchio continente. «America first» significa «America alone». Sta trattando il destino dell’Ucraina, una nazione aggredita, bombardata, depredata, disperatamente impegnata a difendere la sua sovranità, come un’occasione propizia per fare affari. È disposto a lasciare il suolo (Crimea, Donbass, Zaporizhzhia, forse l’intera Ucraina) a Mosca per avere il sottosuolo (le famose terre rare). Di più: Trump tratta Kiev come merce di scambio con Putin per ottenere vantaggi su altri scacchieri (in particolare in Medioriente) e/o su altre materie: energia, industria, tecnologia.

Manca la reazione

L’Europa soffre la sua emarginazione ma non sa come reagire. Un po’ non si rende debitamente conto della nuova condizione in cui si trova. Un po’ non sa bene dove parare. Un po’ non è attrezzata per affrontare la sfida che l’aspetta. Ha sognato per ottant’anni di essere l’unica, felice isola di pace in un mondo flagellato da continue guerre. Ora che s’è bruscamente svegliata, scopre che la sua è l’isola che non c’è. Se ne stanno rendendo conto i governi, che faticano a concordare le reazioni (esercito europeo sì o no, fondi dell’Ue o dei singoli Stati, guida unica o collegiale, in tempi stretti o lunghi). Fatica molto più l’opinione pubblica a capire, mentre sente forte la tentazione di sottrarsi alla difficile, rischiosa sfida che l’aspetta. Troppo allettante è il sogno di continuare a vivere in un’isola felice in cui si innalzano bandiere della pace e si recitano vieti slogan antimilitaristi, come se bastassero ad allontanare guerre e rovina. Troppo sconfortante per i pacifisti delle marce è accettare che quella isola ormai non c’è più. Ce lo ha ricordato Trump con rozzezza, ma purtroppo con un pieno di realismo.

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