Un’Atalanta europea e un lavoro di squadra

ITALIA. Stiamo ai fatti: oggi con l’inaugurazione della nuova curva Sud si chiude il restyling dello stadio di Bergamo, da tempo sponsorizzato Gewiss.

Nel giro di 5 anni e 4 mesi, con in mezzo la pandemia e tutte le conseguenze (anche economiche) del caso, è stato completamente rinnovato un impianto che nella sua struttura originaria risale al 1928, con annessi e connessi: in primis i vincoli storico-architettonici che hanno impedito interventi più radicali e anche un sensibile aumento della capienza. In questo stesso lasso di tempo l’Atalanta, proprietaria dello stadio dal 2017, ha scalato posizioni su posizioni nel calcio nazionale e continentale: un percorso culminato nel maggio scorso con l’incredibile (storica, indimenticabile, pazzesca, l’aggettivo sceglietelo voi, nessuno sarà mai abbastanza adeguato...) conquista dell’Europa League a Dublino.

La società nerazzurra è tra le poche (pochissime, si contano sulle dita di una mano) italiane proprietarie del proprio stadio, quella che invece è quasi la normalità nei maggiori tornei europei. In questi anni ha speso oltre 100 milioni di euro per dare un volto nuovo, moderno e confortevole a un impianto che va per i 100 anni di vita e che prima del restyling li dimostrava tutti. Una spesa andata ben oltre le previsioni anche perché le conseguenze della pandemia si sono fatte sentire - e tanto - sul costo delle materie prime e anche sulla semplice organizzazione dei lavori. Ma anche perché con tutti i limiti del caso e i vincoli architettonici si è voluto realizzare un prodotto di livello: poi può piacere o meno (ci mancherebbe, de gustibus...) ma sul fatto che questo sia uno stadio europeo e all’altezza dei traguardi raggiunti in questi anni c’è poco da discutere.

Cosa è stato fatto nello stesso arco di tempo nel resto del Paese? Poco o nulla. L’ultimo stadio nuovo è lo «Stirpe» di Frosinone, inaugurato nel 2017 ma dopo uno stop ai cantieri durato 30 anni. Trenta, incredibile ma vero. Udine è invece un esempio virtuoso: nel giro di poco meno di due anni lo stadio è stato rimesso a nuovo conservando la tribuna e ricostruendo il resto, ma stiamo parlando di una struttura degli anni ’70, quindi con una certa agilità di manovra. La stessa che ha avuto la Juventus per realizzare la sua nuova casa sorta sulle ceneri di un «Delle Alpi» costruito per i Mondiali del 1990 e demolito meno di 20 anni dopo.

Per il resto torniamo ai fatti: il Belpaese è un florilegio di progetti, rendering, annunci e false partenze. A poco più di 50 km da Bergamo sta andando in onda l’ennesimo psicodramma sul futuro di San Siro dopo che Inter e Milan hanno rinunciato all’ipotesi di costruire uno stadio di proprietà a testa. A Firenze sono iniziati i lavori ma non c’è sicurezza sui fondi (nota bene, pubblici), idem a Cagliari mentre a Bologna si è in attesa di qualcosa ma non si sa cosa, per tacere del fantomatico stadio della Roma e di decine di altri progetti, tutti rimasti sulla carta.

Anche per questo il risultato che la famiglia Percassi ha tenacemente inseguito e raggiunto è qualcosa di straordinario e se possibile lega ancora di più società, squadra e territorio. Per decenni si è inseguita la chimera di uno stadio nuovo in città o appena fuori (ovunque...) per poi alla fine scegliere di restare lì dove tutto era iniziato quasi un secolo fa. Direzione intrapresa tra l’altro da diverse città europee: Londra, Bilbao, Berna, Stoccarda, Barcellona, Madrid per citarne alcune. Una partita dove Palafrizzoni ha giocato una parte fondamentale, prima decidendo di vendere (non svendere, rilievi del genere sono già stati giudicati non fondati nelle sedi opportune, il resto è buono solo per la canea dei social...) l’impianto e poi affiancando l’Atalanta nelle complesse fasi del percorso urbanistico. Un dato esemplificativo: 6 passaggi in Consiglio Comunale.

Davvero un lavoro di squadra per una scelta che non è stata facile e nemmeno condivisa da tutti ( assolutamente normale...) ma che alla fine si è rivelata vincente. Come la storia dell’Atalanta di questi ultimi anni, i prossimi si giocheranno in uno stadio - di fatto - nuovo e capace di legare passato e futuro per guardare a nuove sfide. Bentornati a casa.

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