L'Editoriale
Lunedì 26 Settembre 2022
Una nuova economia non è un’utopia
Dal suo primo giorno di pontificato Papa Francesco ha espresso, con la sua ormai proverbiale determinatissima dolcezza, circostanziate critiche all’attuale modello economico e allo strapotere della finanza, definita «una cosa gassosa», a scapito dell’economia reale.
Il 1° maggio del 2019 ha inviato ai giovani economisti di tutto il mondo un messaggio con un incipit forte e chiaro: «Cari amici, vi scrivo per invitarvi ad una iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare un’economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda». In quella stessa esortazione, così amorevolmente confidenziale e al tempo stesso così energica e inequivocabile, il Santo Padre concludeva fissando l’appuntamento ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020. La spaventosa irruzione pandemica e il conseguente periodo di lockdown non hanno reso possibile tutto ciò. L’evento è stato così ripensato in modalità digitale e ha avuto luogo, sempre ad Assisi, dal 19 al 21 novembre 2021.
Finalmente quest’anno, dal 22 al 24 settembre, più di mille giovani sono giunti ad Assisi da 120 Paesi del mondo per partecipare alla terza edizione di «Economy of Francesco». Nell’attuale cupezza di scenario legata soprattutto alla guerra in Ucraina, Papa Francesco ha sollecitato l’urgenza di una comune, fattiva riflessione sulla decostruzione di schemi logici e strutturali oramai inadeguati al governo del presente e all’ideazione e alla messa a fuoco di un vero e proprio nuovo processo economico. Ha evidenziato come le nuove generazioni vivano oggi tempi assai difficili tra crisi ambientale, pandemie e guerre che portano morte e distruzione, rivolgendo un accorato monito a noi adulti «che non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace». «Voi giovani - ha sottolineato - siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa che sta andando in rovina». Più eloquente di così il messaggio non avrebbe potuto essere: quando alla comunità civile e alle imprese mancano le capacità dei giovani, è tutta la società che appassisce. Manca la creatività, l’ottimismo, manca l’entusiasmo e il coraggio che portano a rischiare, a essere meravigliosamente imperfetti perché sempre carichi di umanità e di voglia di fare. Una società e un’economia private dell’energia prorompente e della capacità di sognare dei giovani perdono slancio e orizzonti, tendono al pessimismo e alla quadratura di cerchi sempre più striminziti, si fanno più ciniche e speculatrici.
«Voi ci siete: non solo ci sarete domani, ma ci siete oggi: voi non siete soltanto il non ancora, siete il già, siete il presente». Con queste parole il Papa ha invitato i giovani a uscire una volta per tutte dal paradigma economico del Novecento, guidati da «una visione nuova dell’ambiente e della terra». L’utopia può e deve diventare splendida realtà, come nel «Patto» firmato al teatro Lirick di Assisi dalla 14enne Lilly Ralyn Satidtanasarn a nome di tutti i partecipanti e dello stesso Pontefice. Questo Patto ci dice che un’economia che mira essenzialmente all’accumulo, al consumo e allo spreco è alla base non solo di emarginazioni sociali e di un incremento delle povertà, ma diviene essa stessa causa del depauperamento di risorse naturali e dello stravolgimento di ecosistemi vitali. Da qui il richiamo pressante a promuovere attività che siano al servizio del bene comune e che si sviluppino nella prospettiva di «un’economia sostenibile».
Segnali positivi in questa direzione stanno giungendo finalmente dall’Europa, dove la diffusa crisi sanitaria ha contribuito a fare emergere un clima più solidale, che ha portato alla creazione di un debito collettivo che ci si augura possa avere un ulteriore seguito per sostenere i Paesi membri dai notevoli danni provocati dalla guerra in corso. Nella direzione della «sostenibilità» indicata dal Papa vanno sia il piano Green new deal, sia il fondo New Generation Ue, che impegneranno mille miliardi nel decennio 2021-2030 con l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni entro il 2050. Sono questi i primi passi di un percorso lungo e scosceso da affrontare e superare tutti insieme, senza retorica, utilitarismi di casta e belle intenzioni di facciata. La luce in fondo al tunnel ce l’ha indicata Papa Francesco, invitandoci ad avere coraggio e ad agire in modo scandalosamente evangelico.
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