Un cambio di passo nelle parole della Bce

Economia. «Si prevede che l’inflazione sarà troppo elevata per un periodo di tempo troppo lungo». Christine Lagarde ieri ha aperto con queste parole la sua conferenza stampa a Francoforte. Una scelta non casuale, che segnala come per la Banca centrale europea l’obiettivo prioritario rimanga tutt’oggi il contrasto all’aumento generalizzato dei prezzi al consumo nell’Eurozona.

Un obiettivo da perseguire con il «vecchio» metodo del rialzo dei tassi d’interesse, incrementati ieri di altri cinquanta punti base, per arrivare fino al 3,50% per le operazioni di rifinanziamento principali, il livello più alto dal 2008. Se il denaro è più costoso, se quindi mutui e prestiti diventano più cari, infatti, l’economia e l’inflazione dovrebbero raffreddarsi.

A una settimana dal crac della banca regionale statunitense Silicon Valley Bank, con tutti gli scossoni che ciò ha causato nelle Borse di tutto il pianeta, e specialmente sulle due sponde dell’Atlantico, è rimasto dunque deluso chi si attendeva un atteggiamento della Bce più cauto sui tassi, da lasciare invariati o al massimo da incrementare di venticinque punti base. Nonostante ciò, la prima reazione delle Borse alle decisioni della Bce non è stata affatto catastrofica. I listini europei hanno anzi recuperato terreno, con la nostra Piazza Affari che ha chiuso a +1,38%. Come si spiega tale apertura di credito da parte degli investitori? Perché stavolta non è prevalso il timore che una stretta troppo decisa della politica monetaria possa accelerare l’avvicinarsi di una recessione?

Per provare a rispondere, ci si può rifare alla massima di un importante banchiere centrale del passato, Ben Bernanke, governatore della Federal Reserve dal 2006 al 2014. Bernanke una volta disse che la politica monetaria è fatta solo per il 2% di azione e invece per il 98% di parole. Nel comunicato stampa ufficiale della Bce, ieri, mancavano per esempio alcune parole che erano state invece utilizzate dopo la riunione dello scorso febbraio. Anche allora i tassi erano stati alzati di 50 punti base, ma allora la Bce aveva scritto di voler «continuare ad aumentare i tassi di interesse in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi». Una «omissione» che va letta in tandem con un’espressione utilizzata da Lagarde, la quale rispondendo ai giornalisti ha precisato: «L’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento». Secondo molti analisti e investitori, si tratta di due novità che segnalano come da questo momento in poi il rialzo dei tassi potrebbe subire un rallentamento.

Le parole, in politica monetaria, sono quasi tutto, dunque. Lo dimostra un altro passaggio del comunicato finale della Bce che appare come una novità rispetto a tutti gli ultimi comunicati pubblicati dal luglio 2022 a oggi, cioè da quando è iniziata la rapida risalita dei tassi d’interesse nell’Eurozona. Fino a ieri, infatti, l’obiettivo della «stabilità dei prezzi» era sempre stato citato come preminente per Francoforte. Ieri però è stato il momento di una «new entry»: «Il Consiglio direttivo segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati – si legge sempre nel comunicato - ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro». Il riferimento alla «stabilità finanziaria» è arrivato non casualmente a una settimana dal fallimento di Silicon Valley Bank e a due giorni dal crollo in Borsa di Credit Suisse che ha causato perdite a tutti i titoli bancari del continente. Forse non si può parlare ancora di contagio diretto finanziario tra America ed Europa, ma certo abbiamo assistito nelle scorse ore a una prima ondata di panico, frutto – in fondo – del passaggio epocale che stanno vivendo i mercati finanziari occidentali, dall’era del «denaro facile» a quella dei tassi di nuovo in terreno positivo. Che la Bce riesca a facilitare la navigazione degli istituti di credito in questo frangente critico è ancora tutto da dimostrare. Ma a giudicare dalle parole di ieri almeno si comincia a fare strada, in seno all’Eurotower, l’idea che sia finito il tempo del «business as usual».

© RIPRODUZIONE RISERVATA