Ucraina
una chance
per evitare
il precipizio

Una chance per allontanarsi dal precipizio. Russia e Stati Uniti hanno sfruttato il faccia a faccia di Ginevra tra i capi delle due diplomazie, Lavrov e Blinken, per concordare i passi da compiere per chiarire alcune delle incomprensioni tra le Amministrazioni Putin e Biden. Se i russi continuano a chiedere agli occidentali «assicurazioni scritte» sulla propria sicurezza nazionale, gli americani si ostinano a ribadire che numerose delle «linee rosse», tracciate dal Cremlino, sono irricevibili. Lo scontro è anche culturale, filosofico, storico.

Se Mosca rilancia la concezione novecentesca di mondo diviso in sfere di influenze, Washington ripete che ogni Stato è sovrano e decide come meglio crede con chi allearsi in campo internazionale; la posizione geografica dei territori va disgiunta dall’autodeterminazione dei popoli. E poi la prima Guerra fredda ha avuto un esito incontrovertibile.

Il nodo è pure psicologico e giuridico: la Russia non ci sta ad essere declassata dalla Casa Bianca ad avversario «numero tre», spodestata dalla Cina. Inoltre non è vero che i russi siano stati imbrogliati: non esistono documenti o dichiarazioni ufficiali in cui, al tempo del crollo dell’Urss, gli occidentali si siano impegnati a non allargare l’Alleanza atlantica verso Est. Ma allora perché la Russia - superpotenza militare globale, potenza politica su due continenti, leader mondiale in alcuni campi tecnologico-economici - ha bisogno di una tale «assicurazione scritta» sulla propria sicurezza nazionale? È una necessità dell’Amministrazione Putin da mostrare sul fronte interno? E quanto può valere giuridicamente una dichiarazione del genere?

La presente politica muscolare ha provocato danni alla Russia, corteggiata ad inizio secolo dall’Occidente come partner affidabile e Paese alla ricerca di una propria via democratica. I vantaggi economici di tale avvicinamento furono a quel tempo enormi per Mosca. In Europa, oggi invece, intorno a lei si osserva il vuoto. Persino Paesi neutrali, come Svezia e Finlandia, sono ora intenzionati a chiedere l’adesione alla Nato. In sostanza, l’orso si è svegliato di cattivo umore e fa paura ai vicini. Il Cremlino non ha posto obiettivi intermedi in questa partita da cui dipende il futuro di potenza della Russia secondo l’ottica nazionalpatriottica. Deciderà, come al solito, sull’evolversi degli eventi. Biden ha comunque già messo le mani avanti contro possibili furbate, già osservate nella primavera 2014 ad esempio con gli «omini verdi» (unità specializzate federali che agirono in Crimea senza mostrine) o di recente con gli attacchi cibernetici. Il presidente Usa sa bene che i russi giudicano qualsiasi apertura come un segnale di debolezza e hanno interpretato la ritirata di agosto da Kabul come il segnale che l’Occidente può essere sconfitto.

Mosca sta quindi solo prendendo tempo? E perché? Gli americani sono certi che la Russia, a breve, attaccherà l’Ucraina. Cos’altro può incidere su una decisione che potrebbe provocare un bagno di sangue spaventoso? Il tempo atmosferico? In Ucraina meridionale le temperature attuali sono dalla parte di chi difende: tra meno due e più due gradi. Fango, terreno molle. Chi tenta di attraversare i campi si impantanerebbe, figurarsi cosa succederebbe a pesanti carri armati. Se, invece, arrivasse il gelo - perlomeno per una settimana - le cose cambierebbero: il terreno ghiaccerebbe e i campi si trasformerebbero in piste piatte come autostrade. Per averne conferma basta leggere i racconti dei nostri alpini e fanti che, in questi giorni - 79 anni fa - si ritirarono dal Don.

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