Troppe competenze
Una scuola per la sanità

Il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) è una delle attività più complesse che si possano immaginare, dal momento che si articola essenzialmente su quattro attività: la prevenzione, la diagnosi, la terapia e la riabilitazione, sulle quali peraltro influiscono fattori «ambientali» in senso lato, che includono, ad esempio, clima, inquinamento, interessi economici, pubblicità, etc. Le complicazioni dipendono dal fatto che per ottenere l’eccellenza non è sufficiente la sola competenza medica, ma sono indispensabili molte altre attività e competenze, che si devono integrare fra di loro.

Basti ricordare tra le tante l’importanza della chimica, della fisica, dell’informatica e dell’organizzazione nonché dell’informazione, attività e competenze che consentono al Ssn di funzionare in modo adeguato e di essere percepito dalla popolazione come il bene straordinario qual è. Le generazioni recenti non conoscono come era la situazione medica in epoca ante-Ssn e perciò tendono ad osservare solo le cose che non funzionano o che funzionano in modo non ottimale nell’ambito del Ssn. Di tutto ciò la scuola a tutti i livelli, inclusa la scuola di medicina non parla se non sporadicamente del Ssn e soprattutto non aiuta a formare una cultura del Ssn. La stessa presenza del Ssn ha cambiato le responsabilità del medico, degli operatori sanitari e dello stesso ammalato. Se il Ssn è un bene pubblico ed è pagato con i nostri soldi attraverso le tasse, deve essere un interesse generale quello di farlo funzionare al meglio. Il medico non risponde solo al suo paziente, ma deve tener conto che ogni cosa che sbaglia o ogni esame non necessario che prescrive come pure qualsiasi tendenza ad usare una medicina difensiva, non è solo un cattivo esercizio della medicina, ma è un danno - non solo economico ma anche organizzativo - al Ssn.

Allo stesso modo, il paziente che vuole esami e farmaci non necessari non fa solo qualcosa di inutile e quindi potenzialmente dannoso per sé stesso, ma nuoce al bene comune e cioè comporta danni al Ssn, un bene che invece dovrebbe contribuire a proteggere e preservare, perché gli appartiene. Qualcuno potrebbe obiettare che tutto questo dovrebbe essere un compito del Ssn che attraverso i suoi dirigenti ha la possibilità di informare ed educare sia i medici, sia i vari operatori sanitari, sia i cittadini. Il problema è che neppure i dirigenti hanno avuto un’educazione a operare e dirigere un sistema così complesso. Spesso sono dirigenti promossi da interessi politici, altre volte sono dirigenti di imprese che hanno poche relazioni con la sanità o nei casi migliori si sono «auto-formati». Per essere efficiente, il Ssn deve avere la possibilità di formare chi si occupa di finanziare, organizzare e realizzare tutto ciò che ruota intorno alla salute dei singoli e della collettività. Per poter veramente rendere il Ssn un bene comune, la formazione, cioè la scuola, deve essere diffusa. Occorre infatti fare in modo che a tutti i livelli, a partire dall’asilo fino alle scuole superiori si insegni attraverso varie modalità che esiste nel Paese un Ssn, delineandone le caratteristiche, i principi ispiratori e le funzioni. Ogni futuro cittadino fin dalla scuola, attraverso l’educazione civica, deve avere un’idea dei diritti, ma anche dei doveri che lo legano al Ssn. Questo insegnamento può essere anche un’occasione per apprendere quanto la scienza debba permeare il Ssn per fare in modo che in primo luogo le malattie vengano evitate e, quando arrivano, vengano curate attraverso trattamenti e farmaci basati sulla evidenza scientifica della loro efficacia. Particolare attenzione deve essere dedicata al Ssn anche all’interno delle Università; primariamente nelle scuole per i medici e per tutti gli operatori sanitari, ma anche nelle facoltà letterarie, giuridiche, economiche deve essere promosso il concetto che il diritto alla salute si deve sempre accompagnare al dovere di mantenere la propria salute.

Infine, è necessaria la presenza di una Scuola Superiore di Sanità, che nel tempo divenga il motore di tutto il processo di educazione a vivere nel Ssn. Può essere articolata in tre sezioni, al Nord, al Centro, e al Sud e deve avere il compito di formare i dirigenti. Deve divenire un grande onore e un privilegio poter insegnare all’interno della Scuola Superiore di Sanità, dove devono coesistere futuri dirigenti con diversi tipi di formazione. Gli operatori sanitari devono imparare le funzioni del manager ed i manager devono avere conoscenze di tipo sanitario. Dovrebbero essere le persone formate da questa Scuola ad animare il ministero della Salute, gli assessorati regionali, le Asl e le strutture ospedaliere. Tutto ciò è probabilmente utopistico, ma è quanto tutti noi dobbiamo augurarci che avvenga per far sì che alla fine il paziente sia veramente al centro del Ssn.

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