L'Editoriale
Giovedì 16 Gennaio 2025
Tre fronti caldi, il governo sotto esame
ITALIA. Si dice che il Quirinale abbia acceso un faro sul decreto sicurezza a suo tempo approvato alla Camera e tornato di attualità fra le molte proteste dell’opposizione e quelle, previste e prevedibili, di piazza nel momento in cui sarà operativo.
Il Pd Andrea Orlando è pronto a giurare che il testo cui si sta lavorando «prefiguri uno Stato di polizia» e che sia fuori del perimetro costituzionale. E altrettanto aspre sono le critiche del M5S e di AVS. La tesi dell’opposizione è nota: per l’ordine pubblico non servono altre leggi, bastano quelle che già ci sono. Ma i tanti episodi degli ultimi mesi - e che si vanno intensificando - di attacchi alle forze dell’ordine durante le manifestazioni, con numerosi agenti costretti a ricorrere al Pronto soccorso, e nello stesso tempo le iniziative giudiziarie che si aprono a carico di poliziotti e carabinieri, stanno spingendo Meloni e il suo governo a dare una sterzata alla gestione dell’ordine pubblico.
Il ruolo delle Forze dell’ordine
I due casi emblematici di queste settimane sono il maresciallo che spara e uccide un extracomunitario che lo minacciava da vicino e che aveva accoltellato già quattro passanti, e ora si trova indagato per eccesso di legittima difesa; e poi l’inseguimento a Milano da parte dei carabinieri di due giovani ancora extracomunitari che non si erano fermati al posto di blocco e che poi sono caduti nella corsa, col risultato che uno dei due è morto. Soprattutto quest’ultimo episodio ha provocato in tutta Italia manifestazioni spesso violente nel nome di Ramy, il giovane morto, divenuto un simbolo della «repressione poliziesca» di cui parlano i centri sociali, i movimenti pro Pal, le organizzazioni studentesche di estrema sinistra, ecc. Per reagire a tutto ciò il governo insiste per dotare di una sorta di «scudo penale» gli agenti di polizia e i carabinieri evitando che siano automaticamente messi sotto indagine dalla magistratura.
Clima di disordini e violenza
Il centrodestra parla della necessità di combattere quella che considera una strategia preordinata per creare un clima di disordini e di violenza, di pretesti per aizzare la popolazione contro le forze dell’ordine che invece devono essere sostenute e tutelate nel loro lavoro di difesa del cittadino. La sottosegretaria competente, Wanda Ferro, parla apertamente di un tentativo di delegittimare gli organi di polizia da parte di un complesso politico-mediatico-giudiziario che di fatto si identifica con le sinistre extraparlamentari ma anche, in qualche modo, con la sinistra dell’opposizione parlamentare. Che reagisce come abbiamo detto: sostanzialmente preparando nuove barricate in Parlamento e sperando nell’intervento regolatore del presidente della Repubblica. Si sa che in questi giorni il Guardasigilli Carlo Nordio e i suoi uffici sono al lavoro per cercare mediazioni ed evitare che davvero il provvedimento possa essere tacciato di incostituzionalità. Benché Sergio Mattarella non sia aduso ad usare il potere di rinvio di un provvedimento, non è escluso che la cosa possa accadere.
Treni e scuole
Ma non è certo solo questa la polemica che agita la politica. I continui malfunzionamenti della rete ferroviaria stanno mettendo sotto accusa il ministro Matteo Salvini che contrattacca accusando la sinistra di non aver fatto, quando era al governo, gli investimenti necessari per adeguare soprattutto l’Alta velocità alle esigenze del suo sviluppo. Per tutta risposta si prepara una mozione di sfiducia individuale proprio contro Salvini. E come se non bastasse, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato le linee dei nuovi programmi scolastici che prevedono il ritorno del latino alle medie, l’abolizione della geo-storia con il ritorno allo studio separato di storia («senza pregiudiziali ideologiche») e della geografia, il focus sulla cultura italiana e occidentale. Le sinistre parlano di regresso identitario e razzista, accusa che il centrodestra respinge con sdegno.
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