Sui migranti il volto duro dell’Europa «fortezza»

MONDO. Il Consiglio europeo in corso a Bruxelles vede sul tavolo la discussione del problema migranti.

Due i fronti aperti, uno interno, relativo alla gestione dei richiedenti asilo che devono essere assegnati ai Paesi di competenza (in base al Trattato di Dublino), l’altro esterno, che riguarda la gestione dei flussi migratori in entrata in Europa. Non sono temi nuovi, il primo è oggetto di una piattaforma legislativa approvata a maggio ma che deve essere ancora «messa a terra» con una lunga serie di decreti attuativi (e ci vorranno almeno due anni). Il secondo rappresenta il fiume carsico della politica europea, da almeno 15 anni a questa parte.

L’Europa e la gestione delle frontiere

A più riprese l’Unione ha provato a immaginare una gestione comune del controllo delle frontiere. Ma il prezzo da pagare per questa libertà è stato l’esclusione di quella parte di mondo che preme incessantemente per entrare in quella che a molti appare sempre più una fortezza. «Festung Europa», in tedesco, è un concetto diventato popolare durante la Seconda guerra mondiale e che contrapponeva il blocco continentale, impenetrabile, inattaccabile, a quello marino, anglosassone. Nel XXI secolo è diventato un mito della destra . Questa doppia morale dei diritti, a seconda del passaporto che abbiamo in tasca, ha sempre influenzato il discorso politico europeo.

Il «modello» Italia

Ma da un paio d’anni si avverte una decisa sterzata verso un irrigidimento delle frontiere. Tanto che una moderata come la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si è presa la briga di scrivere ai leader dei 27 che l’Europa potrebbe «trarre insegnamento» dalla strategia italiana di esternalizzazione delle domande di asilo in Albania. Una scelta impensabile in Europa fino a pochi anni fa.

Ma d’altro canto, anche un insospettabile come il leader laburista britannico Starmer ha mostrato interessamento per la proposta meloniana.Che non è un caso isolato. In Germania il socialdemocratico Scholz ha riattivato i controlli alle frontiere. In Polonia l’europeista Tusk ha sospeso la possibilità di richiedere asilo. Sono almeno una quindicina i Paesi che hanno sottoscritto la richiesta di Italia, Austria e Danimarca (quest’ultima a guida socialista) per chiedere alla Ue di valutare nuove soluzioni per contrastare l’immigrazione clandestina, compresa l’esternalizzazione delle domande di asilo.

La sterzata dell’Europa sui migranti

Siamo oltre i confini della legalità continentale. Ma l’humus che nutre queste fughe in avanti non è un sentimento nuovo. I fatti di sangue, gravissimi, di Solingen e della Francia (qui protagonisti sono stranieri che non erano stati espulsi dopo che le loro richieste di asilo erano state rifiutate), e le pressioni strumentali di Russia e Bielorussia alle frontiere dell’Europa centrale nel tentativo di sfruttare gli ingressi in massa di profughi afghani come arma di ricatto, restituiscono il giusto contesto al dibattito in corso.

E non è nemmeno una novità il tentativo di affidare ad altri la gestione delle migrazioni, con una quantità spropositata di soldi spesi con Turchia (da qui iniziò tutto, nel marzo 2016), e poi con Tunisia, Egitto, Mauritania, soldi la cui destinazione è spesso incerta, con una grossa parentesi sospesa sul rispetto dei diritti umani.

La novità, semmai, sta nel fatto che questo sentimento ha preso ampia cittadinanza nelle alte

Che fine ha fatto lo spirito del Trattato di Amsterdam?

gerarchie di Bruxelles, tampinate da un’estrema destra che può vantare bottini elettorali senza precedenti. Che fine ha fatto lo spirito del Trattato di Amsterdam, quando i leader europei decisero di «garantire che tale libertà (quella data ai cittadini europei, ndr), che comprende il diritto alla libera circolazione in tutta l’Unione, possa essere goduta in condizioni di sicurezza e di giustizia accessibili a tutti», anche a coloro che «indotti dalle circostanze cercano accesso nel nostro territorio»?

Sembra un altro mondo, invece siamo sempre noi, poco più di 25 anni fa. Stesso continente, una generazione dopo. Sempre più fortezza (ma quanta fragilità dietro quelle mura), sempre meno spazio di libertà.

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