Soluzione politica
per rebus tecnico

Al G20 di Osaka Giuseppe Conte e Giovanni Tria vanno a cercare un accordo che eviti o rinvii la procedura di infrazione messa in cantiere dalla Commissione europea uscente. Portano in valigia carte della Ragioneria generale in cui è scritto che i maggiori risparmi sul reddito di cittadinanza e la cosiddetta quota 100, insieme ai due miliardi messi da parte a dicembre, dovrebbero riportare il deficit alla accettabile soglia del 2-2,1 per cento.

Così stando le cose, non si giustificherebbe l’avvio di una pesante procedura che coinvolgerebbe e isolerebbe il Paese che ha la terza economia dell’Unione, per di più un Paese fondatore dell’Europa unita: mai successo finora. Di fronte alle carte del premier italiano e del suo ministro del Tesoro, i partner dovranno prendere una decisione che sarà soprattutto politica più che tecnica. O meglio: sarà una decisione politica con condizioni tecniche.

Queste ultime sono note: a Bruxelles come a Berlino e a Francoforte vogliono essere rassicurati sul fatto che la prossima legge di Bilancio non conterrà se non in minima parte le ricette di Salvini sulla flat tax e sulle spese in deficit e invece prevederà un piano di privatizzazioni e dismissioni ben più realistico di quello della scorsa manovra che infatti non si è realizzato neanche per un grammo.

A queste condizioni, gli altri Paesi potrebbero accettare almeno di rinviare all’autunno la decisione finale: per quel tempo ci sarà una nuova Commissione che avrà più legittimità di quella uscente di prendere decisioni pesanti.

In questo quadro la Merkel si incaricherebbe di calmare le proteste dei soliti «falchi» del Nord – gli olandesi, i finlandesi, i cosiddetti sovranisti – e dare tempo all’Italia.

In cambio di cosa? Ecco la partita politica che si apre. Da qui a settembre si tratta di decidere quali saranno i vertici europei: il presidente della Commissione, i commissari, il presidente del Consiglio europeo, il presidente del Parlamento europeo, il presidente della Bce.

L’Italia su questo tavolo ha le sue fiches da giocare da una parte o dall’altra e se Conte saprà comportarsi abilmente al tavolo verde, potrebbe portare a casa un suo successo personale: l’allontanamento dell’incubo infrazione che ci metterebbe sotto lo stretto controllo di Bruxelles e ci costringerebbe a misure sicuramente molto impopolari.

E il primo con cui aprire trattative sarà Macron che vuole un tedesco alla Commissione, la Merkel, per impedire che ne vada un altro, il granitico Weidmann, alla Bce al posto di Mario Draghi.

Non si sa cosa ne pensi la Merkel che finora si è sempre schermita (e che oltretutto ormai sembra avere anche qualche problema di salute: ieri si è ripetuto in pubblico il tremore che l’aveva colpita durante la visita a Berlino del premier ucraino) ma di certo non potrà ignorare l’appoggio dell’Italia alla sua tattica, qualunque sia.

Ecco dunque la decisione politica su base tecnica che a Osaka si tenta di mettere in pista. Conte è abile come avvocato, lo abbiamo già visto all’opera, e Tria è credibile agli occhi dei suoi colleghi ministri finanziari.

Ma hanno un punto debole: i Paesi alleati non sanno con esattezza cosa pensino i due consoli del governo Salvini e Di Maio, che continuano a esternare con toni piuttosto bruschi sull’Europa e a fare la voce grossa con gli «euroburocrati» e le loro «letterine». Certo, un conto sono le parole, un conto i fatti e i numeri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA