Servizio sanitario
torniamo alle origini

Il Servizio sanitario nazionale (Snn) è nato con la caratteristica dell’universalità che si basa sul diritto alla salute indipendentemente dalle caratteristiche dell’individuo: uomo o donna, vecchio o giovane, ricco o povero. Tuttavia, gli ideali non durano molto e già nel 1991 scattava la clausola del lavoro non esclusivo, cioè si permetteva ai medici di esercitare una parte del loro lavoro al di fuori del servizio pubblico. In seguito, a partire dal 2013 i medici potevano esercitare un lavoro «privato» purché al di fuori del loro orario di lavoro ospedaliero. Questa possibilità chiamata «intramoenia» (entro le mura) determina la possibilità di un servizio a pagamento all’interno delle strutture pubbliche.

Il medico può utilizzare, ad esempio, le strutture ospedaliere per fare visite private o per far eseguire esami, purché vi sia un contratto e una fatturazione sulla base dei quali si possa poi stabilire quanto deve essere versato al Ssn. Nel caso in cui all’interno dell’ospedale non vi sia una struttura adatta per realizzare l’intramoenia, il medico può usufruire di un ambulatorio privato sempre attraverso adeguato accordo. In questo caso, grazie all’inesauribile fantasia italica, assistiamo in realtà a una forma di intramoenia… extramuraria.

Molti hanno esperienza di questa situazione, perché ciò che capita quando una prenotazione per una visita o un esame richiede di attendere parecchi mesi è facile che qualcuno suggerisca: «Ma basta pagare e si può avere tutto in tempi molto stretti». Se vogliamo guardare il problema in termini quantitativi si può dire che il ricavo dichiarato dell’attività di intramoenia è di circa 1.120 milioni di euro all’anno, dei quali globalmente 881 milioni di euro sono andati ai medici e circa 241 milioni di euro sono stati incassati dal Ssn.

La media degli incassi di un singolo medico dovuti all’intramoenia è di 17.142 euro per anno, con molte differenze regionali, ad esempio 23.736 euro nella Regione Emilia Romagna e solo circa 6.000 euro in Calabria. Se guardiamo a quanti medici esercitano l’intramoenia, si può dire che in media sono quasi il 50 percento, ancora con molte differenze regionali, ad esempio il 63 percento nelle Marche, il 28 percento in Sardegna e solo il 16 percento nella provincia Autonoma di Bolzano. Nel 2016 ancora il 20 percento dei medici esercitava l’intramoenia al di fuori delle strutture pubbliche. Occorre osservare che l’impiego dell’intramoenia è in leggera flessione, probabilmente a causa della crisi economica che è sempre attuale.

Fra le visite mediche quelle più gettonate sono le visite ginecologiche e i conseguenti esami di mammografia ed ecografia mammaria. Quali sono le ragioni che hanno determinato l’esercizio di questa attività privata in forte contraddizione dei principi del Ssn? È difficile rispondere; si possono avanzare varie ipotesi. Anzitutto è molto probabile che, considerando il relativo basso stipendio dei medici ospedalieri rispetto ai loro colleghi stranieri, si sia deciso di permettere un «arrotondamento». Non è certamente una buona politica, anche perché, essendo le somme spese dai pazienti deducibili dalle tasse, potrebbero essere spese in modo diverso.

Se a causa della cancellazione dell’intramoenia lo Stato non perdesse 1.120 milioni di euro deducibili, con questa cifra si potrebbero reclutare circa 18.000 medici, che certamente sarebbero in grado di snellire considerevolmente le liste d’attesa. Si dice anche che in fondo si tratta di fondi che aiutano anche il Ssn. È vero, ma poiché anche in questo caso sono deducibili si tratta solo di un giroconto. Ancora si può dire che in questo modo il paziente può avere una visita dal medico di cui ha fiducia. In realtà, tuttavia, questa non è una possibilità che viene concessa in modo eguale a tutti. Infatti, chi ha molti soldi in fondo non ha bisogno del Servizio sanitario nazionale, ma può rivolgersi a una delle tante (troppe) strutture ospedaliere private. Per il ceto medio, oggi in notevoli difficoltà economiche, l’accesso all’intramoenia è frutto di sacrifici a scapito di altre spese. Per il ceto di basso livello socio-economico l’intramoenia è inaccessibile, ma questo ha un costo per lo Stato, perché i poveri si ammalano di più degli altri.

Infine, un’ultima considerazione, se un medico dopo aver fatto il proprio turno di lavoro continua la sua attività nell’intramoenia, quando studia? In conclusione, è giunto il momento di abolire l’intramoenia per ripristinare gli aurei principi che hanno permeato la nascita del Ssn.

© RIPRODUZIONE RISERVATA