Se soltanto Mattarella s’inchina a quelle bare

Italia. Sergio Mattarella è rimasto in silenzio di fronte alle sessantasette bare ordinate in fila nel palazzetto dello Sport di Crotone e, senza dire una parola ma col viso che parlava da solo, ha lasciato la Calabria salutando brevemente le autorità locali e il vescovo.

Fuori dall’improvvisata camera ardente, la gente urlava: «Giustizia, signor presidente, questo si poteva evitare!». Solo il Capo dello Stato ha ritenuto di dover fare un gesto di omaggio ai poveri afghani venuti a morire a cento metri dalla sabbia della spiaggia di Cutro senza che nessuno li soccorresse se non quando ormai si trattava solo di raccogliere cadaveri e fornire coperte ai superstiti.

Il Quirinale ha fatto sapere che si adopererà per sveltire le lungaggini burocratiche che intralciano il rimpatrio delle salme ma anche la concessione del permesso per i superstiti, genitori che hanno perso i figli, bambini rimasti orfani, fratelli divisi dalla morte. Mentre Mattarella era ancora a Crotone, a poche centinaia di metri dal «Palamilone», la Procura faceva sapere di aver aperto una seconda indagine sui mancati soccorsi affidata ai Carabinieri: perché si mosse la Guardia di Finanza (operazione di polizia con motovedette non adeguate al mare grosso) e non la Guardia Costiera, attrezzata per salvataggi che però devono essere autorizzati dall’alto. E qui si scontrano le responsabilità di due ministeri: gli Interni, retti da Matteo Piantedosi (rinchiusosi volontariamente nel silenzio dopo le parole infelici sulle colpe dei naufraghi) e i Trasporti-Infrastrutture guidati da Salvini.

Del primo le opposizioni in coro chiedono le dimissioni per quello che giudicano una manifesta incapacità; dal secondo si fa discendere una linea politica assai meno disposta a procedere ai salvataggi in mare fin dai tempi del governo Conte 1 (quello giallo-verde in cui Salvini, da ministro dell’Interno con capo di gabinetto Piantedosi, negava i porti d’attracco agli immigrati in contrasto con il grillino Toninelli allora responsabile dei Trasporti e dunque della Guardia Costiera). In sostanza, il Pd (ieri Elly Schlein è andata a Crotone ad omaggiare le salme senza però rilasciare dichiarazioni se non «era doveroso venire qui»), il Movimento 5 Stelle e il Terzo Polo attaccano l’intero governo per la linea politica che accusandolo, da una parte di bloccare l’iniziativa delle ong (sospettate di intendersela segretamente con gli scafisti) dall’altra di limitare i soccorsi da parte delle navi militari. Il governo replica sostenendo che la priorità è bloccare le partenze chiedendo che l’Europa si carichi dell’intera questione senza «lasciare sola l’Italia» come Giorgia Meloni ha scritto nella lettera alla Commissione europea proprio all’indomani della sciagura in Calabria.

Giuste o strumentali che siano le accuse dell’opposizione al governo e alla maggioranza, sta di fatto che l’assenza del governo alla camera ardente è stata davvero stridente (solo Giorgia Meloni era in India per il G20 e l’incontro con il premier Modi). Se Salvini difende la Guardia Costiera ma personalmente si defila dalla questione, toccherà a Piantedosi in solitaria presentarsi prima alla Camera il 7 marzo e il giorno dopo al Senato. Sarà quella l’occasione dello scontro più fragoroso tra la maggioranza e l’ opposizione che ripeterà la richiesta di dimissioni del titolare del Viminale (ma non è detto che non allarghi la richiesta anche a quello delle Infrastrutture, Salvini appunto, proprio perché a lui fanno capo le motovedette della Guardia Costiera). Vedremo cosa farà Fratelli d’Italia, il partito della premier, che fin dal primo momento ha chiesto «chiarezza» con un atteggiamento che non è apparso particolarmente di sostegno all’operato dei due ministri leghisti.

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