Se i giovani spingono lo sguardo più avanti

ITALIA. Il dibattito sorto attorno all’annoso problema della sicurezza in stazione ha fatto emergere con forza la voce degli studenti, alzando il velo sul carattere di una generazione che sui media, almeno quelli tradizionali, ha scarsa o nulla visibilità.

I giovani infatti diventano quasi sempre interessanti solo quando rappresentano un problema. E spesso, della generazione Z, si parla delle fragilità più che delle risorse. Sarà per gli anni di isolamento e lutti da Covid, sarà per un mondo di adulti completamente concentrato sulle proprie paure, fatto sta che la visione che va per la maggiore è quella del teenager chiuso nella propria cameretta, concentrato su canali virtuali e autoreferenziali. Forse per questo, almeno a prima vista, il dibattito innescato dai ragazzi sulla sicurezza in stazione è spiazzante. Prima di tutto perché è stato innescato da loro stessi, con una presa di posizione forte dei rappresentanti di quattro scuole superiori (Mascheroni, Lussana, Secco Suardo e Sarpi). Il punto di partenza è stato molto poco virtuale e molto concreto: via social i ragazzi hanno condiviso tutto il loro disagio nell’attraversare giornalmente la zona della stazione Autolinee e i dintorni.

Non solo presidi interforze

Hanno quindi rivendicato il diritto di raggiungere le loro scuole senza rischiare di essere importunati, o peggio. Hanno puntualizzato che le persone in difficoltà che gravitano intorno alla stazione vengano aiutate, ma ritengono inaccettabile che non si possa aspettare un pullman senza essere insultati o minacciati. A ruota, sono intervenuti i presidi e i genitori. Da lì a pochi giorni il maxi blitz in stazione, e soprattutto, il presidio interforze alle Autolinee. Insomma, ci volevano gli studenti per battere un colpo. Come ha scritto Monica Ravasio del comitato genitori: «Grazie ragazzi e ragazze per chiamarci ad uscire dalla malsana assuefazione a situazioni macroscopiche sotto gli occhi di tanti adulti. Ci interessa, ci siamo». Come a segnare, nel solco di uno slogan che non invecchia, «I care», di don Milani, un’alleanza tra generazioni nel segno di una cittadinanza attiva e responsabile.

Come ha scritto Monica Ravasio del comitato genitori: «Grazie ragazzi e ragazze per chiamarci ad uscire dalla malsana assuefazione a situazioni macroscopiche sotto gli occhi di tanti adulti. Ci interessa, ci siamo». Come a segnare, nel solco di uno slogan che non invecchia, «I care», di don Milani, un’alleanza tra generazioni nel segno di una cittadinanza attiva e responsabile

La stessa, per rimanere sul tema, dimostrata dai cinque studenti che hanno avuto la sensibilità di offrire uno sguardo diverso al problema stazione (ne scriviamo oggi in cronaca). I quattro giovani, che durante l’estate hanno fatto volontariato portando ai senzatetto gli avanzi delle pizze «sbagliate», hanno potuto sperimentare che il popolo della stazione, quando lo guardi negli occhi, fa meno paura. Mettendosi, la notte, al servizio degli emarginati, quelli che magari di giorno si avvicinano per chiedere una sigaretta e poi diventano molesti, i cinque sono riusciti a rovesciare un paradigma oppositivo che per il mondo degli adulti è dato ormai per inscalfibile. Certo, esprimono riserve sull’utilità del maxi blitz (anche se va riconosciuto che l’azione delle forze dell’ordine, anche se nel breve periodo non ha effetti significativi, ha una indubbia funzione deterrente), ma soprattutto invitano a riflettere sul punto di vista di chi si trova dall’altra parte della barricata.

In un libricino-testamento scritto alla fine del secolo scorso, lo scrittore Isaiah Berlin lanciava un invito ai terrestri del XXI secolo: «Per evitare il peggio, dobbiamo arrivare a compromessi, accordi, baratti – scriveva –. Un po’ di libertà in cambio di un po’ di eguaglianza, un po’ di libera espressione individuale in cambio di un po’ di sicurezza, un po’ di giustizia in cambio di un po’ di compassione»

I giovani traino per gli adulti

Ed è bello che questa suggestione sia arrivata dai coetanei di coloro che, con tutte le ragioni del mondo, s’intende, hanno lanciato l’appello per la sicurezza. In un libricino-testamento scritto alla fine del secolo scorso, lo scrittore Isaiah Berlin lanciava un invito ai terrestri del XXI secolo: «Per evitare il peggio, dobbiamo arrivare a compromessi, accordi, baratti – scriveva –. Un po’ di libertà in cambio di un po’ di eguaglianza, un po’ di libera espressione individuale in cambio di un po’ di sicurezza, un po’ di giustizia in cambio di un po’ di compassione». Saggezza stoica, vecchia di duemila anni almeno, ma tremendamente attuale. Qualcuno, chiuso nella sua stanzetta, apparentemente perso nel suo mondo digitale, l’ha già fatta sua.

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