Scontro governo-giudici e in mezzo i servizi segreti: dai veleni nulla di buono

ITALIA. Dal caso Almasri in poi una nebbia sempre più fitta si sta alzando tra i palazzi della politica, come sempre accade quando pezzi dello Stato si mettono a farsi la guerra e, fatalmente, vengono coinvolti anche i servizi segreti.

Solo nelle ultime 24 ore abbiamo visto il Dis, il Dipartimento informazioni sicurezza che coordina i servizi di intelligence e dipende da Palazzo Chigi, denunciare il Procuratore di Roma per rivelazione di segreti riguardanti le indagini che i servizi stavano effettuando sul conto di Gaetano Caputi, capo di Gabinetto della presidente Meloni. Tutte notizie che sono finite sul quotidiano «Domani», motivo per il quale il Dis accusa il Procuratore Lo Voi davanti alla Procura di Perugia. Lo Voi è il Procuratore che, ricevuta una denuncia dell’avvocato Li Gotti per il caso Almasri contro Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano, ha subito mandato un’informazione di garanzia agli interessati con un atto che il magistrato considera «dovuto» e che i politici invece pensano fosse «voluto», insomma un atto ostile. A sua volta Lo Voi e Li Gotti sono stati denunciati da un altro avvocato. Ora, dopo il durissimo video-comunicato di Meloni e le altrettanto dure dichiarazioni di Nordio in aula contro Lo Voi, il Procuratore di Roma si ritrova denunciato, appunto dal Dis, cioè dal Governo. E abbiamo chiuso il cerchio.

L’hackeraggio di informazioni

Ma non basta. Mentre accade tutto ciò, un giornale di Tel Aviv ci ha fatto sapere che un sofisticatissimo sistema di hackeraggio («Graphite») che un’azienda israeliana («Paragon Solutions») vende ai governi per la lotta al terrorismo, in Italia è stata utilizzato per spiare giornalisti e volontari delle ong che si occupano di migranti. Palazzo Chigi si dice estraneo, assicura che si farà chiarezza ma fa anche sapere ufficiosamente che quegli strumenti sono in dotazione anche alle Procure. Nel frattempo l’azienda israeliana interrompe il contratto con l’Italia e le opposizioni fanno notare che ad essere spiati sono solo giornalisti e volontari notoriamente avversari del Governo di centrodestra (il direttore di FanPage Francesco Cancellato, autore di inchieste su Fratelli d’Italia e poi l’ex no-global Luca Casarin, ecc.). Interviene Matteo Salvini - già colpito dalle rivelazioni delle chat interne a Fratelli d’Italia in cui veniva pesantemente insultato - che vede in questa spy-store italo-israeliana «una lotta tra servizi di intelligence che invece di badare all’interesse nazionale si fanno la guerra tra loro». Affermazione che infiamma le opposizioni ma che negli uffici di Meloni proprio non gradiscono. Tant’è che poco dopo una «nota» della Lega ridimensiona le parole del leader: «Sono cose che leggiamo sui giornali».

Il caso Almasri

Insomma, ce n’è abbastanza per avvelenare l’aria: il caso Almasri (peraltro, sembra non l’unico libico malfamato transitato in Italia) sta catalizzando lo scontro politico intorno ad una guerra che vede da una parte il Governo, dall’altra i magistrati e in mezzo - probabilmente un po’ di qua e un po’ di là - i servizi segreti. Una gran confusione da cui non può venire nulla di buono. Come difficilmente può venire qualcosa di buono dal fatto che l’Italia , con la sola compagnia dell’Ungheria di Orban, si sia rifiutata di sottoscrivere la dichiarazione di 71 Paesi che, insieme all’Onu e all’Unione europea, criticano aspramente il decreto emesso da Trump contro la Corte penale internazionale, rea di aver indagato sugli Usa e accusato Netanyahu per la guerra di Gaza. La Corte è la stessa che è in polemica con il Governo perché abbiamo lasciato andare un suo ricercato per reati gravissimi, giustappunto il generale Almasri, una decisione che potrebbe costare all’Italia un procedimento per violazione dei trattati internazionali.

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