L'Editoriale / Bergamo Città
Martedì 11 Febbraio 2020
Sanità pubblica
Stop al declino
Il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) è un bene straordinario e una fonte di salute personale e pubblica, ma gli italiani non se ne rendono conto perché non hanno conosciuto quale era la situazione precedente. Poiché il Ssn è in atto da circa 42 anni, solo relativamente poche persone possono ricordarsi di come si curavano allora le malattie. Prima del 1978 esistevano forme assicurative che valevano solo per chi lavorava e che avevano durate ben definite. Oggi quanti potrebbero curarsi pensando alle centinaia di migliaia di euro che sono necessarie per interventi cardiochirurgici o neurochirurgici o per trapianti d’organo o per pagare le terapie antitumorali?
Certamente solo una frazione molto piccola della popolazione. Se il Ssn è un bene straordinario, dobbiamo cercare il più possibile di conservarlo anche se si deve ammettere con un po’ di tristezza che è in declino. Infatti, il criterio di universalità che sta alla base del Ssn non è più rispettato o per lo meno presenta alcune crepe. L’introduzione del pagamento dei cosiddetti “ticket” - che a volte sono più costosi dell’intero intervento effettuato nelle strutture private - e soprattutto la presenza dell’intramoenia - cioè la possibilità di superare le liste d’attesa pagando lo stesso personale e le stesse attrezzature che manteniamo attraverso il pagamento delle tasse - rappresenta un attentato all’equità d’accesso garantita dall’atto costitutivo del Ssn.
Oggi si spendono circa 115 miliardi di euro all’anno per sostenere il Ssn. Rapportata al prodotto interno lordo (Pil) questa cifra è una delle più basse d’Europa, non perché non garantisca tutti i servizi necessari, ma perché in gran parte i nostri operatori sanitari sono retribuiti meno di quelli degli altri Paesi europei, il che spiega anche il continuo flusso di medici italiani verso Paesi che permettono un migliore stipendio.
Il problema è che – corruzione a parte – spendiamo male le somme disponibili. Ad esempio, spendiamo troppo poco per la prevenzione, una parola che è divenuta obsoleta poiché il mercato della medicina ci ha convinto che possiamo fare ciò che vogliamo, perché in ogni caso abbiamo a disposizione i mezzi per curare le conseguenze di comportamenti inappropriati. Infatti, più del 50 per cento delle malattie non vengono dal cielo, siamo noi che ce le procuriamo attraverso i nostri comportamenti. Tutti sappiamo che cosa dovremmo fare ma poi ci comportiamo in modo diverso. Fumo, alcol, droghe sono i subdoli nemici della nostra salute, ma si continua a utilizzarli a partire da un’età sempre più giovanile. Per ragioni elettorali non si aumentano i prezzi delle sigarette che in Italia sono circa la metà di quelli praticati in Inghilterra.
L’alimentazione è un altro problema. Eravamo il Paese con un’alimentazione ritenuta ideale, la dieta mediterranea, e abbiamo deviato con il risultato di avere un tasso di sovrappeso e obesità in continuo aumento, il che rappresenta una causa per l’aumento, fra l’altro, di diabete, insufficienza cardiaca e tumori. L’alimentazione deve essere caratterizzata da varietà: si deve mangiare di tutto, ma con moderazione. Limitare la quantità di calorie, la cosiddetta contrazione calorica, è un fattore positivo per la longevità. L’esercizio fisico – non necessariamente in palestra – ovviamente è importante se fatto in modo costante, non solo nel weekend; anche mantenere il cervello allenato attraverso studio, relazioni, passione per il proprio lavoro fa parte della prevenzione; come lo stesso dicasi per una sufficiente durata del sonno.
Questo è l’insieme delle cose, molto semplici, che tutti dovrebbero fare. Dobbiamo però essere aiutati. E qui è importante il compito di chi ci governa, che ha il dovere ad esempio di fare in modo che siano disponibili campi sportivi per i giovani, che l’aria sia meno inquinata, che la pubblicità non sia menzognera e non ci guidi in senso contrario alle buone regole della prevenzione. È giusto proclamare il nostro diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, ma ogni diritto si accompagna a doveri. E’ perciò nostro dovere mantenere la salute. Ciò è tanto più necessario considerando che il mantenere la salute, attraverso le regole della prevenzione non comporta un vantaggio solo personale, ma anche per la collettività e ciò a maggior ragione per l’esistenza del Ssn. Tutto quanto facciamo per mantenere la salute risparmia interventi medici che possono essere meglio utilizzati e soprattutto mette a disposizione risorse che rendono più efficiente il Ssn, garantendo così più possibilità di ricovero ospedaliero, meno liste d’attesa e maggiore disponibilità di farmaci innovativi. Fermare il declino del Ssn dipende anche dai nostri comportamenti e la prevenzione in tutte le sue forme è un intervento di primaria importanza.
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