San Francesco, la difesa del Creato è attuale

MONDO. San Francesco d’Assisi, il santo più famoso d’Italia (non a caso patrono del Belpaese) rappresenta una figura cardine per il pensiero di Papa Francesco, soprattutto quando si parla di ambiente e di ecologia integrale.

Fin dal suo insediamento, il pontefice ha voluto richiamarsi esplicitamente al poverello di Assisi scegliendo il suo nome, un gesto che si è rivelato essere non solo un omaggio, ma una dichiarazione di intenti, quasi un sigillo apostolico. Bergoglio vede nel poverello di Assisi il simbolo di un rapporto armonioso con il Creato, quell’idea di fratellanza universale che travalica le barriere tra esseri umani, animali, e natura. Questa visione emerge chiaramente nell’enciclica «Laudato si’», che prende spunto dal Cantico delle Creature del santo umbro, un inno alla bellezza e alla sacralità della terra. «Fratello sole, sorella luna, sorella acqua», canta San Francesco, esprimendo quell’intima connessione tra uomo e natura che per il pontefice moderno è diventata una guida indispensabile in un’epoca di crisi ecologica.

«Fratello sole, sorella luna, sorella acqua», canta San Francesco, esprimendo quell’intima connessione tra uomo e natura che per il pontefice moderno è diventata una guida indispensabile in un’epoca di crisi ecologica

Va sempre tenuta presente questa differenza: la cura del Creato è in rapporto alla cura dell’uomo. La desertificazione del continente, il riscaldamento globale, cause peraltro delle migrazioni, produce conseguenze negative soprattutto per l’uomo, creatura prediletta e centro di tutto. Proteggere il Creato è innanzitutto protezione della dignità umana. Ascoltare il «grido della terra» rappresenta un approccio che abbraccia non solo le questioni ambientali, ma anche la giustizia sociale, la pace, e la dignità umana.

Il Papa e l’ambiente

Le ultime dichiarazioni di Papa Francesco sull’ambiente, in particolare in occasione del Sinodo, confermano questa linea. Nel suo discorso all’Udienza generale di fine settembre, il pontefice ha espresso profonda preoccupazione per l’impatto devastante delle attività umane sull’ecosistema. «Il Creato geme» ha affermato, sottolineando come l’umanità abbia violato quel delicato equilibrio che San Francesco aveva esaltato con la sua vita di povertà e rispetto per tutte le creature viventi. «La nostra casa comune è malata, e noi siamo chiamati a guarirla», ha aggiunto, in un appello accorato rivolto non solo ai cattolici, ma all’intera comunità globale.

Il richiamo all’enciclica «Laudato si’» resta un punto fermo nel magistero di Francesco, ma negli ultimi mesi il Papa è andato oltre, proponendo un nuovo documento che affronterà l’evoluzione della crisi climatica e l’urgenza di una conversione ecologica profonda

Il richiamo all’enciclica «Laudato si’» resta un punto fermo nel magistero di Francesco, ma negli ultimi mesi il Papa è andato oltre, proponendo un nuovo documento che affronterà l’evoluzione della crisi climatica e l’urgenza di una conversione ecologica profonda. «Non basta più solo cambiare alcune abitudini» ha ribadito in una delle sue più recenti interviste, «serve una rivoluzione culturale che parta da un nuovo modo di vedere il mondo e la nostra responsabilità come custodi del creato».

I vulnerabili

Papa Francesco ha sottolineato come la crisi climatica colpisca in modo sproporzionato i più vulnerabili, in particolare i Paesi poveri e le comunità emarginate, un tema che si intreccia con la sua visione di un’economia al servizio dell’uomo e non viceversa. «Non si può più parlare di difesa dell’ambiente senza parlare anche di giustizia sociale», ha affermato durante una recente conferenza, invitando i leader mondiali a prendere decisioni coraggiose e a promuovere un’economia che metta al centro la persona umana e il bene comune.

In conclusione, Papa Francesco ci invita a guardare a San Francesco non come a una figura del passato, ma come a un compagno di strada nel nostro impegno per salvaguardare il Creato. Le sue ultime dichiarazioni sulla necessità di un’azione immediata contro la crisi climatica si inscrivono perfettamente in questo percorso di conversione ecologica. Perché, come ci ricorda il pontefice, «se non cambiamo rotta, mettiamo a rischio il futuro della nostra casa comune e di tutta l’umanità».

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